UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA IN FILOSOFIA

TESI DI LAUREA
IN STORIA DELLA FILOSOFIA

HERBERT MARCUSE:
DALLA RIVOLUZIONE ALL’UTOPIA

Relatore:
Chiar.mo Prof. COSTANTINO ESPOSITO
Correlatore:
Chiar.mo Prof. FRANCESCO M. FISTETTI

Laureando FABIO FINO

ANNO ACCADEMICO 1997 - 98

To: Unpublished Papers page of the Official Herbert Marcuse website,
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Ringrazio

Introduzione
[pag. 1 of original thesis; web version prints on ca. 75 pages]

Capitolo I

1.1 Marcuse ed il suo tempo pag. 5

1.2 La scuola di Francoforte pag. 16

1.3 Heidegger ed il giovane Marcuse pag. 27

1.4 Da Friburgo all’esilio pag. 44

Capitolo II

2.1 a) La critica al nazismo
pag. 69

2.1 b) La nuova interpretazione del pensiero hegeliano pag. 109

2.2 Freud e la tecnologia come strumento di condizionamento pag. 126

2.3 La critica alla società occidentale ed al marxismo sovietico pag. 137

Capitolo III

3.1 La liberazione dalla società opulenta pag. 149

3.2 Arte, rivoluzione pag. 166

Conclusioni
pag. 184

Bibliografia
pag. 187
Opera di Marcuse
a) Sulla Scuola di Francoforte
b) Marcuse e sa sua opera
c) Altra letteratura critica

Notes
[456 total]

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of

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Ringrazio:

i miei per aver finanziato l�impresa;
l�Innominabile per non aver (nonostante tutto) portato, nel corso della stesura di questo lavoro, pi� sfiga del dovuto;
Luigi P. per i testi prestati;
Bonaria �Bonnie� B. per il carteggio Marcuse � L�with;
Tonio B. per avermi permesso di saccheggiargli la libreria;
Cristina de V. per avermi tirato su il morale;
Claudio C. per le chiacchiere, la compagnia, i tarallucci e� tutto il resto;
Alberto G. per avermi introdotto all�uso del computer;
Stefania L. per il testo di Dostoevskij;
Ruben R. per i �salvataggi� informatici.

�ancora, Grazie!

Introduzione (back to top)

XI. I filosofi hanno soltanto
diversamente interpretato il mondo;
si tratta di trasformarlo.
(K. Marx, Tesi su Feuerbach)

Il mio incontro con l�opera di Herbert Marcuse � stato assolutamente casuale, ma per la mia attivit� nell�Universit� era � evidentemente � un passo pi� o meno obbligato, che era nelle cose stesse che stavo facendo.

Il primo libro del Nostro che ho letto � stato L�uomo ad una dimensione, del quale mi ha colpito la totale mancanza di fiducia nel futuro. In realt�, l�, un filo di speranza Marcuse lo ha ancora, ed emerge attraverso le parole di Benjamin che cita alla fine del libro, ma mi � parso allora � e dello stesso parere sono ancora oggi � sia una speranza dettata dalla disperazione: Marcuse ha sempre ammesso (ed in questo vi ho visto una affinit�) di non essere un ottimista, ma ha avuto il coraggio di credere � con la forza della disperazione � in un futuro ed in una societ� migliore che gli uomini stessi potrebbero costruire con le loro mani, se lo volessero.

Fabrizio De Andr� ha in una intervista affermato che "Un uomo senza sogni, senza utopie, sarebbe un mostruoso animale, un cinghiale laureato in matematica pura": Marcuse ha avuto il coraggio di credere in una utopia, in un sogno che � per quanto bellissimo � per i pi� rimane una idea balzana. Questa � la ragione per la quale, dopo aver improvvisamente raggiunto la notoriet� tra la fine degli anni sessanta e la met� degli anni settanta in coincidenza con l�esplodere della contestazione studentesca e la moda della militanza politica a sinistra, � stato messo da parte e dimenticato come un vecchio residuato ideologico dell�et� della guerra fredda.

Penso che per Marcuse questa utopia sia la meta cui tenda tutta la sua opera. La tesi di fondo di questo lavoro � che l�intera opera di Marcuse graviti attorno alla marxiana undecima Tesi su Feuerbach. Il suo lavoro prende le mosse dalla situazione tedesca della fine del primo conflitto mondiale, nella Germania percorsa da fermenti rivoluzionari. La sua prima produzione filosofica risente di questi fermenti rivoluzionari, esprime la volont� di trasformare immediatamente in senso rivoluzionario la societ�. L�avvento del nazifascismo induce Marcuse, che ha sempre mantenuto nel corso della sua vita l�impegno politico, a studiare sia le cause dell�affermarsi politico di quel regime sia le modalit� con le quali esso domina la societ�.

Tali analisi costituiranno il modello, di cui si servir� il Nostro, per interpretare il mondo della guerra fredda. Un mondo nel quale l�equilibrio del terrore garantiva � quasi a rimarcare la correttezza del vecchio detto latino �si vis pace, para bellum� � la pace, perpetua o supposta tale.

Marcuse il pessimista aveva capito � subito dopo la fine della seconda guerra mondiale � che quell�equilibrio sarebbe durato a lungo, ma aveva mantenuta una flebile speranza di cambiamento, che via via pare (se non spegnersi) allontanarsi infinitamente.

Seguiremo l�emergere della problematica rivoluzionaria nell�opera dell�Autore a partire dagli anni venti, lo vedremo confrontarsi con Hegel e con il pensiero del suo maestro Heidegger � il quale influenz� notevolmente la prima interpretazione che il Nostro diede dell�opera di Hegel.

Vedremo poi � nel secondo capitolo � l�Autore confrontarsi criticamente con il nazismo prima e con la societ� occidentale e quella sovietica pi� tardi, intuire il potenziale rivoluzionario della tecnologia e doverne constatare l�uso repressivo ed infine approdare (nell�ultimo capitolo) all�utopia della liberazione dalla societ� opulenta.

Emerge la figura di un filosofo politico, che � stato capace di concepire l�intero mondo come sua polis, e che ha cercato di occuparsi di essa.

CAPITOLO PRIMO
� 1.1 Marcuse ed il suo tempo
(back to top)

Nato nel quartiere signorile di Charlottenburg, a Berlino, il 18 luglio 1898 da una famiglia di ebrei assimilati[1], Herbert Marcuse era il figlio primogenito di Carl Marcuse � un industriale tessile � e di Gertrud Kreslawsky[2]. L�educazione gli fu impartita seguendo una caratteristica comune alla cultura borghese del tempo: i concetti civili, umanistici e religiosi delle culture prussiana ed ebraica gli furono presentati nella loro forma �ufficiale�, purificati dai loro contenuti sovversivi o trascendentali, che sarebbero tornati con forza alla luce solo pi� in avanti, nel corso della sua vita[3]. Dopo aver frequentato il liceo � periodo nel quale venne attratto dai

"writers of the French avant-garde (expecially Gide), the esoteric works of Stefan George and his circle, and the early novels and stories of Thomas Mann and especially Heinrich Mann"[4]

- conseguita la maturit� fu chiamato a prestare servizio militare e distaccato presso Potsdam, lontano dal fronte, per disturbi alla vista.

Lo scoppio della prima guerra mondiale segn� la fine e dell�impero degli Hohenzollern e della seconda Internazionale. Di fatto, il periodo compreso fra il 1889 ed il 1914 (periodo nel quale nasce, si sviluppa e �muore� la seconda Internazionale), coincide perfettamente proprio con l�et� dell�espansionismo coloniale tedesco: la crisi che determina la rottura all�interno del congresso di Stoccarda del 1907 fra i socialimperialisti (i cui rappresentanti erano Bebel e von Vollmar, �ispirati� da Bernstein)[5] ed gruppo il capeggiato da Lenin, da Herv� e dalla Luxemburg riflette pienamente i problemi che l�espansionismo colonialista poneva da tempo al movimento socialista, che da tempo aveva adottato le linee strategiche �attendiste� (Kautsky) ed in genere �riformiste� (Bernstein)[6] pienamente subalterne alle politiche di potenza degli stati colonialisti; ma fu soltanto con lo scoppio della guerra che questa rottura interna venne drammaticamente alla luce: contravvenendo alla mozione (presentata al congresso di Basilea del 1912) che imponeva ai partiti aderenti all�Internazionale di adoperarsi in favore della pace, il partito socialdemocratico tedesco si assunse �l�onore� di rompere l�unit� dell�Internazionale, votando a favore dei crediti di guerra. L�esempio fu seguito a ruota dagli altri partiti socialisti europei: era la fine dell�Internazionale, nella quale sino all�ultimo si era riconosciuta e si era criticata la guerra per quello che era in realt� (un conflitto fra potenze imperialiste per una nuova spartizione del dominio sul mondo)[7] ma nella quale era stato impossibile superare le divisioni fra gli stati nazionali, praticare l�internazionalismo[8].

Allo scoppio della guerra Marcuse era ancora studente ma per le esigenze belliche venne arruolato nel 1916; conseguita la maturit� venne inviato nelle retrovie e vi rimase per disturbi alla vista[9]. Fu soltanto fra il 1917 ed il 1918 che Marcuse si impegn� politicamente: entr� a far parte (nel 1917) � come membro passivo � dell�SPD (il Partito Socialdemocratico Tedesco) che, dopo aver votato, all�unanimit�, nel 1914 a favore dei crediti di guerra (Karl Liebknecht ammise poi di aver sbagliato)[10], sub� una scissione � ma continu� a votare con il governo a favore dei crediti di guerra fino quasi alla fine del conflitto, tanto da votare nel gennaio del 1917 a favore della guerra con i sommergibili, salvo poi pronunciarsi, nel luglio dello stesso anno, a favore degli accordi di pace.

Cos� come nei primi mesi dallo scoppio della guerra e nell�aprile del �17, subito dopo la presa del potere dei bolscevichi in Russia, in Germania vi fu una ondata di scioperi che

"dimostrarono in modo sempre pi� univoco che, malgrado l�energico sostegno fornito alla guerra dai dirigenti dell�MSP e dai sindacati, gli operai erano ormai contrari alla sua prosecuzione"[11].

Gli eventi si susseguirono con rapidit�: dalla campagna pacifista avviata dai leaders spartachisti (molti dei quali per questo vennero incarcerati) e dagli scioperi che nel 1918 videro insieme operai, soldati, marinai, nacquero � seguendo l�esempio della rivoluzione russa � i �consigli di operai e soldati�; a causa dell�insurrezione dei marinai della base di Kiel (28 ottobre 1918), dovuta alla sconfitta militare, il Kaiser abdic� (9 novembre) e nello stesso giorno fu proclamata la Repubblica[12].

Marcuse, ancora sottoposto alla ferma militare, fu eletto nel consiglio dei soldati di Berlino - Reinichendorf. Dur� poco: egli ne usc� "poco dopo, quando si cominci� ad includervi indiscriminatamente gli ex ufficiali"[13]. L�ingresso di ufficiali legati all�impero guglielmino nei consigli rivoluzionari era il diretto frutto della politica condotta dall�SPD di Friedrich Ebert e Gustav Noske; Ebert (che venne nominato cancelliere del regno direttamente da Guglielmo II Hohenzollern a poche ore dalla sua abdicazione[14]) si era alleato con la vecchia borghesia e con l�esercito "attraverso accordi presi con il generale Groener, rappresentante dello stato maggiore"[15].

Nei primi mesi del 1919 in seguito alla rivolta berlinese degli spartachisti, che avevano assunto la testa del movimento rivoluzionario nell�intera Germania, i �corpi franchi� � corpi di volontari composti in maggioranza da ufficiali guglielmini controrivoluzionari � su mandato del ministro socialdemocratico Noske repressero nel sangue ogni sollevazione rivoluzionaria di soldati ed operai, assassinando sia Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (che erano a capo degli spartachisti, ma che avevano condannato l�azione rivoluzionaria in quanto prematura), che Kurt Eisner � presidente del consiglio della Repubblica Socialista Bavarese, la cui politica Marcuse ammirava[16] � infine, nel marzo dello stesso anno

"when the final, disperate rising of the opposition left 1,200 dead in the streets of Berlin, he had already quit the Party in disgust"[17].

Nel 1971, commentando gli avvenimenti di allora, disse di aver "assistito a Berlino alla repressione della rivoluzione: in parte fu repressione, in parte tradimento"[18].

Mentre prestava servizio militare a Potsdam, aveva avuto l�autorizzazione a frequentare le lezioni all�Universit� di Berlino, cui si iscrisse dopo essere stato congedato, nel 1918. L� segu� i corsi di germanistica e di letteratura moderna tedesca � come fondamentali �, di filosofia ed economia politica � come discipline ausiliarie[19].

Da Berlino si trasfer� poi a Friburgo, dove si laure� nel 1922 con una tesi sul �romanzo dell�artista nella letteratura tedesca�, lavoro che risentiva degli influssi di Luk�cs ed Hegel.

Sposatosi e tornato a Berlino, ebbe dal padre "un appartamento ed una quota di partecipazione in una impresa di libri e di antiquariato"[20]. Pur vivendo in maniera precaria (la sua rivista espressionista �Der Dreideck� era praticamente diffusa solo negli ambienti della sinistra militante), studiava privatamente Marx, Freud, la fenomenologia e la Gestalt[21].

La lettura di Essere e Tempo di Heidegger lo entusiasm� a tal punto da indurlo a trasferirsi � nel 1928 � con moglie e figlio a Friburgo per studiare e lavorare con Heidegger, che aveva preso il posto di Husserl (presso il quale Marcuse aveva studiato alcuni anni prima).

Il suo entusiasmo per Heidegger non dur� a lungo: "i rapporti fra i due si fecero tesi; senza dubbio alla base di ci� c�erano le divergenze politiche"[22] fra maestro ed allievo. Sin dall�inizio, infatti, Marcuse aveva cercato di coniugare la fenomenologia � ed in particolare il pensiero heideggeriano � con il marxismo, precorrendo quindi chi (come Sartre e Merleau-Ponty) tenter� lo stesso tipo di operazione venti anni dopo.

A freddare definitivamente gli entusiasmi di Marcuse per Heidegger era stata la pubblicazione, avvenuta nel 1932, dei Manoscritti economico-filosofici di Marx. Del resto, del suo maestro aveva sempre criticato la poca concretezza, la scarsa attenzione che questi riservava alla vita ed ai problemi del singolo, reale, concreto individuo storico; ma l�allontanamento da Heidegger era iniziato tempo addietro, con la scoperta di Hegel e Dilthey.

La pubblicazione (nel 1932) de L�ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della fenomenicit�, lavoro con il quale Marcuse aveva pensato di conseguire la libera docenza con Heidegger � e che risulta essere fortemente influenzato dal suo maestro � segn� il distacco fra i due. Non avendo pi� prospettive a Friburgo, Marcuse lasci� la citt�. Fu Husserl ad aiutare Marcuse, raccomandandolo a Kurt Riezler, economo dell�Universit� di Francoforte ed amico sia di Max Horkheimer che di Heidegger[23] - il quale "never read the Habilitationschrift on Hegels Ontologie"[24]. Ma se il suo lavoro non fu (mai) letto dal suo maestro, esso lo fu altrove.

Theodor Wiesengrund Adorno, nel recensirlo sul secondo numero della Zeitschrift f�r Sozialforschung (la rivista dell�Istituto di Francoforte), rilev� come Marcuse si fosse allontanato da Heidegger, pur rimanendone fortemente influenzato.

Leo L�wenthal venne allora incaricato da Max Horkheimer di incontrare Marcuse, a Francoforte, dopo che,

"nel 1931, Horkheimer aveva mostrato scarsa propensione ad accogliere all�Istituto �un allievo di Heidegger raccomandato da Riezler�"[25].

Marcuse venne accolto nell�Istituto nel 1933 e subito inviato alla sua filiale di Ginevra, aperta da poco.

� 1.2 La scuola di Francoforte (back to top)

L�idea di fondare un Istituto che si occupasse di studiare problematiche sociali ed avente un forte taglio marxista venne a Felix Weil. Egli, figlio di un mercante di grano ebreo tedesco-meridionale che aveva fatto fortuna in Argentina, aveva avuto questa idea nel 1922[26]. La sua tesi di laurea, inerente i problemi del socialismo, venne pubblicata da Karl Korsch in una collana curata dallo stesso Korsch.

Fu proprio assieme a questi che Weil organizz� una �settimana di studi marxisti� ad Ilmenau[27] cui parteciparono (fra gli altri) Luk�cs, Wittfogel, Gumperz e Pollock; non fu in seguito organizzata una iniziativa analoga perch� Weil � proprio nel corso di quell�iniziativa � progett� la fondazione di un Istituto che avrebbe dovuto fornire contributi teorici al marxismo. Hermann Weil, padre di Felix, fu convinto a compiere "una donazione che rendeva 120000 marchi l�anno"[28] a favore dell�appena costituito Istituto, che avvi� subito contatti con l�Universit� di Francoforte per avere un immediato riconoscimento istituzionale ufficiale.

L�idea di chiamarlo �Istituto per il marxismo� venne immediatamente scartata perch�, sebbene fosse perfettamente rispondente alle intenzioni originali ed alla ideologia cui si riferivano i suoi fondatori[29], parve loro essere eccessivamente provocatoria � si ricorse pertanto alla definizione �Istituto per la ricerca sociale�, il cui primo direttore fu Kurt Albert Gerlach che sfortunatamente si spense a soli trentasei anni nel 1922. A succedergli fu chiamato un docente universitario viennese, Carl Gr�nberg, che dal 1910 era editore dell�Archivio di storia del socialismo e del movimento operaio.

L�Istituto � che sebbene fosse stato ufficialmente aperto il 3 febbraio 1923[30] venne ufficialmente inaugurato il 22 giugno 1924 � era stato creato avendo per modello l�Istituto Marx-Engels di Mosca[31]. La speranza di Felix Weil riguardo questa sua creatura era di poterlo "donare un giorno ad un vittorioso Stato tedesco dei Consigli"[32].

Gr�nberg nel 1929 venne collocato a riposo ma avrebbe dovuto mantenere la carica di direttore dell�Istituto fino al 1932: per gli accordi presi con l�Universit� di Francoforte e con il ministero, il direttore dell�Istituto doveva essere un docente ordinario. Weil, per�, non aveva intenzione di far assumere la carica ad un docente �esterno� (come era accaduto con Gerlach e Gr�nberg) ma direttamente ad uno dei suoi fondatori[33]. Occupandosi Pollock da qualche tempo del settore economico dell�Istituto ed avendo Weil rinunciato alla cattedra per non essere accusato di essersela comprata, solo Horkheimer avrebbe potuto assumere la carica di direttore. Ed infatti questi venne nominato, nel 1930, docente ordinario di filosofia sociale e nel gennaio del 1931 assunse ufficialmente la direzione dell�Istituto � dopo averla mantenuta come reggente per quasi un anno, a causa delle pessime condizioni di salute dello stesso Gr�nberg.

Il cambiamento, rispetto all�impostazione che era stata data dal suo predecessore fu subito evidente nel discorso che tenne nel corso della cerimonia in cui assunse la carica: l�Istituto smetteva di presentarsi all�esterno come luogo esclusivamente teso alla formazione di qualificatissimi interpreti del pensiero marxiano � non � affatto casuale che la gran parte dei membri della prima generazione dell�Istituto francofortese avesse militato, avuto legami assai stretti o simpatie pi� o meno dichiarate per la sinistra radicale � ma cercasse ora di studiare e di calarsi all�interno della realt� in cui si trovava, tenendo cos� fede al suo proprio nome di �Istituto per la ricerca sociale�.

Implicitamente, lo sviluppo del programma di ricerca interdisciplinare proposto ed avviato da Horkheimer significava l�abbandono delle posizioni precedentemente assunte dall�Istituto e prefigurava tutta una serie di separazioni con i vari membri dell�Istituto francofortese: probabilmente Horkheimer aveva intuito che la situazione politica tedesca non consentiva pi� di pensare (e puntare) alla possibilit� di realizzare la rivoluzione, in Germania cos� come nel resto d�Europa, perch� erano venute a mancarne le condizioni. Ad un osservatore attento non poteva sfuggire il fatto che la repubblica di Weimar stava vivendo i suoi ultimi (ma splendidi) giorni. All�interno dell�Istituto continuarono ad essere accolti studenti e docenti di ispirazione marxista � in questo Horkheimer non si differenzi� dai suoi predecessori � ma nessuno dei membri dell�Istituto, a partire dalla fine degli anni venti svolse pi� attivit� politica; l�Istituto stesso fece di tutto per non essere identificato con una scuola di partito o con un particolare soggetto politico[34]. Weil fu il primo, nell�Istituto, a disimpegnarsi[35] dal nuovo indirizzo inaugurato da Horkheimer, il quale � nel corso della cerimonia nella quale gli venne conferita la carica di direttore dell�Istituto � annunci� che in seguito sarebbe stato avviato uno studio interdisciplinare degli atteggiamenti di operai ed impiegati, studio da realizzare anche con l�ausilio di statistiche[36]. Sempre nella stessa occasione, Horkheimer annunci� l�apertura di una sede dell�Istituto, distaccata a Ginevra.

Mentre Pollock fu inviato a Ginevra ad organizzare la nuova sede, la Societ� per la ricerca sociale � che si occupava di gestire le finanze dell�Istituto � trasfer� parte dei fondi in Olanda: l�apertura di sedi estere dell�Istituto francofortese avrebbe garantito ai suoi membri di poter rifugiarsi all�estero, dato che le tendenze razziste dei nazisti stava facendo proseliti e che il loro peso politico era in continua crescita.

Gi� dal 1920, a pochi anni dalla sua proclamazione, la repubblica di Weimar aveva mostrato i segni iniziali della propria decadenza.

Le spinte rivoluzionarie del KPD (il Partito comunista tedesco) avevano giustificato le spietate repressioni e gli omicidi politici commessi in quegli anni dai �corpi franchi� e dagli estremisti di destra con la complicit�, la connivenza ed il tacito assenso dei socialdemocratici, che degli oligarchi del periodo guglielmino erano alleati[37]. L�esercito stesso � i cui ufficiali erano controrivoluzionari, pi� fedeli al Kaiser che alla Repubblica � era inaffidabile. Fra il 13 ed il 16 marzo 1920, infatti, Wolfgang Kapp si diresse alla testa dei suoi �corpi franchi� su Berlino, mentre Hans von Seeckt � il comandante militare della citt� � si rifiut� di fermarlo. A farlo furono i funzionari dell�amministrazione civile e gli operai, entrati in sciopero[38]. Il governo di Weimar anzich� punire i golpisti invi� l�esercito a reprimere gli operai insorti in difesa della Repubblica. Ci� non fece altro che legittimare quegli estremisti di destra che assassinavano, certi della propria impunibilit�, esponenti politici dei partiti democratici, cattolici e socialisti � in breve divenne chiaro che i socialdemocratici, a furia di parlare della rivoluzione non solo avevano smesso di crederci ma erano diventati soprattutto i pi� efficaci cani da guardia degli interessi dei padroni[39].

Ancora, fu sempre nel 1920 che venne fondato l�NSDAP (partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi) � anch�esso, come le altre forze politiche di destra, sosteneva che la responsabilit� della sconfitta nella �grande guerra� era da attribuirsi alla sinistra, agli ebrei ed ai pacifisti: l�esercito, pertanto, era ritenuto esente da colpe[40].

Nelle elezioni per il rinnovo del Reichstag del 1920 la sinistra, complessivamente considerata, ebbe una notevole flessione[41], determinata anche dall�atteggiamento antioperaio assunto dai socialdemocratici: fu il primo governo con l�SPD all�opposizione, "il primo governo totalmente borghese della repubblica"[42]. L�evidente incapacit� di certa parte della sinistra tedesca di elaborare programmi e di fare politica in modo proprio, non subalterno a quello della destra, condusse nel 1925 alla elezione del monarchico maresciallo von Hindenburg alla presidenza della Repubblica: tanto l�SPD quanto il KPD furono incapaci di presentare dei candidati validi da opporgli (l�SPD alla seconda tornata ritir� addirittura il proprio candidato, a favore dell�ex cancelliere e leader della destra cattolica � il cui cognome, ironia della sorte, era Marx)[43], neppure riuscirono ad individuare un candidato comune.

Soltanto la grande partecipazione al referendum (boicottato dalle destre) per l�esproprio dei beni delle ex case regnanti riusc� a ridare fiato alla sinistra, che riusc� a vincere le successive elezioni del 1928.

Fra il 1928 ed il 1933 vi furono ben cinque consultazioni elettorali nelle quali l�NSDAP vide progressivamente crescere la propria rappresentanza parlamentare.

Nel 1930 cadde la coalizione guidata dai socialdemocratici. Hindenburg, consigliato dai militari, affid� il governo ad Heinrich Br�ning, leader del partito del Zentrum. Il suo programma accontentava soltanto i conservatori: attaccato tanto dai socialdemocratici e dai comunisti da un lato quanto dai nazisti dall�altro, govern� a lungo attraverso la legislazione di emergenza e costretto, infine, ad elezioni anticipate le perse � crebbero NSDAP e KPD � ma alleatosi all�SPD rimase al governo[44].

Nella primavera del 1932 vi fu il rinnovo della carica di Presidente della Repubblica; candidati di maggior spicco erano Hitler per la destra � il quale l�11 ottobre del 1931 presso Harzburg, nel corso di un raduno della destra parlamentare e non, venne riconosciuto come proprio punto di riferimento dalla media ed alta borghesia[45] - ed Hindenburg, il quale � nonostante la sua nota e conclamata �simpatia� per la destra � divenne il candidato del centro e dei socialdemocratici, che cercavano in tal modo di contrastare la progressiva influenza dei nazisti sugli industriali[46]. Hindenburg fu rieletto, ma il prezzo da pagare fu la fine della democrazia: nel giro di pochi mesi vennero sciolte e poi ricostituite (rispettivamente il 13 aprile ed il 16 giugno) per decreto presidenziale le SA e le SS � l�estate del �32 venne insanguinata dagli scontri dei nazisti contro i comunisti ed i socialisti[47] - e dimissionati prima Br�ning[48], poi il barone von Papen[49], protetto del generale Schleicher, il quale gli subentr�, il quale gli subentr� come cancelliere ma � avendo presentato una lista di ministri pressoch� identica al gabinetto precedente � non ebbe la fiducia da alcun partito. Von Papen aveva pensato di utilizzare Hitler per poter tornare al potere e lo stesso calcolo venne fatto da Schleicher: la �resistibile ascesa� del paranoico capo del partito nazista venne resa irresistibile dai suoi stessi avversari politici.

Il 30 gennaio 1933, due giorni dopo il dimissionamento di Schleicher[50], Hitler divenne cancelliere[51].

Lo stesso giorno, l�abitazione di Horkheimer e Pollock venne occupata dalle �camicie brune� (le S.A.) ed utilizzata come posto di guardia[52]. Quasi tutti i membri dell�Istituto per la ricerca sociale, in quanto ebrei, si rifugiarono in Svizzera; il 13 marzo i locali dell�Istituto vennero perquisiti e lo stesso chiuso dalla polizia. Quattro mesi dopo � in luglio � la Gestapo sequestr� e confisc� l�Istituto per avere "il suddetto istituto promosso attivit� antistatali"[53].

Un viaggio di Horkheimer negli Stati Uniti permise all�Istituto � che nel frattempo aveva aperto una sede a Parigi � di trovare collocazione presso la Columbia University, a New York. Nel 1934, quasi tutti i membri dell�Istituto erano negli U.S.A.; Herbert e Sophie Marcuse ed il loro figlio Peter giunsero negli U.S.A. il 4 luglio 1934 ed egli immediatamente assunse la cittadinanza americana.

� 1.3 Heidegger ed il giovane Marcuse (back to top)

L�incontro con il pensiero di Martin Heidegger attraverso Essere e Tempo incise profondamente sull�opera di Herbert Marcuse, che si appropri� dei termini filosofici del suo maestro e li rielabor� in maniera assolutamente personale ed originale[54] - echi heideggeriani ed husserliani si ritrovano in tutta la sua opera, cos� come di tutti quegli altri autori (da Marx a Freud, da Hegel a Weber) che aveva letto e studiato.

La pubblicazione di Essere e Tempo (1927) fu per Marcuse un evento decisivo: egli, assieme al suo pi� caro amico,

"studied it together line by line, and where other German students found a v�lklische Lebensphilosophie, they saw what they thought was the missing dimension of Marxism. Thus, he left Berlin again in 1928 to work with Heidegger"[55].

Ed � proprio a partire da allora che il nostro Autore incominci� a pubblicare su riviste[56] i propri lavori, in cui coniugava il pensiero di Heidegger con il marxismo.

Nel far ci� doveva necessariamente far cambiare di senso i termini filosofici elaborati dal suo maestro: questa rielaborazione � evidente sin dal suo primo articolo pubblicato, i Contributi a una fenomenologia del materialismo storico (1928), nel quale dava una torsione immediatamente pratica del pensiero heideggeriano. Alla fine degli anni venti, Marcuse � ancora convinto che ci sia la possibilit� di radicalizzare il quadro politico tedesco in senso rivoluzionario e la sua adesione al marxismo pare essere condizionata proprio da questo fattore, tanto da indurlo a scrivere (definendolo in maniera assai ortodossa) che il

"marxismo (�) appare non come teoria scientifica, (�) ma come teoria dell�agire sociale, del fatto storico. Il marxismo � la teoria della rivoluzione proletaria e la critica rivoluzionaria della societ� borghese; � scienza in quanto l�agire rivoluzionario, che esso vuole liberare e consolidare, abbisogna della capacit� di vedere addentro nella sua necessit� storica, cio� nella verit� del suo essere. Esso vive nella indefettibile unit� di teoria e prassi, scienza ed azione, e ogni ricerca marxistica deve osservare questa unit� come supremo filo conduttore"[57].

E� evidente che questa affermazione implichi, per Marcuse, una presa di coscienza (rivoluzionaria) tanto nel singolo individuo quanto nelle masse, di cui � parte[58]: per il Nostro, infatti, un mutamento dello stato di cose esistenti � dato solo in una dimensione collettiva, sociale, non assolutamente ed assurdamente individualistica. Si comprende sin da qui come il nostro Autore (s)travolga Heidegger[59]: se questi indica l�uomo con �l�Esser-ci�, usando un termine neutro (non solo linguisticamente), il Nostro impone allo stesso termine una immediata e chiara connotazione politica:

"C�� un esserci la cui deiezione � proprio il superamento della sua deiezione. L�azione storica � oggi possibile soltanto come azione del proletariato, perch� esso � quell�unico esserci, coll�esistenza del quale � data necessariamente l�azione"[60].

In questo modo viene avviato il confronto, sul terreno della teoria della storia, fra Marx (del quale, proprio in quegli anni venivano pubblicati i primi volumi nella K. Marx � F. Engels Getamsausgabe) ed Heidegger.

Il mutamento di senso dei termini heideggeriani operata da Marcuse risulta evidente non appena si inizi a considerare cosa significhi �deiezione�[61] per Heidegger, per il quale questo

"termine, che non importa alcuna valutazione negativa, sta a significare che l�Esserci � innanzi tutto e per lo pi� presso il �mondo� di cui si prende cura"[62].

Essa rappresenta dunque il modo con cui l�Esserci � nel �mondo� � questa per Heidegger � una relazione inautentica[63], in quanto l�Esserci nel �mondo� � caratterizzato dalla chiacchiera, dalla curiosit�, dall�equivoco: in una parola, dal �Si�.

Ma se Heidegger in maniera cos� chiara definiva l�essenza della esistenza inautentica, non altrettanto esplicito e chiaro era, a parere di Marcuse, nello spiegare cosa fosse l�esistenza autentica e la sua concreta possibilit�[64]: la ragione di questa incapacit� heideggeriana sta tutta nell�aver confinata l�azione storica e la vita dell�individuo all�interno della dimensione dell�inautenticit� � paradossalmente, � la dimensione nella quale si svolgono le relazioni sociali degli individui e nella quale viene vissuta la vita intera, reale, concreta di ogni reale e concreto essere vivente.

Per il nostro Autore, evidentemente, la �deiezione� finisce con l�essere connotata, diversamente dal filosofo di Messkirch, in maniera molto pi� attiva � cio� pi� partecipe e pi� impegnata nel proprio essere-nel-mondo e nel proprio essere-con-gli-altri.

Attraverso l�identificazione dell�autenticit� con l�alienazione, Marcuse � in grado di individuare nel proletariato la classe portatrice del movimento storico ed il soggetto protagonista della Storia[65]. E� evidente che questa non costituisce l�unica forzatura del pensiero del suo maestro. L�aver concretizzato il pensiero heideggeriano port� il Nostro a modificare il concetto di �storicit� di Heidegger, nel quale questo termine � strettamente connesso alla �temporalit�: per il filosofo di Messkirch, infatti, "la storicit� deve essere chiarita a partire dalla temporalit�"[66]: l�Esserci � spiega �

"non � �temporale� perch� �sta nella storia�, ma (�), al contrario, esiste e pu� essere storicamente soltanto perch� � temporale nel fondamento del suo essere"[67]

e la storia "� lo specifico storicizzarsi nel tempo dell�esserci esistente"[68]. Inoltre, l�Esserci "si regola secondo il tempo"[69], la "temporalit� esprime il senso originario dell�essere dell�Esserci"[70] ed � attraverso di essa che � possibile la Cura � ma offrendo queste soluzioni Heidegger non solo ontologizza il tempo, ma addirittura riduce la storia a storicit�[71].

La nozione stessa di �Cura�[72], per il filosofo di Messkirch strettamente connessa alla temporalit� ed alla storicit�, viene modificata dal Nostro. Egli infatti la identifica progressivamente "come �preoccupazione�, �preoccupazione� come �bisogno�, e �totalit� dei bisogni� come �economia�"[73]: in pratica, il Nostro trasforma in ontologico ci� che per Heidegger � propriamente ontico. Ma l�ontologizzazione della sfera dei bisogni implica � chiaramente � la necessit� della sua soddisfazione hic et nunc. Ed ancora, proprio in virt� della torsione che imponeva al pensiero del suo maestro, trasformava l�astratto tempo heideggeriano in tempo concreto, reale, tempo che viene vissuto istante per istante da quell�Esserci da lui identificato con il proletariato, soggetto motore della storia. Cos� mutano, contestualmente, i concetti di storia e di storicit�, dato che ad agire nella quotidianit� � quella che poi diviene storia � non � un Esserci neutro ed impersonale, bens� un Esserci che ha dei connotati molto chiari, cui Marcuse � seguendo Luk�cs � demanda un compito molto impegnativo: trasformare, rivoluzionandolo, l�assetto sociale esistente[74]. Ci� si evince con maggiore evidenza in Sulla filosofia concreta (1929), laddove scrive che "soggetto dell�accadere non � �il singolo�. In quanto esistenza storica, l�Esserci umano � essenzialmente essere-con-altri"[75], evidenziando cos� che � solo in una dimensione collettiva che pu� aversi un mutamento dello stato di cose presenti.

In Marcuse il concetto heideggeriano di storicit� muta sensibilmente: l�esserci, proprio in quanto essere determinato temporalmente, viene dal Nostro invitato ad agire all�interno dell�unico piano a lui possibile: quello della storia. Per questo, Marcuse introduce il concetto di �azione radicale�, con il quale cerca di caratterizzare meglio i concetti heideggeriani di �esistere autentico� e di �decisione anticipatrice�. Come si � visto in precedenza, per rivoluzionare completamente il modo di produzione e l�assetto sociale esistente, l�Esserci deve aver coscienza dei compiti che lo attendono sia come singolo soggetto rivoluzionario che come parte delle masse rivoluzionarie. L�azione radicale deve modificare contestualmente e l�Esserci determinato che la compie quanto le circostanze nelle quali � data e che la determinano[76]: infatti, la

"disumanit� sociale implica l�umanit� dell�atto radicale, rovesciamento inevitabile sotto il profilo storico, ma anche sotto quello etico. Il divario creato fra l�uomo come possibilit� e il mondo come attualit� aspira alla ricomposizione. Ed � solo assumendosi tale compito che una classe, il proletariato, assurge a soggetto storico"[77].

La prima produzione filosofica del nostro Autore � caratterizzata, come si pu� riscontrare sin da questi primi lavori, dal tentativo di opporre ad una filosofia borghese (al cui interno l�opera di Heidegger, secondo Marcuse, rappresenta il punto pi� alto[78] una filosofia del proletariato. Alla base di questo tentativo l�uso di concetti marxiani ed heideggeriani. Ma � un tentativo che non va in porto: nel momento stesso in cui il nostro Autore tenta la fondazione teorica di una filosofia del proletariato non solo non nega un altro tipo di pensiero, ma ne legittima implicitamente la validit� riconoscendolo come polo dialettico a s� alternativo. Marcuse, insomma, non riesce a venir fuori dalla dialettica servo-padrone: l�intera riflessione critica marcusiana rimane rinchiusa all�interno delle categorie di pensiero elaborate dalla classe avversaria, arricchendone il patrimonio. Gli avversari di classe avrebbero facile gioco a ridurre tutto ad Ideologia ed ad utilizzare le critiche loro rivolte per perpetuare il dominio: il �pensiero critico�, la Teoria Critica, non escono dall�alveo del pensiero ad una dimensione � non escono dal pensiero dominante[79].

Ci� che differenzia notevolmente Marcuse da Heidegger, � il diverso rapporto che per i due assume la natura. In Essere e Tempo essa viene vista come momento arazionale, dato che viene ad essere "ci� che ci assale, ci� che ci emoziona nel paesaggio"[80]. L�Esserci non � in essa come soggetto con essa conciliato[81] ma come individuo che vive in maniera antagonistica il rapporto con essa, basato sullo sfruttamento (utilizzabilit� � il neutro termine coniato da Heidegger[82]). Infatti, l�Esserci pur essendo ente fra gli altri enti � posto rispetto a questi su di un piano differente (questo, gi� di per s�, non fa altro che sancire il dominio dell�uomo sulla natura). Gli enti, poi, si d�nno nella mondit� come semplice-presenza (Vorhandenheit) all�esserci, che li trasforma in nome della loro utilizzabilit� (Zuhandenheit[83]), per il loro essere � letteralmente � �a portata di mano�.

Marcuse osserva invece, seguendo Freud e riprendendo in tal modo i contenuti � che esamineremo in seguito � di Eros e civilt�, che l�istinto di morte � connaturato all�avanzamento industrial-tecnologico (non � possibile scindere, da questo punto di vista, il modello evolutivo capitalistico da quello collettivistico: ambedue i sistemi hanno per base l�ideologia del lavoro � del lavoro alienato) o meglio,

"il concetto di distruzione � reso oscuro e mimetizzato dal fatto che la distruzione stessa � profondamente intrinseca alla produzione ed alla produttivit�. Quest�ultima � anche quando consuma e distrugge le risorse umane e naturali � fa crescere le possibilit� di un appagamento materiale e culturale per la maggioranza della gente"[84]

che ha ampiamente introiettato il principio di realt� che le viene ampiamente inculcato dalla societ�. Ad opporsi a questo stato di cose sono soltanto quei soggetti che hanno una "struttura radicale del carattere", ossia soggetti nei quali � netto il prevalere "degli istinti vitali rispetto agli istinti di morte, come prevalere dell�energia erotica sugli istinti distruttivi"[85]. Nelle lotte che conducono questi soggetti aventi "una coscienza non conformista, una struttura radicale del carattere"[86], essi cercano di far emergere il bisogno di emancipazione nelle masse � e non solo: perch� � chiaro che difendere l�ambiente dai danni che l�uomo stesso provoca significa salvare l�uomo stesso dall�autodistruzione.

La reale cesura con Heidegger avvenne con la pubblicazione de L�ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della storicit�, scritto con cui Marcuse intendeva ottenere l�abilitazione con il filosofo di Messkirch. Il volume apparve, stampato dall�editore Klostermann, nel 1932 � troppo tardi per poter pensare di insegnare nelle universit� tedesche: non solo perch� il progressivo consolidamento elettorale che i nazisti ottenevano non faceva presagire alcunch� di buono per un ebreo e marxista, ma anche per via del fatto che

" - come risulta da uno scritto di Husserl a Riezler, sulla base del quale in seguito, nel contesto dei risarcimenti della Repubblica Federale, Marcuse fu riconosciuto come uno che normalmente avrebbe preso la libera docenza e sarebbe diventato professore � fu Heidegger a bloccare la libera docenza a Marcuse"[87].

Il testo trova una importante chiarificazione del tema che affronta in un articolo del filosofo berlinese pubblicato nello stesso anno: Nuove fonti per la fondazione del materialismo storico � una delle prime recensioni ai Manoscritti economico-filosofici (del 1844) di Marx � in cui, sin dalle prime righe, evidenzia la possibilit� di "impostare il problema dei rapporti oggettivi fra Marx ed Hegel in modo pi� fecondo e ricco di prospettive"[88]. Non � per caso che Marcuse affermi ci�: una citazione di Marx spiega tutto ampiamente:

"�Si deve cominciare con la Fenomenologia di Hegel, che costituisce il vero luogo di nascita e il segreto della filosofia hegeliana.� Marx � chiosa il nostro Autore � affronta la filosofia di Hegel in primo luogo l� dove le sue origini non sono state ancora occultate: nella Fenomenologia"[89].

E� quindi tutt�altro che casuale che Marcuse riservi, nella sua Habilitationsschrift, grande attenzione ad essa. Eppure, in questo lavoro egli pi� che delineare il rapporto fra Hegel e Marx, tenta una mediazione fra Hegel e Dilthey a partire dall�analisi dei "caratteri fondamentali della storicit�", a proposito dei quali "gli studi di Dilthey segnano il punto pi� avanzato"[90]; ad Heidegger � riservato � nell�ultima pagina della breve introduzione � un laconico ringraziamento, nonostante che l�opera presenti chiaramente l�influsso del suo maestro.

Il 3 novembre 1933 Heidegger firm� con un "Heil Hitler! Martin Heidegger, Rettore"[91] un appello pubblicato su di una rivista studentesca di Friburgo.

Il Nostro, allora a Parigi in esilio, rispose con un articolo di fuoco sulla Zeitschrift f�r Sozialforschung[92]. Fu solo nel 1947 � Marcuse era all�epoca al seguito delle truppe alleate per un programma di denazificazione da avviare nelle zone occupate � dopo oltre dieci anni, che i due si ritrovarono (per la prima ed ultima volta dopo tanto tempo), l�uno di fronte all�altro, a Todtnauberg. Questa visita ad Heidegger costitu� la base per un breve carteggio fra i due[93]. Nelle sue lettere, Marcuse rinfacciava al maestro d�un tempo il fatto di essersi "fortemente identificato col regime, al punto da apparire (�) come uno dei pi� assoluti sostenitori spirituali del regime" e di non aver mai pubblicamente ritrattato le sue opinioni, neanche subito dopo la conclusione del conflitto. Il filosofo berlinese soprattutto criticava del suo vecchio maestro il fatto che non stesse facendo � e non avesse fatto � nulla per allontanare da s� l�ombra del sospetto e consentire cos� ai suoi allievi di poterlo difendere. A ragione, Marcuse scriveva ad Heidegger che un filosofo

"pu� ingannarsi in campo politico, allora egli esporr� pubblicamente il suo errore. Ma questi non pu� ingannarsi su un regime che ha assassinato milioni di Ebrei, semplicemente per il fatto di essere Ebrei, che ha fatto del terrore lo stato di normalit� e che ha capovolto nel suo sanguinario contrario, tutto ci� che era realmente connesso al concetto di Spirito, libert� e verit�. (�) Il comune intelletto umano (�), si rifiuta di vedere in Lei un filosofo, perch� ritiene che siano inconciliabili filosofia e nazismo"[94].

La risposta che gli diede il suo maestro dovette tanto sconcertarlo quanto deluderlo profondamente. Heidegger affermava di aspettarsi

"dal nazionalsocialismo un rinnovamento spirituale di tutta la vita, una riconciliazione dei contrasti sociali e una salvezza dell�Esserci occidentale dai pericoli del comunismo",

ma che non aveva mai pubblicamente ammesso il suo errore � che aveva riconosciuto nel 1934[95] � non solo perch�, se lo avesse fatto, avrebbe consegnato se stesso e la sua famiglia al boia, quanto perch�, con la caduta del regime nazista

"coloro che avevano aderito al nazismo lo vennero a sconfessare con un disgustosissimo voltafaccia; ma io non avevo alcunch� da spartire con loro"[96].

Marcuse obiett� al filosofo di Messkirch che

"non � spiegabile il fatto che Lei, che come nessun altro riusc� a comprendere la filosofia occidentale, potesse vedere nel nazismo �un rinnovamento spirituale di tutta la vita� ed una �salvezza dell�Esserci (Dasein) occidentale dai pericoli del comunismo� (che � esso stesso proprio una parte costitutiva ed essenziale di questo Esserci!). Questo non � un problema politico, bens� intellettuale (�). Lei, il filosofo, ha scambiato la liquidazione dell�Esserci occidentale con il suo rinnovamento? Non era gi� evidente questa liquidazione in ogni parola dei �capi�, in ogni gesto ed azione delle SA molto prima del 1933?"[97]

e critica la osservazione di Heidegger, secondo la quale coloro che alla fine della guerra esprimevano giudizi molto critici sul nazismo[98], lo facevano a partire dal suo crollo � quindi a posteriori[99] � ma in modo particolare contro ci� che il suo vecchio maestro affermato a proposito della Sho�, e cio� che "mentre il terrore sanguinario dei nazisti � stato effettivamente celato al popolo tedesco", "tutto ci� che � accaduto a partire dal 1945, � noto all�opinione pubblica internazionale" - intendendo cos� Heidegger porre sullo stesso piano i crimini (di guerra e non solo) commessi dai tedeschi, dai russi, dagli americani ed evidenziando come con lo spostamento delle frontiere ad Ovest e le forzate emigrazioni imposte alle popolazioni locali, i Tedeschi orientali avrebbero potuto benissimo essere equiparati agli Ebrei (e pertanto, nel ragionamento di Heidegger, gli alleati erano criminali tanto quanto i nazisti).

Il 13 maggio 1948, Marcuse scrisse la seconda e ultima lettera al suo maestro, cui ribadiva tutte le critiche. I rapporti fra i due si interruppero del tutto.

� 1.4 Da Friburgo all�esilio (back to top)

Con la pubblicazione de L�ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della storicit�, Marcuse non si sposta dal piano a lui consueto di analisi, cio� dal piano della teoria della storia. Non si tratta qui di mediare la fenomenologia heideggeriana con il marxismo, bens� di studiare e verificare il modo in cui Hegel si occupi dell�esistenza umana: in questo senso quest�opera si situa perfettamente nel solco dei lavori precedenti (anch�essi del periodo del �marxismo heideggeriano�), ma se ne differenzia perch� non ci sono riferimenti diretti all�opera ed al pensiero di Marx � solo indirettamente, attraverso il rilievo che il Nostro d� nel suo Habilitassionschrift al concetto di lavoro in Hegel, si pu� risalire all�influsso che l�opera del filosofo di Treviri ha su quella di Marcuse.

E� proprio Marx, comunque, a condurci all�interno dello scritto marcusiano: il cuore dell�analisi che il filosofo berlinese conduce sull�opera di Hegel riguarda la Fenomenologia dello Spirito, opera che il filosofo di Treviri aveva ampiamente analizzato nei Manoscritti del 1844.

Ruolo centrale, nell�opera di Marcuse, ricopre � nelle sue molteplici determinazioni � il "concetto ontologico della �vita� come centro della problematica"[100] all�interno del sistema filosofico hegeliano, nel quale "la vita � la �prima�, �immediata�, forma della �idea�"[101]. Il filosofo berlinese individua e delinea[102] all�interno dello sviluppo del sistema filosofico hegeliano una interna discordanza riguardante proprio il concetto di �vita� (ed il ruolo che essa ricopriva) fra gli scritti giovanili e la Fenomenologia da una parte e fra la Fenomenologia e la Logica dall�altro. E� pertanto per questo motivo che Marcuse muove la sua analisi proprio a partire dagli scritti giovanili, tentando cos� di

"mostrare come la fondazione ontologica sia stata guidata dal concetto dell�essere della vita, il quale aveva accolto in s� la presa di posizione nei confronti della storicit� considerata come carattere ontologico della vita"[103],

salvo poi lo stesso Hegel mutare impostazione. Ci� spinge Marcuse a �correggere� Hegel con Dilthey, le cui opere il Nostro riteneva determinanti al fine "di aprire una via di accesso ai caratteri fondamentali della storicit�"[104] - come si riprometteva.

L�opera si apre con una analisi degli scritti giovanili hegeliani in cui il nostro Autore pone in luce come gi� qui faccia la sua comparsa il concetto di �assoluto� ancorch� non ancora ben determinato come lo sar� in futuro. Appaiono anche le prime determinazioni di tale concetto:

"i primi caratteri in cui l� �assoluto� diventa visibile (�) sono l�unit� e la totalit�; e in quanto unit� e totalit�, esso � origine: �divenire e produrre�, accadere, mobilit�"[105].

Tali determinazioni richiamano da vicino (in modo particolare la seconda) il rapporto esistenza/storicit� � richiamano da vicino, cio� la vita nel suo carattere ontologico di storicit� che Marcuse aveva, sin dall�apertura dell�opera, subito evidenziato. Ma � con l�incontro con il pensiero kantiano che Hegel inizia a definire ed a delineare con precisione via via crescente il suo concetto di assoluto[106]. Chiarendo ci�, venivano conseguentemente chiariti anche i concetti di accadere, mobilit� ed ente � che dall�assoluto trae "origine ed essenza"[107]. Tuttavia, il

"compito di fondazione ontologica viene assolto � su terreni diversi e con diversi intenti � dalla Fenomenologia dello Spirito, da un lato, e dalla Logica dall�altro"[108];

Marcuse inizia la sua trattazione con l�analisi di alcune proposizioni tratte dalla Logica � che essendo temporalmente successiva alla Fenomenologia, "rappresenta l�elaborazione definitiva dell�ontologia hegeliana"[109]. Attraverso l�analisi dell�essere, che

"si incontra non soltanto come essere determinato bens� come ente determinato, non come esistenza, ma come esistente"[110],

l�Autore � seguendo Hegel � afferma che "il singolo ente � il finito"[111] e poich� ci� che � finito non � solo suscettibile di cambiamento, ma "trascorre"[112], Marcuse (anticipando le conclusioni) pu� identificare un particolare modo di essere dell�ente finito con l�uomo:

"L�ente finito non ha storia, ma storia. E la storia dell�uomo � solo un modo dell�universale accadere in generale, ed � da intendersi solo nell�ambito di questo"[113].

Ed �

"sempre e soltanto in singoli individui viventi, i quali presuppongono l�idea della vita come l�universale che li costituisce"

che la vita esiste[114]: in tal modo, il concetto di vita viene a situarsi al centro dell�ontologia hegeliana. Inizia qui la parte che interessa evidenziare, proprio perch� situata sul piano della teoria della storia � campo nel quale Marcuse si muove.

Ad agire � l�individuo vivente, che

"�formandosi in se stesso�, �si tende contro il suo originario presupporre�, contro il suo mondo, viene mandato via in esso ed � costretto a realizzare l�unit� del suo s� operando nel mondo e ponendosi contro di esso. E� questo processo, attuatesi ora non pi� soltanto nell�ambito dell�individualit� bens� nella contrapposizione della individualit� al mondo, che Hegel indica come �processo della vita� nel vero senso della parola. Dice Hegel: �questo processo comincia con il bisogno� e precisa il carattere di questo bisogno come �dolore�"[115].

Ci� sta a significare che il mondo contemporaneamente costituisce la base (il presupposto) ontologica nella quale si d� la vita, ma anche e soprattutto il luogo dove questa vita deve perdersi, negarsi[116]. Non si pu� qui non richiamare il commento marcusiano alle pagine marxiane dei Manoscritti economico-filosofici, che proprio dalla Fenomenologia dello Spirito traggono alimento: fanno la loro comparsa � in queste righe hegeliane � i concetti di alienazione, lavoro, oggettificazione, reificazione: � all�interno della societ� capitalistica che l�operaio deve negare se stesso, degradarsi

"�spiritualmente e fisicamente al livello della macchina, e trasformato da uomo in una attivit� astratta ed in un ventre� -, il lavoratore deve addirittura �vendere se stesso e la sua umanit�, diventare esso stesso una merce, per poter esistere come soggetto fisico"[117],

mentre l�oggetto (estraniato) del lavoro gli si contrappone. In queste righe hegeliane al momento della tesi: lo stare-presso-se-stesso (il formarsi in se stesso, in armonia con il suo originario presupporre) segue il momento dell�antitesi: il �tendersi contro il suo originario presupporre� (l�operare nel mondo ed in contrasto con esso) ed a quello � pi� alto � della sintesi: il ritorno-presso-di-s� (il mondo deve essere superato, ci si deve riappropriare del mondo). Tale ultimo momento comporta la soppressione della propriet� privata e la negazione del modo di produzione capitalistico che su di essa si basa:

"la soppressione economica e giuridica della propriet� privata non rappresenta la fine, ma soltanto l�inizio della rivoluzione comunista (�). In questa la reificazione inumana � spezzata anche l� dove aveva gettato radici pi� profonde e pericolose: nel concetto di propriet�"[118].

Le determinazioni dell�essere della vita (il �presupposto creatore�, il �processo vitale� ecc.) vengono in Hegel � a detta di Marcuse � ad essere riferite alla vita come �mondo�, sono categorie storiche. Hegel compie il tentativo di risolvere la storicit� della vita � la cui problematica era emersa nella Logica � all�interno della storia assoluta[119]. Questo tentativo pone in luce delle discrepanze fra la "posizione sistematica della vita nella Logica e le categorie della vita ivi date"[120]: per tale motivo il nostro Autore �recupera� gli scritti teologici giovanili, tentando cos� di far vedere come il concetto ontologico della rivestisse un ruolo centrale nel pensiero hegeliano.

Qui il concetto di vita sta ad indicare il modo di essere del �mondo�: cio� la relazione che hanno tutti gli enti fra loro: pur se singolarmente separati (Hegel pensa alla divisione) essi sono intimamente connessi. Ed � proprio in base alla divisione originaria che la vita stessa si distingue fra vita �biologica� e vita �pensata�; sebbene anche in tale divisione i due aspetti siano intimamente connessi: la prima � come essa � immediatamente, la seconda viene colta come luce, come intimamente connessa alla verit�[121]. Tale tipo di divisione richiama quella che Hegel compie pi� in l�, fra vita umana (finita) e vita divina (pura) ed aventi possibilit� di unificazione per tramite dello spirito ("condizione della completa unit� della vita"[122]). Nel concetto di vita hegeliano rientrava quindi tanto l�aspetto umano quanto quello sovraumano dell�esistenza. Il che � anche preludio alla conciliazione fra spirito e natura, proprio all�interno della categoria della vita, intesa dinamicamente; come movimento:

"nella sua storia reale lo spirito � la totalit� attuantesi dell�ente medesimo; in tal modo viene ancora accentuato il carattere di realt� dello spirito: esso non solo � realt�, ma � ogni realt�. Ogni realt� � il �ciclo dello spirito�; le regioni dell�ente sono i �momenti� di questo ciclo, il quale � definito dalla caduta dello spirito nell�altro di se stesso (la �natura�) e dal ritorno in se stesso (il mondo spirituale)"[123].

"Se ora alla �vita formale� della natura viene contrapposta la vera vita come spirito, bisogna anzitutto fare attenzione ad una ambiguit�: �in s� la natura � gi� essa stessa spirito, anzi essa � un momento della totalit� dello spirito che si attua, e precisamente il momento del suo reale esser-altro. La contrapposizione di natura e spirito non � quindi opposizione di due sostanze; entrambi sono modi della vita e la �vita come spirito� � soltanto il completamento e la perfetta realizzazione della vita, verso cui la natura stessa � indirizzata"[124].

Marcuse si sofferma quindi ad evidenziare la differente maniera di concepire il concetto di vita attraverso la lente d�ingrandimento dello Jenenser System: a partire dal frammento di sistema senese essa viene ad essere del tutto definita dal punto di vista dello spirito, mentre negli scritti a questo anteriori lo spirito era invece "un modo di essere della vita"[125]. Ancora nella Fenomenologia, dove tratta della �vita come spirito�, Hegel tenta di mantenere uniti questi due percorsi.

E� proprio nelle pagine della Fenomenologia che al centro della speculazione filosofica viene posta l�analisi della vita umana introdotta come autocoscienza; solo con la descrizione della vita come oggetto dell�autocoscienza si raggiunge "il vero concetto ontologico della vita"[126]. Hegel � seguito da Marcuse � si riconnette qui a quanto aveva precedentemente scritto sul �processo della vita�, la cui molla del movimento � costituita dal �bisogno�: ad essere analizzata � la relazione io-mondo, nella quale il concetto di �desiderio� � indicante "l�originario atteggiamento dell�io di fronte all�ente"[127] - sta ad indicare proprio il modo in cui l�io si contrappone al mondo (come vita indipendente) e tende ad inglobarlo ma al quale l�individuo si oppone[128]: in questo processo il �desiderio� ha l�importante funzione di indicare all�io la via per il ritorno-in-s�:

"Cos� il desiderio, in cui l�io vuole �superare�, negare, trarre nel suo proprio essere il mondo che gli si contrappone come �vita indipendente�, � l�annuncio del suo vero compito di diventare �essenziale� a se stesso; il desiderio, che supera l�oggettivit� dell�io, � solo aspirazione verso l�essere proprio dell�io"[129].

E� bene precisare che per �oggettivit� � indicato il momento negativo, quello in cui il mondo si contrappone e nega l�individuo vivente, che deve volgersi contro questa negativit�, contro questa oggettivit�.

Il rapporto dell�io con il mondo ed il superamento della dualit� fra i due momenti conduce alla unificazione fra io ed io prima, fra io e mondo poi:

"il comportamento desiderante dell�io verso il mondo oggettivo diventa spiegazione fra diverse autocoscienze"[130]:

in questa unit� fra i diversi io (il �carattere del noi�), lo spirito viene ad essere legato strettamente alla vita dell�uomo. Scrive Marcuse:

"con questa scoperta dell�accadere della vita avente il carattere del noi, come rapporto di implicanza e di opposizione di diverse autocoscienze nel mondo vivificato, � raggiunta la dimensione della storicit� della vita"[131]

umana; ed � all�interno del �fare� che la vita dell�uomo si realizza[132] ma nel darsi e realizzarsi nel suo �fare-s� essa in contrapposizione con gli altri io esistenti: la lotta che ne consegue �

"�lotta per la vita e per la morte�, giacch� non si tratta qui di un qualche ente, di un qualche possesso oggettivo, bens� dell�essere dell�individuo stesso"[133]:

compare qui la dialettica servo-padrone, magistralmente interpretata e da Marx e da Marcuse. E� evidente come il fare si espliciti nell�opera di Hegel come lavoro: il nostro Autore pone bene in luce ci� quando scrive che

"ci� non muta nulla al fatto che Hegel ha inteso, in generale, il lavoro come l�essenza dell�uomo che si avvera � fatto da cui deriva ad esempio la conseguenza che, nonostante la �spiritualizzazione� della storia, nella Fenomenologia il concetto veramente fondamentale, secondo il quale � spiegata la storia dell�uomo, � quello del �fare� come principio di trasformazione"[134].

Nella lotta per la vita e per la morte vengono a distinzione le figure del padrone e del servo[135]: quest�ultimo ha il compito di lavorare le cose (che non gli appartengono) con cui � in contatto: esse, nel loro entrare in contatto con il servo assumono forma, diventano reali e vivificate.

Il servo svolge dunque il ruolo di mediatore fra le cose ed il padrone, nel rapporto con il quale il servo riconosce ed ammette la sua servit�, la sua mancanza di indipendenza. Il padrone, invece, libero dall�obbligo di lavorare, gode delle cose che il �non indipendente� deve produrre: � il preludio al rovesciamento della dialettica servo-padrone che viene attuata per mezzo del lavoro.

Il concetto del �fare� si rivela qui essere

"essenzialmente �cambiamento� e �produzione�. Ogni fare �intraprende� un cambiamento, cambia qualcosa nell�ente stesso che esso fa, esce da ogni stato momentaneo, lo �rovescia�"[136].

All�interno della Fenomenologia dello Spirito, Hegel cerca di mostrare � ed il tentativo, nella interpretazione marcusiana � ancora pi� esplicito � come la vita si innalzi per gradi fino alla completa autocoscienza, e che magna pars nel corso di questo sviluppo detenga il concetto di fare � cio� il concetto di lavoro.

Non sar� la prima volta che Marcuse si confronter� sul concetto di lavoro, sempre nel campo della teoria della storia, con Hegel.

Ancora nel 1932, poco tempo dopo la pubblicazione de L�ontologia di Hegel, diede alle stampe un saggio in cui recensiva � fu fra i primi a farlo � la pubblicazione dei Manoscritti economico-filosofici di Marx. Il nostro Autore si rese subito conto dell�importanza dell�avvenimento sottolineando non solo che in essi "si ritrovano gi� tutte le categorie della successiva critica dell�economia politica"[137], ma che anche che con essi si sarebbe potuto chiarire molto meglio il rapporto fra i due autori ed il debito filosofico che il giovane Marx aveva nei confronti di Hegel. Detto incidentalmente, il rapporto fra Marx ed Hegel era (ed �!) molto pi� importante per la storia del marxismo che non quello proposto dall�austromarxista Adler, che Marcuse aveva duramente criticato e liquidato due anni addietro[138], fra Marx e Kant.

Marx pone al centro dell�analisi che svolge nei Manoscritti del 1844 il concetto hegeliano di lavoro cos� come esso emerge dalle pagine della Fenomenologia dello Spirito.

Il concetto di lavoro, nel quadro dell�esposizione marxiana dei concetti tradizionali dell�economia politica (salario, profitto, rendita) � ci� che spezza l�unit� del discorso. Marcuse pone in luce come Marx, attraverso l�opera di Hegel, scopra che dietro all�idea dell�uomo che si realizza nel lavoro appaia uno stravolgimento completo della vita dell�uomo e del mondo � e ci� che sia poi in grado di "costituire il fondamento reale di una rivoluzione che trasforma realmente l�essere dell�uomo e del suo mondo"[139]. Si ripresenta in tal modo una delle tematiche che era presente in Marcuse gi� a partire dai Contributi � la teoria della rivoluzione: i "Manoscritti costituiscono una fondazione della teoria della rivoluzione, e quindi, in ultima analisi, della prassi rivoluzionaria"[140].

Il nostro Autore osserva come

"il concetto fondamentale della critica marxiana: il concetto di lavoro alienato, si forma attraverso la discussione della categoria hegeliana della oggettivazione, che � sviluppata per la prima volta nella Fenomenologia dello Spirito a proposito del concetto di lavoro"[141]

e che nello sviluppo di questo concetto, Marx critichi Hegel dopo aver enumerato ci� che di buono vi era nella sua opera. Le critiche marxiane si appuntano principalmente sui fondamenti e sui contenuti del pensiero hegeliano, a partire dall�aver egli concepito l�uomo come autocoscienza[142].

Sempre sul concetto hegeliano di lavoro Marcuse pubblic�, nel 1932, un articolo in cui cercava di offrire una fondazione filosofica a tale concetto. Anche in questo articolo si sente il potente influsso marxiano: se Hegel aveva concepito il lavoro (nel quale "la coscienza �giunge a se stessa�"[143]) come fare � il cui fine � il soddisfacimento dei �bisogni�[144] �, Marx evidenziava il momento di alienazione implicito nel lavoro. Marx appunto riconduce[145] - pi� e meglio di Hegel � il lavoro (inteso come momento economico) alla sua reale dimensione, quella dell�esistenza umana. Importante � l�evidenziazione dell�alienazione (in quanto l�operaio non � �in-s�, ma presso altro da-s�) come contrapposizione al gioco, dove l�uomo

"pu� (ma non deve) avere a che fare con oggetti, occuparsi di oggetti. Ma l�oggettivit� qui ha tutt�altro senso e tutt�altra funzione che nel lavoro. Giocando, l�uomo non si conforma agli oggetti, alla loro regolarit� per cos� dire immanente (data cio� dalla loro oggettivit�), n� a ci� che richiede il loro �contenuto oggettivo� (mentre il lavoro nel trattare, utilizzare, dare forma al suo oggetto deve conformarsi al contenuto oggettivo di esso) (�). L��oggettivit� degli oggetti con i suoi effetti, e la realt� del mondo oggettivo, con cui gli uomini sono altrimenti costretti a contendere, imparando cos� a rispettarla, vengono nel gioco quasi abrogati per alcuni attimi"[146],

nei quali l�uomo � presso-di-s�. Fa qui per la prima volta la sua comparsa negli scritti del nostro Autore, e per di pi� in maniera indiretta, la tematica della riduzione del tempo di lavoro che si trover� nelle sue opere dell�esilio americano � ma pu� questa anche essere intesa come anticipazione dell�idea marcusiana del lavoro come gioco (recuperando cos� un tema proprio del �socialista utopista� Fourier), tematiche ambedue presenti negli scritti successivi al 1940.

La problematica riguardante la soddisfazione immediata dei �bisogni� costituisce l�argomento di un saggio pubblicato nel 1938, nel quale il Nostro osserva come, a differenza dell�ideologia borghese � che ha condotto allo sfruttamento dell�uomo sull�uomo e sulla natura � l�edonismo (Marcuse analizza quello antico ed in modo particolare quello cirenaico) invece punti

"sullo sviluppo e sulla soddisfazione globale dei bisogni individuali, sulla liberazione da un processo di lavoro disumano, sul riscatto del mondo dal godimento"[147].

Date queste premesse, � ovvio che le due way of thinking siano fra loro assolutamente inconciliabili: � evidente che cos� come l�edonismo si presenta come pensiero della soddisfazione degli istinti, l�altra rappresenta il suo esatto opposto.

Nell�individuo contemporaneo c�� un�evidente dissidio fra la ragione e la felicit�; in nome della ragione all�uomo viene negata la felicit�. Tale contrapposizione, presente gi� nel pensiero classico, ha avuto il compito di far accettare alle masse l�ordinamento sociale senza farlo mettere in discussione:

"si ha fortuna nel campo dei �beni esteriori�, che non dipendono dalla libert� dell�individuo, ma dall�accidentalit� impenetrabile degli ordinamenti sociali. La vera felicit�, la realizzazione delle pi� alte possibilit� dell�individuo, non pu� quindi consistere in ci� che si chiama generalmente fortuna: essa deve essere ricercata nella sfera dell�anima e dello spirito"[148]

e ci� � stato talmente ben inculcato negli individui che

"l�uomo educato all�interiorizzazione non si lascer� trascinare tanto facilmente a lottare contro l�ordine esistente, neppure dalla miseria e dall�ingiustizia pi� dure"[149]:

veniamo cos� a trovarci pienamente all�interno dell�analisi svolta nel volume collettivo dell�Istituto per la ricerca sociale, gli Studi sull�autorit� e la famiglia pubblicati (in tedesco) a Parigi nel 1936, nei primi anni dell�esilio.

Marcuse era stato incaricato di curare in essi una parte teorica sulla storia delle idee circa il rapporto fra l�autorit� e la famiglia, nella quale prendeva in esame il pensiero di autori (tra i quali Lutero, Kant, Hegel, Marx, Pareto) nei quali sia affacciava e veniva trattata tale tematica, peraltro non neutra dal punto di vista della contemporaneit� storica e politica: essa infatti costituiva implicitamente una critica al nazismo ed una spiegazione della mancanza di grandi movimenti di resistenza, analoghi a quelli presenti in altri Paesi.

Lutero � il primo degli autori con i quali il filosofo berlinese si confronta, facendo emergere � sotto l�innovativit� della predicazione � i contenuti neppure tanto nascostamente reazionari del pensiero del riformatore tedesco, nei cui scritti lo iato fra libert� e subordinazione si fa anzi apertamente strada, giungendo ad identificare con la libert� il regno interiore (l�ambito spirituale) e con la subordinazione il regno esteriore (l�ambito temporale, mondano)[150].

Lutero anzi invitava ad accettare con rassegnazione tale stato di cose, negando la possibilit� di ribellarsi all�ordine precostituito da Dio: tant�� che

"i contadini in rivolta sono condannati in nome dell�essenza della �libert� cristiana�, che non li rende liberi, ma sancisce, al contrario, la loro schiavit�. Il riconoscimento dell�illibert� reale (in particolare quella creata dai rapporti di propriet�) rientra, di fatto, nel significato di questo concetto di libert�"[151].

Allo stesso modo, si appella ai cristiani catturati dai turchi e ridotti in schiavit� affinch� non tentino di fuggire[152]. E�evidente, quindi, che la ribellione contro il potere mondano (esterno) diventa un peccato gravissimo, in quanto "attacca �il capo stesso�"[153].

La teorizzazione della negativit� della lotta contro il potere costituito[154] giunge all�acme con Kant, che giunge a distinguere fra uso pubblico ed uso privato della ragione � al fine di non mettere pubblicamente in discussione ordini e legislazioni emanate � ed a constatare che una volta sovvertito l�ordine costituito, si deve considerare legittimo il nuovo ordine (� la sua �difesa� dello Stato nato dalla Rivoluzione � inglese prima e francese poi) ed a distinguere minuziosamente i soggetti cui pu� essere concessa la libert� di voto dal resto della popolazione cui questo diritto viene negato. In Hegel le cose mutano sensibilmente: egli si rende conto che la societ� si basa sulla sperequazione sociale[155] ed intuisce una possibilit� di sovvertimento completo delle istituzioni. Se quello hegeliano � un pensiero che presenta una dimensione rivoluzionaria, non altrettanto il Nostro pu� dire di quello di chi � come Burke, de Bonald, de Maistre[156], Stahl � si pone invece il problema di salvare la propriet� borghese e lo statu quo:

"la teoria della controrivoluzione lotta inizialmente per i gruppi clericali e feudali contro la borghesia come soggetto della rivoluzione. Nel corso della sua lunga storia, essa subisce un cambiamento di funzione decisivo: � adottata, da ultimo, dai ceti dominanti. La borghesia diventa, da oggetto, soggetto della teoria. Questa �, per l�et� moderna, il pi� grandioso esempio di giustificazione di un ordine sociale minacciato"[157]:

si ha qui per la prima volta, esplicitamente, il richiamo a Dio per la giustificazione del dominio che

"diventa un carisma conferito da Dio alla persona che governa in quanto tale e questo si irradia dalla persona del sovrano su tutto l�ordine politico e sociale che culmina in lui, ordine che ha il proprio centro, �per natura�, in una persona unica ed indivisibile, il monarca"[158].

Sin qui abbiamo esaminato la prima produzione marcusiana. Essa � partita dal tentativo di coniugare il pensiero heideggeriano con quello marxista, partendo cos� dall�assunto che il marxismo � scienza (della rivoluzione, afferma Marcuse), al fine di caratterizzare meglio il tipo di impegno che attende al marxismo per giungere infine, attraverso l�analisi della struttura autoritaria della famiglia e della societ�, al problema della affermazione politica e sociale del fascismo e la sua penetrazione in ogni ambito della vita familiare e sociale, rivelata dalla subordinazione e dalla assoluta fedelt� ad individui carismatici, e per estensione ai pater familias, che di quel potere assoluto ed autoritario sono i rappresentanti domestici e che si tramanda sotto la forma dell�autoritarismo maschile da una generazione all�altra (Marcuse pare quasi voler affermare che il fascismo � nella testa delle persone, prima che nei loro atti).

A partire da questi saggi, che hanno sott�occhio la situazione politica del tempo (l�affermazione dei vari fascismi per il vecchio, civilissimo, mondo) la riflessione filosofica di Marcuse si scontrer�, via via radicalizzandosi con questo avversario proteiforme � ci� verr� meglio esaminato nel prossimo capitolo.

CAPITOLO SECUNDO
� 2.1a La critica al nazismo
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Lo studio collettivo del 1936 sull�autorit� e la famiglia curato da Horkheimer aveva messo in luce che l�orientamento dominante presso la popolazione tedesca era l�atteggiamento autoritario, le cui basi culturali vennero da Marcuse individuate (all�interno del pensiero moderno[159]) in Lutero, il quale aveva di fatto fornito il sostrato � culturale e materiale � per la nascita e lo sviluppo della teoria del dominio e quindi per la edificazione dello stato autoritario[160].

Il nostro autore si era occupato gi� anni prima del problema relativo alla disgregazione interna dello stato liberale in un saggio apparso sulla Zeitschrift f�r Sozialforschung � la rivista dell�Istituto francofortese � nel 1934, poco dopo aver abbandonato la Germania nazista. In tale saggio (lo esamineremo con maggiore attenzione pi� avanti, limitandoci qui a brevi cenni) che si riconnette al lavoro da lui condotto all�interno degli Studi sull�autorit� e la famiglia e � per le tematiche che affronta � alla totalit� degli Studi (delle cui conclusioni evidentemente risente e nel quale tenta di dare una spiegazione non sociologica al problema dell�affermazione del nazismo), sostiene che ad aver generato lo stato autoritario sono state delle forze endogene all�ideologia ed al sistema di potere dominanti ed in contrasto con lo stato liberaldemocratico sin dalla fine del primo conflitto mondiale. Il filosofo berlinese le identifica nelle figure �eroiche� dei personaggi che nascono dall�unione del misticismo tedesco, del Rinascimento, del militarismo prussiano (tale sommatoria di caratteri culmina nella concezione del capo carismatico, che � in opposizione alla piatta vita borghese � serve ad esaltare lo �sprezzo del pericolo� proprio di chi vive nel culto della vita vissuta eroicamente); nella Lebensphilosophie poich� irrazionalistica; nel �naturalismo irrazionalistico� in quanto

"la natura viene concepita come una dimensione di originariet� mitica (indicata in maniera appropriata dal binomio �sangue e terra�), che ha tutte le caratteristiche di una dimensione pre-storica: la storia umana ha veramente inizio solo con il superamento e le trasformazione di questa dimensione"[161],

e nell�universalismo, che ha "assunto molto rapidamente la funzione di una teoria politica giustificatoria"[162] dell�ordine esistente[163].

Nella loro lotta contro il liberalismo, le forze che ne hanno determinato la fine pretendono di attaccare

"�le idee del 1789�, di umanesimo e pacifismo da rammolliti, di intellettualismo occidentale, di individualismo egoistico, di abbandono della nazione e dello Stato alla lotta di determinati gruppi sociali, di egualitarismo astratto, di partitocrazia, di ipertrofia dell�economia, dell�effetto disgregatore del tecnicismo e del materialismo"[164].

Ma, fa osservare Marcuse, proprio i �liberali� � ai quali � stata attribuita l�assunzione e la difesa di queste posizioni � sono coloro i quali per primi hanno attaccato furiosamente queste idee essendo, fra l�altro, a favore di uno stato interventista (e sul piano economico e su quello militare). Non � un caso che nel liberalismo nasca, si sviluppi, si tempri l�ideologia e la venerazione per il �capo carismatico�: il liberalismo, infatti, esalta la figura del capitalista con la celebrazione del "geniale capo d�azienda, del boss �nato�"[165].

Lavorando per l�OSS (l�Office of Strategic Services, i servizi segreti americani) alcuni anni dopo, Marcuse � occupandosi pi� a fondo del nazismo e della sua struttura politico-economica � osserver� che in realt� il regime nazista (che era riuscito a sopprimere le ultime vestigia di feudalesimo ancora esistenti in Germania) � fortemente condizionato da quegli stessi industriali che avevano dominato la repubblica di Weimar[166].

La sostanziale debolezza della societ� liberale � determinata non semplicemente dal fatto di essere intrinsecamente democratica e quindi fare del confronto "libero ed aperto delle diverse opinioni e dottrine"[167] lo strumento attraverso il quale si sarebbe visto "ci� che � razionalmente vero e giusto"[168]; di fatto "non � tanto il liberalismo a mutare, quanto la vecchia borghesia ad attestarsi su posizioni conservatrici"[169].

In questo scritto di Marcuse emerge, con la necessaria evidenza, la sua preoccupazione per la �tenuta democratica� dello stato liberale. La democrazia, sostiene il Nostro, va costantemente difesa dalle aggressioni di quei gruppi che, con la copertura delle libert� offerte loro dallo stesso sistema liberaldemocratico, tentano in tutti i modi di stravolgerne la natura democratica. Queste problematiche tornano in evidenza anni dopo, ne La tolleranza repressiva � testo pubblicato nel pieno della guerra fredda e nel corso delle lotte per l�emancipazione delle popolazioni statunitensi non-bianche � nel quale si invita alla "intolleranza contro i movimenti di destra e la tolleranza dei movimenti di sinistra"[170], qualificati � questi ultimi � come progressisti (Marcuse ricorre qui ad una identificazione generalizzatrice e semplificatrice: destra = negativo, regresso; sinistra = positivo, progresso[171] - tutto ci� sar� anche generalmente corretto, ma non � vero in assoluto); tutto ci� sfocia in una sorta di

"�diritto naturale� della resistenza per le minoranze oppresse e dominate di usare mezzi extralegali se quelli legali hanno mostrato di essere inadeguati. La legge e l�ordine sono sempre e dovunque la legge e l�ordine che proteggono la gerarchia stabilita, � insensato invocare l�autorit� assoluta di questa legge e di quest�ordine contro quelli che soffrono a causa sua e lottano contro di esso, non per ottenere vantaggi personali, ma per la loro parte di umanit� (�). Se usano violenza, non danno inizio ad una catena di violenze ma cercano di spezzare quella stabilita. Da quando verranno puniti conosceranno il rischio, e quando lo corrono volontariamente, nessuna terza persona, e ultimi di tutti l�educatore e l�intellettuale ha diritto di predicare loro che se ne astengano"[172].

Tali affermazioni hanno consentito ai commentatori � che le hanno, in maggioranza, malamente interpretate � di considerarle come un �manifesto� terroristico, sbagliando. Ne La tolleranza repressiva, il Nostro analizza il potenziale reazionario della societ� statunitense dei primi anni �60, in cui la segregazione razziale era combattuta in prima persona dagli studenti dei campus universitari (che spesso pagavano a caro prezzo la loro attivit� politica), e la rapporta spesso alla situazione tedesca poco prima della presa del potere dei nazisti.

Il nostro Autore scrive infatti che

"In circostanze passate e differenti, i discorsi dei leaders fascisti e nazisti furono il prologo immediato del massacro. La distanza tra la propaganda e l�azione, tra l�organizzazione ed i suoi effetti sulla gente si � fatta troppo corta. Ma la diffusione della parola avrebbe potuto essere arrestata prima che fosse troppo tardi: se la tolleranza democratica fosse stata ritirata quando i futuri capi cominciarono la loro campagna, l�umanit� avrebbe avuto la possibilit� di evitare Auschwitz e una guerra mondiale"[173].

E� dunque il problema del fascismo, ad inquietare Marcuse: se, negli anni Venti, le forze interne allo stato liberaldemocratico avessero represso il nazifascismo sul nascere, la storia avrebbe avuto un corso diverso.

La trasformazione dallo stato liberaldemocratico allo stato totalitario ed autoritario � anche diretto frutto della trasformazione avvenuta all�interno stesso del modo di produzione capitalistico che, superando la fase della libera concorrenza per quella della concentrazione monopolistica del capitale (combines, cartelli, trusts) abbisogna di far adeguare l�ordinamento politico della societ� alla struttura economica, che ne impone il cambiamento[174]. Pertanto, il fascismo � figlio dello sviluppo capitalistico basato sulla razionalizzazione produttiva.

Circa la natura del regime fascista vi fu, fra i membri dell�istituto francofortese[175], un acceso dibattito, che vide contrapporsi � tanto in conferenze tenute presso la Columbia University[176] quanto sull�organo dell�Istituto[177] Neumann, Kirchheimer, Gurland e Marcuse a Pollock, Horkheimer ed Adorno[178]: il disaccordo non riguardava semplicemente la definizione da dare alla struttura che si stava creando (se si trattasse di capitalismo monopolistico o di capitalismo di stato[179]) ma anche sulla relazione intercorrente fra la societ� liberale e la sua degenerazione nazifascista, che il nostro autore considera una "tecnocrazia"[180] nella quale una burocrazia onnipervasiva ha permeato di s� lo Stato. Non c�� perci� distinzione, ma al contrario una "fusione fra burocrazie private, semiprivate (partito) e pubbliche (governative)"[181], e non solo:

"l�intensificazione del lavoro, la propaganda, l�addestramento di giovani e di operai, l�organizzazione della burocrazia governativa, industriale e di partito � tutti strumenti del terrore quotidiano del nazismo � si attengono alle direttive della massima efficienza tecnologica"[182]:

il nazismo pu� mantenersi al potere soltanto esercitando il terrore. Esso infatti finir� con il mostrare "in modo sempre pi� evidente la propria incapacit� di sviluppare le forze produttive e cadr� di fronte ad un potere che dimostrer� cos� di essere pi� efficiente del fascismo"[183]. Per la societ� tecnologica in generale e per quella nazista in modo particolare,

"l�individuo efficiente � quello il cui rendimento � un�azione solo nella misura in cui � la reazione pi� appropriata alle oggettive pretese del sistema, e la cui libert� si limita alla selezione dei mezzi pi� adeguati per raggiungere una meta che lui non ha stabilito"[184].

Poich� la richiesta che viene rivolta all�individuo � sempre la stessa (non pensare, a tutto pensano gli ottimati al governo) non � allora possibile identificare, diversamente da Pollock, il nazismo con un nuovo ordine[185] - soprattutto tenendo anche conto che la vecchia oligarchia industrial-finanziaria rimase saldamente al suo posto.

La presa del potere dei regimi fascisti in Europa fu causa, per la gran parte degli aderenti alla Scuola, di studi specifici su vari aspetti delle societ� fasciste: dall�economia alla giurisprudenza, dalla filosofia al pensiero politico. Gli studi da loro compiuti non furono causati soltanto da un fatto puramente etnico-religioso e politico-culturale: il loro impegno contro di esso fu, per la maggior parte di essi, una intensa attivit� nei servizi segreti statunitensi.

Nel 1941, quando anche negli Stati Uniti entrarono in guerra, fra i membri dell�Istituto si era gi� da tempo consumata una frattura. Con la scusa delle ridotte possibilit� finanziarie dell�istituto, Horkheimer aveva via via allontanato dallo stesso � venendo in tal modo incontro ai desiderata di Adorno � parecchi dei suoi membri. All�epoca, a far parte in pianta stabile del �circolo ristretto� dell�Istituto � che di fatto aveva le funzioni di guida teorica del gruppo e che, per le influenze reciproche, dovute alla discussione collettiva delle tematiche che si affrontavano, era il cuore della scuola � facevano parte, oltre ad Horkheimer, Adorno, Weil e Pollock anche Fromm, L�wenthal e Marcuse. Tutti gli altri furono personalit� che, inserite pi� o meno in pianta stabile nell�organico dell�Istituto per un lasso variabile di tempo, di tanto in tanto partecipavano (invitati) alle discussioni del circolo ristretto ma poi ritornavano nella cerchia ampia dei �collaboratori�.

Nel corso del 1942 la direzione dell�Istituto decise di rinunciare a Marcuse. La strategia utilizzata nei confronti del Nostro era stata sperimentata con successo con altri membri dell�Istituto non molto tempo addietro: il nostro Autore venne informato da Pollock (l�alter ego di Horkheimer e da questi incaricato) "che per il mese prossimo avrebbe ricevuto 300 dollari, e che per il futuro tutto dipendeva dalla situazione generale e da un suo (di Horkheimer) colloquio con Pollock"[186], rendendo molto precaria la situazione economica di Marcuse che inizi� a viaggiare fra la sede newyorkese dell�Istituto e Los Angeles, dove s�era stabilito Horkheimer � il quale inizi� a far balenare la possibilit� di scrivere un libro assieme a lui.

Marcuse cerc�, costretto dalla riduzione dello stipendio, di inserirsi stabilmente, assieme al suo amico Franz Neumann � allontanato dall�Istituto l�anno precedente, all�incirca nello stesso periodo della pubblicazione del suo libro Behemoth[187]� nella Columbia University, dove erano molto apprezzati[188]. Tuttavia, la tecnica "dell�affamamento finanziario"[189] funzion� anche su Marcuse, cos� come aveva funzionato anche su Fromm e su Neumann prima di lui: venuta a cadere la possibilit� di entrare a far parte organicamente della Columbia, accett� � atterrito oltremisura da Pollock ed Horkheimer che continuavano a ripetergli di non poter assicurargli lo stipendio[190] dalla prospettiva di poter rimanere privo di mezzi � un incarico a Washington presso il Bureau of Intelligence of War information[191], prima, entrando successivamente a far parte dell�OSS (Office of Strategic Services, dal quale nascer� poi la CIA) ritrovandovi Kirchheimer, Gurland, Pollock e Neumann, che l�aveva preceduto.

A Neumann ed a Marcuse, Horkheimer (l�unico, assieme ad Adorno, a non lavorare per il governo americano) si rivolse perch� redigessero in breve un bilancio ed un progetto di ricerca al fine di ottenere dall�American Jewish Commitee finanziamenti per un lavoro sull�antisemitismo, da condurre sulla falsariga del lavoro collettivo precedente (gli Studi sull�autorit� e la famiglia), che vide la luce qualche anno dopo[192].

Adorno, dopo alcuni anni passati in Inghilterra, era giunto negli Stati Uniti nel 1938 � prima che Marcuse iniziasse a spostarsi fra le due sedi dell�Istituto e cercasse di risolvere i suoi problemi economici con una sistemazione lavorativa definitiva � ed aveva cercato (riuscendovi) di allontanare il Nostro da Horkheimer sin dal 1935, per prenderne il posto[193].

Horkheimer aveva proposto a Marcuse di lavorare assieme ad un libro, che non vide mai la luce. Proprio questo era il motivo recondito per il quale il Nostro era tanto riluttante ad accettare di lavorare al di fuori dell�Istituto ed era invece uno dei pi� desiderosi, al termine del conflitto, di riprendere al pi� presto il suo posto ed il suo lavoro all�interno dell�Istituto. Non era il solo a desiderare ci�: anche Kirchheimer e Neumann volevano tornare a collaborare con Horkheimer, il quale continu� loro a fare presenti le difficolt� finanziarie che l�Istituto stava attraversando � tacendo loro che

"Felix Weil nella primavera del 1945 si era impegnato di nuovo per una donazione di 100.000 dollari. Dal canto loro i direttori dell�Istituto si guardarono bene dall�invitarli personalmente a collaborare"[194].

Di fatto, gi� da allora, l�Istituto era costituito da Horkheimer, Adorno, Pollock, Weil e L�wenthal: erano quindi inevitabili le separazioni da tutti gli altri[195].

Al termine del conflitto, i membri dell�Istituto che lavoravano per il governo statunitense continuarono ancora per qualche anno a prestare servizio presso i vari uffici governativi prima di poter tornare alla vita civile o di pensare di potere tornare in Germania.

Il lavoro di Marcuse all�interno dell�OSS era stato quello di identificare i criminali di guerra in campo economico, in modo da poter procedere alla denazificazione della Germania[196]. Torn� nel suo Paese in qualit� di ufficiale al seguito delle truppe americane nel 1947[197] ma fin� con l�essere deluso del modo con cui tale operazione veniva condotta:

"i rappresentanti dei governi militari[198] scelsero la via pi� comoda per stabilizzare la situazione, lasciando intatte le organizzazioni che funzionavano e riconfermando al loro posto i funzionari in servizio effettivo. E quando vi furono davvero delle sostituzioni, spesso esse riguardarono soltanto noti nazionalsocialisti che vennero sostituiti da altri meno noti o da personale di propria fiducia. (�) Il divieto di attivit� politica ebbe conseguenze fatali. I comitati antifascisti formatisi in molte citt� in concomitanza con l�invasione degli alleati, furono paralizzati dalle crescenti limitazioni alla loro libert� d�azione. Venne cos� automaticamente favorita la continuit� dell�influenza nazionalsocialista e conservatrice in ambiti non politici, soprattutto nell�economia e in grandi settori dell�amministrazione. Da parte degli alleati, inoltre, non c�era affatto l�intenzione, neppure a lunga scadenza, di sollecitare il ritorno degli emigranti antifascisti"[199].

In una lettera a sua moglie Maidon, Horkheimer � allora in Germania[200] per sondare la possibilit� di riportare l�Istituto a Francoforte � osserva che il modo in cui veniva condotta la denazificazione non lasciava dubbi sul fatto che avrebbe inciso negativamente su tutto il popolo tedesco[201]. Dello stesso parere era Marcuse il quale scriveva, in un testo � trovato nell�Archivio Marcuse e da poco pubblicato � utilizzato molto probabilmente anche come base di documento interno per i servizi, che

"National socialism has changed the thought and behavior pattern of the German people in such a way that is no longer susceptible to the traditional methods of counterpropaganda and education"[202].

Ma l�analisi che conduceva Marcuse a proposito della mentalit� tedesca era finalizzata determinare quali fossero le modalit� per una efficace attivit� di rieducazione del popolo tedesco, al termine del secondo conflitto mondiale. Per fare ci�, Marcuse innanzitutto doveva necessariamente analizzare la struttura del fascismo tedesco.

Abbiamo gi� accennato in precedenza quali elementi il nostro autore considerasse determinanti per il dissolvimento dello stato liberale e per la fondazione dello stato fascista. Questi nuovi scritti ci serviranno a cercare di analizzare pi� dettagliatamente, con maggiore precisione ed a chiarire meglio l�intera questione.

Marcuse osserva che il nazismo ha inciso talmente nella mentalit� della popolazione tedesca da aver fatto sviluppare in essa la capacit� di esprimersi e di comprendere un linguaggio al di fuori e della originaria Kultur tedesca e del comune sostrato culturale occidentale. Per arrivare a questo punto, il nazismo ha utilizzato due livelli: uno pragmatico � basato fondamentalmente sull�ideologia dell�efficienza e del successo � e l�altro mitologico (facendo leva sul razzismo e su quello che il Nostro chiama neopaganesimo)[203]. Uno degli aspetti culturali sui quali s�era accennato all�inizio era la Lebensphilosophie. Marcuse distingue attentamente fra il pensiero di Dilthey e quello degli altri �filosofi della vita�[204]. Non poteva non essere cos�: la sua Habilitationsschrift si proponeva proprio di �rileggere� Hegel con le categorie offerte da Dilthey.

La distinzione compiuta da Marcuse non gli impedisce per� di individuare proprio nella Lebensphilosophie uno dei caratteri fondanti dell�ideologia fascista, di cui uno dei caratteri fondanti era l�eroicizzazione dell�uomo � concezione che culmina nella ideologia del capo carismatico � al fine di contrapporre lo �sprezzo del pericolo� (proprio degli �eroi�, delle �figure carismatiche�) di chi vive nel culto della vita vissuta pericolosamente con la piatta, monotona, vita borghese. Un secondo motivo ideologico il fascismo lo trova nella concezione della natura come di qualcosa che era preesistente, originario, e che creava un legame quasi ancestrale (pertanto, appunti, mitologico) con il sangue, con il popolo, che nelle concezioni politiche fasciste rappresentava l�unit�, la totalit� che "preesiste ad ogni differenziazione della societ� in classi, gruppi di interesse ecc."[205]. Visione della realt� evidentemente falsa: perch� � come rileva Palombella �

"l�unit� proclamata non sia �l�unificazione compiuta nell�ambito di una societ� classista per mezzo del dominio di una classe, ma un�unit� che unifica tutte le classi�: una �societ� senza classi sulla base e nel quadro della societ� classista presente� (�) impedisce il superamento reale degli antagonismi, crea una comunit� illusoria"[206].

Non si deve dimenticare che � anzi, Marcuse lo scrive a chiare lettere � che l�esaltazione fascista della figura eroica determina l�esaltazione del grande industriale[207] a scapito del piccolo industriale, del commerciante borghese. All�interno dell�ideologia fascista c�� una forte componente anticapitalista, ma � e questo � uno dei problemi che il nazismo si trova a dover affrontare � era l�espressione politica della razionalizzazione economica avviata con la cartellizzazione delle industrie. Si apre quindi all�interno stesso dell�ideologia fascista uno iato (e Marcuse non mancher� di farlo rilevare) fra l�ideologia anticapitalista propugnata dagli stessi piccoli industriali timorosi di dover soccombere alla grande industria ed il reale asservimento del regime fascista alle logiche d�impresa[208].

Ma mentre l�anticapitalismo fascista � soltanto un anticapitalismo che non intacca la propriet� privata, in una societ� comunista l�abolizione di questa � prerequisito essenziale alla sua stessa esistenza[209].

Non attaccando il concetto di propriet� e non analizzando dal punto di vista della critica della economia politica la societ� (fondamento essenziale, assieme al materialismo storico, per la comprensione della genesi e dello sviluppo della teoria critica elaborata dai francofortesi), risulta evidente che l�unica cosa che il fascista pu� fare � sempre � � difendere a spada tratta (e non soltanto metaforicamente) l�assetto sociale ed economico esistente. Le contraddizioni sociali, infatti, vengono dai fascisti fatte tacere all�interno di accordi corporativistici dichiaratemente miranti alla eliminazione del movimento operaio[210].

L�antimarxismo e la soppressione di ogni movimento operaio organizzato costituiscono le caratteristiche fondamentali del fascismo, le quali si trovano (evidenziando il debito di gratitudine che ogni liberale deve avere verso il fascismo) anche nella dichiarazione di Mises, riportata da Marcuse, secondo la quale

"il liberalismo sostiene che "il fascismo e tutte le tendenze dittatoriali affini abbiano salvato per il momento la civilt� europea. Il merito che il fascismo si � guadagnato vivr� cos� eterno nella storia" "[211].

Il liberalismo difende la propriet� privata dei mezzi di produzione, ed il fascismo fa altrettanto:

"lo Stato totalitario ed autoritario sposta la sua lotta contro il liberalismo sul piano di una lotta di Weltanschauungen, lasciando da parte la struttura fondamentale del liberalismo: esso accetta infatti largamente questa struttura fondamentale. Come fondamento di quest�ultima avevamo indicato l�organizzazione della societ� basata sull�economia privata, cio� sul riconoscimento della propriet� particolare e dell�iniziativa privata degli imprenditori. Proprio questa organizzazione della societ� rimane alla base anche dello Stato totalitario ed autoritario"[212].

Infine, altra caratteristica che unisce il liberalismo al fascismo e che dimostra la derivazione di questo da quello, � la credenza che esistano "eterne leggi naturali che reggono la vita sociale"[213].

A causa dell�affermarsi politico del fascismo, quello che in precedenza poteva essere considerato un valore per la cultura e per la societ� borghese � il riferimento che il Nostro porta � il razionalismo, inteso come capacit� propria in ogni soggetto di utilizzare criticamente la propria ragione � viene a capovolgersi nel suo contrario. Non � pi� il singolo soggetto a stabilire in base a princip� ci� ch�� giusto, vero, bello: � il sistema che si arroga il diritto di farlo; � il sistema che pretende di essere considerato razionale: si autoconsacra assolutamente necessario[214].

La razionalizzazione e la privatizzazione dell�economia costituiscono il prologo per la "privatizzazione della ratio" [215], e quindi la premessa per la successiva totale deviazione irrazionalistica del sistema, nella quale concetti elaborati dai teorici liberali, come quelli che hanno generato "discorsi sull�universalit�, sull�umanit�, ecc. si arenano in pure astrazioni"[216]. Questi concetti universali vennero considerati �astrazioni� (e per ci� stesso, inutili) dalle popolazioni, in quanto il nazismo era riuscito ad incidere in profondit� nella mentalit� delle popolazioni, facendo breccia nella mentalit� delle popolazioni, facendo breccia in esse sia attraverso uno strato mitologico sia attraverso uno pragmatico. Su questo dobbiamo puntare la nostra attenzione.

Lo strato pragmatico � secondo Marcuse caratterizzato dalla filosofia dell�efficienza e del successo, dalla meccanizzazione e dalla razionalizzazione, nonch� da una notevole dose di realismo[217], in contrapposizione al tradizionale idealismo tedesco � in base a questo carattere ben si comprende la ragione della �morte di Hegel� con l�ascesa di Hitler al potere.

Per penetrare a fondo nella mentalit� della popolazione tedesca, il nazismo � ricorso al cavallo di Troia del mito, cercando di farla rivoltare contro i princip� basilari della civilizzazione occidentale. La rivolta contro questi princip� era rappresentativa della rivolta contro la repubblica di Weimar, nella cui cultura quei princip� erano presenti[218].

La concezione che il fascismo tedesco ha della natura � tale da far giocare ad essa un ruolo molto particolare: essa non viene pi� considerata semplicemente come un elemento di cui ci si possa impadronire ed utilizzare o come ambiente nel quale siano date le basi per lo sviluppo sociale, produttivo; essa viene vista come fonte dei "most fundamental impulses, driver and desires of man"[219]: questa considerazione primordiale della natura � � per Marcuse � pre-cristiana, e pertanto dimostra come essa stessa sia una rivolta contro la civilizzazione occidentale: venendo concepita come fonte degli impulsi pi� fondamentali, delle energie, dei desideri dell�uomo, il quale finisce attraverso questa con l�essere inserito in una sfera nella quale "man lives �beyond good and evil�"[220]. Vivendo al di l� del bene e del male, l�anima dell�uomo viene concepita e rimane in un rapporto antagonistico rispetto alla concezione sviluppata dalla civilt� occidentale: qui si ha conoscenza del bene e del male, l� ci si ferma in un limbo.

Nella storia tedesca, la protesta contro il modello di civilt� sviluppato in occidente ha dato spesso origine a movimenti che spesso sono stati attualizzati ed hanno assunto caratteri di massa. Ci� non elimina la possibilit� � avverte Marcuse � che tali movimenti non abbiano potuto o non possano essere manipolati: l�esempio del nazismo che incita le masse a combattere

"against the Jews and the �capitalist plutocrats�, but the extermination of the Jews and the decline of �finance capital� served to strengthen the hold of those industrial groups which are already predominant in German society"[221].

Marcuse analizza crudamente e realisticamente la situazione tedesca: si accorge, infatti, che chi incita le masse ha una ricompensa immediata, generata nei singoli individui dallo scontento della civilizzazione: i �diversi� divengono il capro espiatorio di soggetti frustrati e manipolati[222].

Una delle caratteristiche del nazismo sta nell�aver rimosso � di contro alla morale cristiana � i tab� sessuali: si tratta per� di cambiamento, non di abolizione degli stessi, cosa che ha generato un rafforzamento del regime, piuttosto che un suo indebolimento[223]. Qualche decennio pi� in l�, il Nostro � riconnettendosi con le analisi fin qui esposte � affermer� che

"l�alto livello di vita non basta a riconciliare le genti con la propria vita e con i propri governanti, la "manipolazione sociale" delle anime e la scienza delle relazioni umane forniscono la necessaria catessi della libido. Nella societ� opulenta, le autorit� non hanno quasi pi� il bisogno di giustificare il dominio che esercitano. Esse provvedono al continuo flusso dei beni; esse provvedono a che siano soddisfatte la carica sessuale e l�aggressivit� dei loro soggetti"[224]

ed aggiungendo subito dopo che la massa,

"efficacemente manipolata ed organizzata, � libera: ignoranza, impotenza e eteronomia introiettata costituiscono il prezzo della sua libert�. Non ha senso parlare di liberazione ad uomini liberi, e noi siamo liberi se non apparteniamo alla minoranza degli oppressi. E neppure ha senso parlare di repressione addizionale ad uomini e donne che godono oggi di una libert� sessuale maggiore di quanta ne abbiano mai avuta in passato"[225].

E se le masse non si ribellano a questo stato di cose, � perch� anche loro si sono perfettamente integrate all�interno della societ�, di una societ� che � apparentemente � non offre alternative a se stessa[226]. Si giunge cos�, attraverso la manipolazione della popolazione, alla fascistizzazione dei paesi democratici: ampie parti dell�ideologia fascista vengono utilizzate in modo consapevole, scientifica, nei paesi �democratici� al fine di sottometterle meglio alle pretese del sistema. Il quale anche qui pretende di avocare a s� il massimo della credibilit�, il massimo della razionalit�. Ma questa � una evoluzione successiva del pensiero del filosofo berlinese, che esamineremo pi� in l�; ora ci interessa continuare a studiarne le premesse, cio� l�interpetrazione che il Nostro d� del fascismo.

Il fascismo ha creato in Germania una nuova mentalit� che �,

"even in its most irrational aspects, the results of a process of totalitarian �rationalization� which remove the moral inhibition, waste and inefficiency that stand in the way of ruthless economic and political conquest"[227].

Per far ci� ha dovuto anche politicizzare tutto, persino la vita privata: tutto si svolge all�interno di una sfera politica[228], la quale � giunta a traviare il significato ed il senso delle parole, pervadendole della propria irrazionalit�[229]. Irrazionalit� che non attiene per� alla sfera direttamente impegnata con la produzione:

"in present day Germany apparently two different mentalities, logics and language coexist: the one, pertaining to the National Socialist philosophy, ideology and propaganda, utterly irrational; the other, pertaining to the realm of administration, organization and daily communication, utterly rational and technical."[230],

ma sono le due facce di una stessa medaglia. Il Nostro tuttavia evidenzia come in realt� proprio il linguaggio pi� strettamente tecnico sia in realt� pienamente subalterno alle logiche di produzione, ai programmi prefissati: tutto, quindi, parla il linguaggio propagandistico del regime. Ma esiste anche un altro linguaggio, quello mitologico, cui fa riferimento � avendo perso quello comune della civilt� occidentale � la popolazione, in questo comunque invogliata dalla propaganda e dall�ideologia nazista. Quella che doveva essere una protesta contro la civilizzazione cristiana si rivela in realt� essere un ulteriore mezzo col quale il nazismo pervade la societ�, piegando � anche con il contributo del mito � tutto al servizio della razionalit� tecnologica[231]. Cos� facendo, per�, il nazismo distrugge i contenuti stessi del mito, il cui valore "becomes an exclusively operational one: they are made parts of the tecnique of domination"[232]. Dopo una attenta analisi della struttura del discorso fascista nelle sue forme sintattiche, il nostro Autore scrive che il linguaggio nazista � fortemente incentrato su idee � che riflettono e riproducono l�irrazionalit� stessa del sistema � irrazionali: le idee di popolo, razza, terra, sangue e di Reich. Sebbene essi sino degli universali, vengono utilizzate come particolari, escludendo altre razze, altri popoli, ecc.[233].

Ma perch� il cittadino tedesco aveva rinunciato alla libert� per un regime totalitario? Una delle spiegazioni pu� essere data, oltre le altre che possono essere fornite, dalla concezione dostoevskijiana del borghese, precedentemente riportata. Il borghese, secondo il grande autore russo, aveva smesso di lottare perch� di fronte non aveva altri all�infuori di s�. Fatto ci�, per�, aveva finito col pagare l�assoluta mancanza di rivali con l�affidarsi ad un regime. Napoleone III prima, Hitler poi: ancora una volta il borghese aveva smesso di lottare purch� gli venisse garantita la s�ret�[234]. Nel nome di questa sicurezza, che avrebbe dovuto garantire la "libera conduzione dell�economia"[235] si � giunti al massimo di garanzie per i grandi industriali.

A porre per primo l�attenzione sul momento della razionalizzazione � stato, afferma il filosofo berlinese, Max Weber[236]. Il Nostro torner� sul pensiero di Weber nel corso di un convegno di sociologia, negli anni �60. E� utile soffermarsi un momento su questo intervento, nel quale si afferma che per Weber

"l�idea specificamente occidentale della ragione sui realizza in un sistema della civilt� materiale ed intellettuale (economia, tecnica, �condotta della vita�, scienza, arte) che trova il suo pieno sviluppo nel capitalismo industriale, e questo sistema tende verso un tipo specifico di dominio, che diventa il destino dell�epoca presente: la burocrazia totale"[237].

Prima di andare avanti, comprendendo il nesso sotterraneo che lega Weber al nazismo, occorre fermarsi un momento ancora su questo intervento del Nostro, a detta del quale

"nello sviluppo della razionalit� capitalistica, l�irrazionalit� diventa cos� ragione: ragione, in quanto sviluppo frenetico della produttivit�, conquista della natura, allargamento della ricchezza di merci (e della loro disponibilit� per strati pi� larghi della popolazione); ma irrazionale, perch� l�aumentata produttivit�, il dominio della natura e la ricchezza sociale diventano forze distruttive"[238]:

Ecco cos� esplicitato, con estrema chiarezza, il senso dell�irrazionalit� del sistema. Ma il nostro Autore non si ferma qui: accusa senza mezzi termini Weber di essere stato uno dei precursori del fascismo:

"si � definito un �borghese� e ha identificato il suo lavoro con la missione storica della borghesia: in nome di questa pretesa missione ha accettato l�alleanza di strati rappresentativi della borghesia tedesca con gli organizzatori della reazione e della repressione; per gli avversari politici dell�estrema sinistra ha raccomandato il manicomio, il giardino zoologico e le rivoltellate; si � infuriato contro gli intellettuali che hanno sacrificato la loro vita per la rivoluzione"[239].

L�opera weberiana, per il suo puntare sull�industrializzazione capitalistica nella prospettiva imperialistica, apre le porte alla concezione totalitaria dello stato per il semplice fatto che gi� "evoca il carisma irrazionale"[240]. Abbiamo sin qui evidenziato alcune delle caratteristiche del pensiero weberiano, che si ritrovano pari pari nell�ideologia fascista.

Abbiamo in precedenza visto che il carisma costituisce una delle basi ideologiche del fascismo. Marcuse, nell�analizzare l�opera di Weber, pone in luce come proprio dall�estrema razionalit� dell�apparato burocratico discende l�assoluta necessit� del "vertice carismatico"[241]. Lasciamo sia Marcuse stesso a chiarire il suo pensiero:

"Di tutti i concetti weberiani quello di carisma � forse il pi� problematico: gi� il termine implica il pregiudizio di una consacrazione quasi religiosa data ad ogni specie di dominio che riesca ad imporsi e pretenda di essere dominio personale. Non si vuole qui discutere il concetto stesso, ma esaminarlo solo nella misura in cui esso possa giovare a chiarire la dialettica di razionalit� ed irrazionalit� nella scienza moderna. Il dominio carismatico si presenta come stadio di un doppio processo evolutivo: da un lato il carisma tende a rovesciarsi in un dominio consolidato di interessi, mentre, dall�altro, l�organizzazione burocratica si sottomette a sua volta ad un vertice carismatico. (�) Ci� che inizia come carisma del singolo e del suo seguito personale, si compie poi nel dominio di un apparato burocratico di funzioni e diritti acquisiti, in cui i dominati dal carisma diventano �sudditi� regolari, che pagano le tasse ed adempiono dei doveri"[242].

Qual �, a questo punto, l�intima connessione che unisce Weber al fascismo? Essa � data � oltre che dal carisma, del quale abbiamo gi� parlato � dalla funzione che la burocrazia viene ad assumere nel fascismo.

La burocrazia (governativa, industriale, di partito) ha il compito di far raggiungere un fine prefissato alla popolazione. Poich� quella fascista non � soltanto una economia altamente razionalizzata, ma pi� precisamente una economia di guerra, tutta la popolazione deve rispondere con la massima efficienza agli imperativi dell�apparato industriale. Weber, afferma Marcuse, aveva intuito che essa era assolutamente

"inseparabile dalla progressiva industrializzazione, trasferendo all�insieme della societ� la capacit� di prestazione, portata al massimo, dell�impresa industriale: esso � il mondo formalmente pi� razionale del dominio"[243]

che qui diviene dominio dell�apparato, costruito sul sapere specializzato[244]. Su questa base apparentemente neutra (quella del sapere), emerge la burocrazia. Essa, che regola nel modo pi� opportuno la societ� ai fini della produzione altamente razionalizzata e pianificata, � essa stessa strumento del carismatico e del gruppo di potere che accanto a lui si raccoglie. L�aumento del livello di specializzazioni non fa altro che aumentare in modo esponenziale il peso e l�importanza della burocrazia. Marcuse gi� negli anni �40 si rende conto dell�importanza che avranno i i white collars nella societ� odierna, partendo proprio dall�analisi che stava compiendo sulla struttura della societ� nazista[245].

Il linguaggio della burocrazia, altamente tecnico, riproduce il linguaggio fascista, anch�esso strettamente tecnico e nel quale i suoi concetti "aim at a definite pragmatic goal, and fixate all things, relations and institutions in their operational function within the National Socialist system"[246]. Tutto � definito, all�interno del sistema fascista, in base a concetti ed a modalit� di comportamento operazionali, funzionali al mantenimento ed al rafforzamento del sistema. In tale situazione, persino il linguaggio usuale ed il significato che in passato avevano determinati concetti vengono ad essere svuotati di senso, privati del loro significato originario ed assumono un nuovo senso, pi� consono alle richieste del sistema � che cerca di evitare l�esplodere di conflitti sociali: i concetti utilizzati vengono �depotenziati�, tradotti � letteralmente � in maniera tale da renderli privi di tutto il loro potenziale critico, ed infine rimessi in circolazione[247]. In tal modo

"concetto e parola tendono a coincidere, o meglio il concetto tende ad essere assorbito dalla parola. Il primo non ha altro contenuto che non sia quello designato dalla parola nell�uso pubblicitario, standardizzato di questa, n� ci si aspetta che alla parola segua altra risposta che non sia il comportamento standardizzato, proposto dalla pubblicit� (reazione)"[248].

Se i concetti critici vengono depotenziati a tal punto da essere se non rovesciati nel loro contrario, almeno abbondantemente stravolti[249], allora della ragione umana non si sa che fare: tutto ci� che il sistema chiede � semplicemente sottomettersi ad esso, lavorare e produrre rispondendo positivamente alle richieste del sistema[250]. La razionalit� individuale cessa di essere un valore: � invece il sistema ad esserlo. La conseguenza diretta di ci� � che l�individuo, ormai privato della ragione, si affida totalmente al sistema, gli crede ciecamente. Colui il quale regge il sistema non deve nemmeno pi� indire � di tanto in tanto � le elezioni (come in Italia fino al 1925 ed in Germania fino al 1933) o i referendum consultivi (come nella Francia del Secondo Impero): l�appoggio popolare, dopo questo costante e continuo lavaggio del cervello, � certo. Le frange di dissenso se non sono perseguitate attraverso veri e propri pogrom con la partecipazione pi� o meno attiva della popolazione, vengono costrette all�illegalit� ope legis.

L�inversione � compiuta: lo stato liberaldemocratico si trasforma in autoritario.

Al termine della guerra, la situazione economica della Germania era disastrosa[251]: lo smembramento del Paese in L�nder economicamente autarchici era il risultato della politica delle forze alleate, il cui piano originario era addirittura la trasformazione di un Paese ad alta industrializzazione in un Paese agrario[252]. Il tutto poi era aggravato dalla crisi economica e dall�arrivo di profughi causato dallo spostamento ad Ovest dei confini geografici e politici del paese. Gli statunitensi, che pi� delle altre potenze occupanti erano coinvolte economicamente nello sforzo della ricostruzione post-bellica, resisi conto che mantenere i L�nder privi di un organismo centrale unitario avrebbe significato un continuo e sempre maggiore sforzo economico delle potenze occupanti, avviarono di concerto con le altre potenze atlantiche la ricostruzione della Germania[253].

Kirchheimer, Neumann e soprattutto Marcuse avrebbero voluto, al termine del conflitto, riprendere il loro lavoro all�interno dell�Istituto. Il Nostro � che aveva studiato per conto dell�OSS il fenomeno nazista ed aveva cercato di fornire dei suggerimenti, una volta finita la guerra, per una ripresa della vita democratica[254] - premeva particolarmente perch� venissero al pi� presto riprese le pubblicazioni della Zeitschrift f�r Sozialforschung, ma proprio dai direttori dell�Istituto il progetto venne boicottato, spaventati dall�avvenuta radicalizzazione del filosofo berlinese, il quale nel frattempo era passato a lavorare come analista per il Dipartimento di Stato, che nello stesso periodo si trovava sotto

"constant attack from the right-wing, isolationist press during the war (�too many professors�, in the words of one astute journalist), and Mc Carthyite forces were not alarmed by the presence of fascists in the State Department"[255].

Nel clima da caccia alle streghe determinato prima dallo scoppio della guerra e che era tornato al termine della stessa ad opera di Mc Carthy, Marcuse pubblic� quattro lavori: Ragione e rivoluzione, Soviet Marxism, Eros e civilt�, L�uomo ad una dimensione. Essi rappresentano la produzione matura � quella che lo ha reso celebre come uno dei guru della Nuova Sinistra � del Nostro.

� 2.1b La nuova interpretazione del pensiero hegeliano (back to top)

La nuova lettura di Hegel che Marcuse propone nel 1941 in Ragione e rivoluzione costituisce uno dei suoi principali contributi, e non in qualit� di dipendente dai servizi segreti statunitensi, alla lotta contro il nazifascismo. L�originalit� della pubblicazione sta tutta nel suo essere un lavoro esplicitamente partigiano � particolare che viene determinato non soltanto da ci� che l�Autore scrive nella prefazione[256], ma anche perch� l�interpretazione che del pensiero di Hegel il Nostro presenta[257], � fornita sulla base che del pensiero di Hegel avevano dato la sinistra hegeliana (Feuerbach, Strauss, Bauer, Ruge, Stirner ed, in buona misura, Engels) e Karl Marx � che di quella era stato il critico pi� sarcastico e feroce.

Ragione e rivoluzione � brillante sommario del pensiero hegeliano, scritto con evidente intento divulgativo � potrebbe essere considerata una sorta di continuazione (politica, per�) della precedente Habilitationsschrift, nella quale l�Autore prende in esame un nuovo aspetto del pensiero hegeliano: dalla fondazione di una teoria della storicit�, incentrata sul concetto di vita (e quindi anche quelli di esistenza e di storicit�) analizzata ne L�ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della storicit�, il Nostro passa a considerare un aspetto ad essa strettamente connesso � cio� quello della dimensione sociale (associata) della vita, dell�esistenza dei singoli soggetti. Al centro dell�esposizione marcusiana, pi� che la sommaria esposizione data del pensiero di Hegel, vi � la teoria hegeliana dello Stato e della societ�[258].

Nell�analizzare queste problematiche, il Nostro dar� una lettura del pensiero di Hegel che risente fortemente degli sviluppi del pensiero del gruppo del Doktorklub, cio� del gruppo dei �giovani hegeliani� berlinesi, le cui frasi "scuotono il mondo"[259], che Marx conosceva assai bene e con i quali Engels aveva avuto i pi� stretti contatti[260].

L�interpretazione che offre Marcuse, basata su quella della sinistra hegeliana e su quella di Engels, � marxista, ma non � influenzata dall�interpretazione marxiana del pensiero di Hegel, tanto da essere l�opera che meno risente dell�influsso di Marx. Marcuse, tuttavia, non � per� il primo ad incorrere in questo errore, che deriva dalla �canonizzazione� � compiuta da Lenin � dell�interpretazione del pensiero di Hegel che Engels aveva dato. In alcune pagine di Storia e coscienza di classe anche Luk�cs segue Engels � secondo il quale sarebbe stato possibile individuare una netta separazione, all�interno del pensiero di Hegel, fra un momento �rivoluzionario� ed uno �conservatore�.

Su tale interpretazione vi fu un acceso dibattito fra Marcuse e L�with, il quale sosteneva che a Marcuse andava indubbiamente riconosciuto il merito di aver fatto meglio conoscere il pensiero di Hegel presso le popolazioni di lingua inglese, ma lo accusava apertamente di partigianeria e di rimanere sullo stesso piano dei teorici fascisti, per i quali Hegel era stato un precursore del fascismo[261], ed affermava che "Hegel non � n� reazionario n� rivoluzionario"[262]. Ma non finiva qui: L�with accusava apertamente Marcuse di non aver saputo interpretare correttamente il ruolo che la borghesia ed il proletariato hanno avuto nella presa del potere da parte dei regimi fascisti in Germania ed in Italia[263]. La risposta di Marcuse non si fece attendere: il Nostro rivendic� l�essere di parte della sua opera come un contributo alla lotta contro il nazifascismo[264] e sottolineava come, essendo L�with un valido interprete del pensiero hegeliano, non poteva a questi sfuggire che la natura dei regimi nazisti contraddice la filosofia hegeliana, poich� "� focalizzata sulle categorie di ragione e di libert�"[265] che Hegel dapprima sviluppa come categorie ontologiche e poi "trae da esse precise conclusioni sociali e politiche concernenti le forme concrete dello Stato e della societ�"[266] e contesta infine a L�with il fatto di aver frainteso e il pensiero hegeliano e il pensiero marxiano. Tali osservazioni e precisazioni marcusiane in merito all�interpretazione che L�with dava a Ragione e rivoluzione furono la causa di una seconda recensione a tale opera, nella quale il recensore effettivamente mostrava di aver capito ed apprezzato le critiche marcusiane, tanto da riconoscere che

"Il vero marxismo risulta pi� sofisticato di quanto ritenga il marxismo volgare, e il vero hegelismo � molto pi� realistico di quanto immagini l�attuale neohegelismo. Credo che tanto gli hegeliani accademici, quanto i seguaci di Marx abbiano molto da apprendere dallo sforzo di Marcuse di integrare i due"[267].

Dopo aver accennato al fatto che Marcuse interpreta Hegel secondo l�ottica della �sinistra hegeliana�, vediamo come questa � a sua volta � interpretava il pensiero di Hegel.

La lettura che dai giovani hegeliani veniva data dell�opera di Hegel, era tendente a porre in luce "un aspetto del sistema hegeliano e lo rivolge tanto contro l�intero sistema quanto contro gli aspetti che ne estraggono gli altri"[268] giovani hegeliani. Marx analizz� con vero interesse l�interpretazione che di Hegel dava Feuerbach[269], tanto pi� perch� questi fu il primo a non fermarsi alla critica della religione, in quanto tutta

"la critica filosofica tedesca da Strauss fino a Stirner si limita alla critica delle rappresentazioni religiose. Si cominci� dalla religione reale e dalla teologia vera e propria. (�) Il progresso consisteva nel sussumere sotto la sfera delle rappresentazioni religiose o teologiche anche le rappresentazioni metafisiche, politiche, giuridiche, morali, ecc. che si presumevano dominanti; nel proclamare cos� che la coscienza giuridica, politica, morale � la coscienza religiosa o teologica, e che l�uomo politico, giuridico, morale, cio� �l�uomo�, in ultima istanza, � religioso. Fu presupposto il dominio della religione. A poco a poco ogni rapporto dominante fu dichiarato rapporto di religione e trasformato in culto, culto del diritto, culto dello Stato e cos� via"[270].

Feuerbach diede invece una lettura assai differente da quella allora in voga presso gli altri �giovani hegeliani�: fece osservare come in realt� il pensiero di Hegel stesse a simbolizzare, sia pure in maniera confusa, una condizione psicologica, una proiezione delle virt� del genere umano in un dio straniero, lontano[271]. Marx si convinse della giustezza del metodo, ma � influenzato da Moses Hess, anche lui hegeliano �di sinistra� � diede una interpretazione, modificata, della lettura di Feuerbach: per lui il pensiero di Hegel

"was not an allegory of religion but of economics. The adventure of Spirit, its passage via objectification back to itself, were a symbol of man�s sufferings in a divided economy and of his eventual return to wholeness by the re-appropriation of what was really his ownbut seemed alien, the economic process"[272].

Alla morte di Hegel, la scuola che aveva creato si divise in tre tronconi. Da una parte i �vecchi hegeliani� � gran parte di loro furono editori delle opere di Hegel � (von Henning, Hotho, Marheinecke, Conradi, Goeschel, Gabler, Fischer e Bauer � il quale poi pass� alla Sinistra) i quali tendevano ad una conservazione totale del sistema del maestro, in modo particolare per ci� che riguardava la problematica religiosa[273] - sulla quale, come si � visto, si appuntavano le critiche dei �giovani hegeliani�. Fra i �vecchi� (Destra) ed i �giovani� (Sinistra) hegeliani, il �Centro� (Michelet, Gans, Rosenkranz � considerato anche lui un �vecchio hegeliano�).

Una delle ragioni della scissione della scuola hegeliana fu determinato dalle differenti possibilit� di interpretare il momento del �superamento� dialettico nella filosofia di Hegel: esso poteva interpretato "tanto in senso conservatore quanto in senso rivoluzionario"[274]. Il pensiero di Hegel, almeno nella sua fase matura (dal 1816 alla morte, secondo Marcuse)[275], era infatti venuto a coincidere con la Restaurazione � periodo nel quale "Hegel divenne il cosiddetto filosofo ufficiale dello Stato prussiano e il dittatore filosofico della Germania"[276], ma le sue opere presentavano � come si � detto � un carattere ambivalente: ci� consentiva alla �sinistra hegeliana� ed al circolo del Doktorklub di affermare che Hegel aveva

"nascosto l�aspetto critico-rivoluzionario della sua teoria sotto quello dogmatico-conservatore"[277].

Il tentativo compiuto dai membri della �sinistra hegeliana� e del Doktorklub fu quello di portare alla luce l�aspetto rivoluzionario della teoria di Hegel; il Nostro si ricollega esplicitamente a quella linea di pensiero che

"was the secretly, or at least implicitly, revolutionary Hegel imagined by the Berlin Doktorklub, the Hegel whose theory of essence was a programme for revolution"[278].

Engels, fortemente influenzato dall�interpretazione che questi davano del pensiero di Hegel, scrive che i

"limiti nei quali Hegel stesso aveva arginato il fiume poderoso, giovanile e ribollente, delle conseguenze delle conseguenze della sua dottrina, erano condizionati in parte dal suo tempo, in parte dalla sua personalit�. Il sistema era compiuto nei suoi tratti fondamentali prima del 1810, la concezione generale del mondo di Hegel fu conclusa con il 1820. Le sue idee politiche, la sua teoria dello Stato, sviluppata guardando all�Inghilterra portano innegabilmente l�impronta dell�et� della restaurazione, cos� come non gli fu chiara nella sua necessit� storica neppure la rivoluzione di luglio. Cos� egli stesso fu soggetto alla norma, da lui stesso enunciata, che ogni filosofia � solo il contenuto di pensiero del proprio tempo. D�altro lato, le sue opinioni personali furono s� corrette dal sistema, ma non senza influire sulle conseguenze di esso. Cos� la filosofia della religione e quella del diritto sarebbero riuscite affatto diverse se egli avesse fatto pi� astrazione dagli elementi positivi che si trovavano in lui in conformit� della cultura del suo tempo, e se invece le avesse sviluppate a partire dal pensiero puro. A ci� si possono ridurre tutte le incongruenze, tutte le contraddizioni di Hegel. Tutto ci� che appare troppo ortodosso nella filosofia della religione, troppo pseudo-storico nel diritto pubblico, si deve comprendere da questo punto di vista. I princip� sono sempre indipendenti e liberali, le conseguenze � nessuno lo nega � qua e l� moderate, anzi illiberali"[279].

All�autorit� di Engels, autore di queste affermazioni, si sono sempre richiamati i critici marxisti � ed anche il Luk�cs di Storia e coscienza di classe, come si � visto in precedenza, si richiama a tale interpretazione[280]. La quale � come si � detto � � anche la linea interpretativa del Nostro, il quale finisce cos� � seguendo la linea interpretativa engelsiana, mutuata in seguito dai socialisti russi ed adottata infine anche da Lenin � col distinguere nel pensiero di Hegel fra i presupposti teorici (rivoluzionari) del suo pensiero e le sue conclusioni (conservatrici): anche per il filosofo berlinese, cos� come in passato per la �sinistra hegeliana�,

"la celebre identit� hegeliana di Reale e Razionale non dev�essere intesa come la constatazione o consacrazione di uno stato di cose esistente, quanto, piuttosto, come un programma da attuare"[281].

Ben altra era la posizione di Marx in merito al pensiero hegeliano. La critica che il filosofo di Treviri volge ai �giovani hegeliani� risale a molto tempo prima della stesura de L�ideologia tedesca o della Sacra famiglia: essa viene svolta per la prima volta da Marx nella stesura della sua tesi, laddove afferma che

"riguardo ad Hegel, � per pura ignoranza che i suoi discepoli spiegano questa o quella determinazione del suo sistema come dovuta ad accomodamento o cose del genere, in una parola moralisticamente. Essi dimenticano che fino a poco tempo fa, come si pu� loro mostrare con evidenza in base ai loro propri scritti, seguivano entusiasticamente tutte le sue unilateralit�. Se erano effettivamente cos� presi dalla scienza ricevuta bella e pronta da abbandonarsi ad essa con ingenua ed acritica fiducia, allora era tanto pi� una mancanza di scrupolo rimproverare una mancanza di scrupolo nel rimproverare un�intenzione nascosta dietro le sue vedute a quel maestro per il quale la scienza non era qualcosa di ricevuto, ma qualcosa in divenire, fino alla cui pi� estrema periferia pulsava il suo pi� intimo sangue spirituale! Con ci� essi fanno piuttosto nascere il sospetto di non avere essi stessi, precedentemente, fatto sul serio; e questa loro precedente posizione adesso la combattono attribuendola ad Hegel: ma cos� facendo dimenticano che egli aveva con il suo proprio sistema un rapporto immediato e sostanziale, mentre essi si trovano in un rapporto riflesso. Che un filosofo incorra in questa o quella apparente incoerenza per questo o quell�accomodamento, � concepibile; egli stesso pu� esserne cosciente. Ma ci� di cui egli non � cosciente � che la possibilit� di questi apparenti accomodamenti ha la sua pi� profonda radice in una insufficienza, o in un�insufficiente esposizione del suo stesso principio. Se dunque un filosofo � realmente venuto ad accomodamenti, i suoi discepoli debbono spiegare in base alla sua interna coscienza essenziale, ci� che per lui stesso aveva la forma di una coscienza essoterica"[282].

Marcuse, come abbiamo gi� visto, si colloca sulla linea interpretativa del pensiero hegeliano che dal Doktorklub attraverso Engels giunge fino a Lenin. Appare qui per la prima volta � e ritorner�, con altre vesti, pi� in avanti nell�opera del Nostro � la distinzione fra la filosofia negativa e la filosofia positiva[283]: non si tratta, per�, di mere contrapposizioni terminologiche, ma di autentiche contrapposizioni teoriche e politiche.

Il pensiero di Hegel era infatti stato definito dai suoi contemporanei filosofia negativa poich� uno dei suoi presupposti teorici concerneva la distruzione del reale: infatti, scrive Colletti, la

"filosofia di Hegel fa capo a tre affermazioni. (�) La terza, che la realizzazione del principio dell�idealismo implica la distruzione del finito e l�annientamento del mondo"[284].

La teoria hegeliana dello stato venne, con l�interpretazione della �destra hegeliana� che in tal modo stava servendo alle necessit� della monarchia prussiana, �irrigidita� mentre la sua struttura interna conteneva invece � secondo l�interpretazione della �sinistra hegeliana� � grandi potenzialit� rivoluzionarie[285]. Divenne quindi tutt�altro che casuale l�appoggio che le classi dominanti diedero a quelle filosofie il cui compito primario fu quello di lottare contro il pensiero di Hegel (Schelling, Comte, Stahl) mentre quelle � antihegeliane anch�esse � che cercavano la salvezza del �singolo� (Kierkegaard) dalle sistemazioni hegeliane, in quanto anch�esse radicali finivano con l�essere messe da parte dalle istituzioni � nel caso di Kierkegaard, quelle religiose.

Nel 1830 e nel 1848, l�Europa venne percorsa da fermenti rivoluzionari che la percorsero nuovamente tutta. L�intenso sviluppo tecnologico dovuto alla meccanizzazione della fabbrica, gener� un forte movimento di lotte che vie nuovamente la Francia protagonista principale di queste lotte e la sua borghesia[286] riuscire prima a prendere il potere (con la �rivoluzione borghese� del 1830, con la quale aveva messo sul trono gli Orl�ans) e poi lottare per mantenere il proletariato, che l�aveva aiutata nella sua lotta, nelle stesse condizioni di subalternit� di prima. Nel giro di diciotto anni, per�, il movimento operaio europeo torn� protagonista delle lotte in tutta Europa. Sempre in Francia, una nuova insurrezione � causata dall�improvviso divieto che era stato posto ad un grande raduno per la democratizzazione del Paese � determinava la caduta della monarchia di luglio degli Orl�ans e la proclamazione della (seconda) Repubblica.

Si poneva pertanto la necessit�, tanto in Francia � bisognosa di dimostrare agli altri Paesi di essere politicamente stabile ed affidabile � quanto in Germania � dove il pensiero hegeliano aveva ancora una notevole influenza � di far perdere terreno ad un pensiero le cui interpretazioni pi� avanzate ponevano pubblicamente in discussione la funzione ed il ruolo dello Stato e della religione[287]. Perci�, l�interpretazione che venne dapprincipio data del pensiero hegeliano ad opera di alcuni dei suoi stessi discepoli era mirante a mostrare come l�opera di Hegel avesse il preciso compito di restaurare "la vecchia metafisica, i dogmi della chiesa e il contenuto sostanziale delle forze etiche"[288]. Ci� per� non bastava: fu per eliminare del tutto il pensiero hegeliano dalle universit� prussiane che Schelling venne chiamato a Berlino, a prendere il posto del suo vecchio compagno di studi, dopo che, per tanti anni, era rimasto nel dimenticatoio. A seguire le sue prime lezioni berlinesi dopo la scomparsa di Hegel, c�erano hegeliani ed antihegeliani � spiccavano le presenze di Engels, Burckardt, Kierkegaard, Bakunin[289] - ma il contenuto delle sue lezioni era gi� noto da tempo: il latente antiilluminismo che era emerso nel suo periodo senese, unito a "tendenze politico-reazionarie"[290] emerse a partire dal 1804, con la pubblicazione di Filosofia e religione, nella quale per la prima volta fa la sua comparsa la "separazione di filosofia negativa e filosofia positiva"[291]. Trent�anni dopo, � proprio sulla base di questa distinzione che egli � chiamato a Berlino da Federico Guglielmo IV[292], e perch� "sia considerato il San Giorgio destinato ad uccidere il drago della filosofia hegeliana, e soprattutto la sua ala sinistra radicale"[293]. Per una monarchia antiilluministica e reazionaria come quella prussiana, la teorizzazione schellinghiana della filosofia positiva era ci� che serviva per potere evitare critiche distruttive: nel pensiero di Schelling si potevano trovare gli strumenti idonei alla bisogna, dal momento che

"per la filosofia negativa, che si basa sulla conseguenza logica, pu� essere indifferente che ci sia un mondo e che questo concordi con la sua costruzione, quella positiva procede mediante il pensiero libero e deve cos� avere la sua conferma nella esperienza, con la quale deve procedere di pari passo. (�) Venendo in esse presupposto un pensiero libero, cio� volitivo, le sue dimostrazioni valgono solo per coloro che sono �saggi�; non si deve solo capirle ma anche voler sentire la loro forza"[294].

La divisione schellinghiana fra filosofia positiva e filosofia negativa precorre, e richiama da vicino, la teorizzazione comtiana. Il filosofo francese aveva posto al centro della sua speculazione filosofica "l��tude de la nature comme servant de base rationelle � l�action sur la nature"[295] e lo studio dei fenomeni "assujettis a des lois naturelles invariables"[296]. Il filosofo francese aveva in programma di studiare le circostanze in cui si danno i fenomeni[297] e soprattutto considerava esplicitamente compito della filosofia positiva quello di ristabilire l�ordine nella societ�[298], sconvolta dagli effetti della rivoluzione francese.

Il positivismo � che ha sottolineato l�importanza dell�adozione di politiche tese al miglioramento delle condizioni di vita della classe operaia al fine di evitare pericolose (per il potere) sollevazioni � fu da l� a poco �adottato� come ideologia delle classi dominanti; Comte fu tra i primi a scrivere a proposito dell�uso politico dell�istruzione finalizzata alle necessit� tecnologiche dell�industria[299] � tema questo che continua a permeare a tutt�oggi la societ� capitalistica: non � affatto casuale che il modo di produzione capitalistico nel suo momento di sviluppo taylorista (ed in misura ancor pi� crescente oggi) richieda personale qualificato, con un certo grado di istruzione.

Ed � proprio sulla tecnologia in quanto strumento di sottomissione alle esigenze del sistema ed alla integrazione in esso che dovremo ora soffermarci.

� 2.2 Freud e la tecnologia come strumento di condizionamento (back to top)

Nello stesso periodo in cui il Nostro analizza la societ� nazista, analisi che ritorner� ad affacciarsi anni dopo nelle sue analisi della societ� sovietica ed occidentale, si pone in lui un problema � strettamente connesso all�analisi del nazismo � dell�uso politico della tecnologia.

Come si � visto in precedenza, una delle caratteristiche positive che l�insieme della societ� attribuiva ad ogni singolo individuo, era l�uso libero della propria ragione, anche in aperto contrasto con le prescrizioni della societ� stessa[300]. Lo stravolgimento di questa positiva caratteristica umana � causa dell�adozione di schemi di pensiero nei quali all�uomo viene richiesto di non pensare, di � per meglio dire � agire in sintonia con le aspettative del sistema ed in base alle esigenze dello stesso[301]. Esso richiede che le attivit� dei singoli membri del sistema siano coordinate fra loro, per riuscire a spremere dagli stessi individui il massimo dell�efficienza produttiva[302] (plusvalore). In questo tipo di societ� non � possibile pensare a delle alternative: i comportamenti �premiati� dal sistema � i modelli �vincenti�, quelli cui ognuno deve ispirarsi � sono quelli che, paradossalmente, accettano le richieste del sistema (facendo passare per reale la pretesa razionalit� dello stesso) rinunciando alla propria razionalit�[303]. L�individuo � alienato, � sempre alienato. Anche quando non lavora[304]. In un sistema onnipervasivo come questo, qualsiasi "forma di protesta non ha senso e l�individuo che insistesse a parlare della sua libert� di azione sarebbe preso per pazzo"[305]. L�indottrinamento � scrive Marcuse � � iniziato con l�uso delle macchine[306] e risponde alle stesse direttive richieste dal sistema delle aziende: precisione ed efficienza. Le funzioni dell�individuo sono dirette a soddisfare le richieste del sistema, dimenticando quelle sue proprie[307]. Una di esse � la possibilit� di vivere una vita non alienata, una vita nella quale il lavoro � grazie al progresso tecnico � posa essere superato, abolito[308]. Ci� � proprio quanto il sistema non vuole:

"Non solo l�apparato politico ma anche (e soprattutto) quello tecnico sono diventati sistemi di dominazione nei quali le classi lavoratrici sono integrate e si integrano"[309].

A questo punto, la ricerca del Nostro doveva approdare alle basi, alla fondazione del dominio tecnologico[310]. L�incontro con il pensiero di Freud era, pertanto, obbligato[311]. Eros e civilt� (1955) assolve al compito di dare una spiegazione psicologica alla necessit� del lavoro. L�opera risente dell�influenza � per i suoi stessi contenuti � della Dialettica dell�illuminismo (1947) di Horkheimer ed Adorno. Ci� dimostra come Marcuse � che di fatto non faceva pi� parte della scuola dal 1941 � in realt� si inserisca perfettamente all�interno dei filoni di ricerca aperti dagli altri membri dell�Istituto e che essi studiavano, riprendendone le tematiche ed utilizzandole con originalit�.

Lo spunto per la critica della societ� contemporanea e del modo di produzione capitalistico � e quindi anche dell�uso politico della tecnologia, ai fini di estendere e perpetuare il dominio � viene da Marcuse trovato nelle opere non cliniche di Sigmund Freud.

Secondo la teoria dello sviluppo della societ�, elaborata da Freud ed interpretata dal Nostro, essa si � evoluta e creata sulla base di un parricidio: in origine la trib� era dominata da un solo individuo maschio che teneva per s� tutte le femmine ed impediva agli altri � ed ai suoi figli � di accostarvicisi, costringendo tutti gli altri individui a lavorare[312]. Ad un certo punto del processo evolutivo, i figli coalizzatisi uccidono il padre e finalmente possono anche loro conoscere quei piaceri che il padre aveva mantenuto cos� a lungo per s�. Al padre primordiale segue quindi il matriarcato[313], la cui funzione sostanziale fu quella di riconciliare l�individuo con se stesso ed il mondo. A questo periodo � che coincide con quello autentico dell�et� dell�oro � succede infine l�epoca in cui i fratelli � riuniti nell�orda � si dividono oltre che le donne anche i compiti:

"Freud, con questa storia ipotetica dell�orda primitiva, considera la ribellione dei fratelli come una ribellione contro il tab� paterno sulle donne dell�orda, non � implicita alcuna protesta �sociale� contro l�ineguale divisione del piacere. Di conseguenza la civilt� comincia in senso stretto soltanto nel clan fraterno, quando i tab�, ora autoimposti dai fratelli che dominano, completano la repressione nell�interesse comune di conservare il gruppo nel suo insieme. L�evento psicologico decisivo che separa il clan fraterno dall�orda primitiva � lo sviluppo del senso di colpa. Un progresso oltre l�orda primitiva � cio� la civilt� � presuppone il senso di colpa. Esso intrometta negli individui, e quindi sostiene, le principali proibizioni, costrizioni, e differimenti della soddisfazione, dalle quali dipende la civilt�"[314].

Questa � la fine della rivolta contro il padre: i fratelli hanno ormai introiettato gli ordini e le responsabilit� di cui il padre li ha caricati ed egli viene divinizzato[315]. I fratelli raccolti nell�orda hanno compiuto il salto: sono passati, accettando spontaneamente le imposizioni paterne dopo averle avvertite per tanto tempo come un peso, dal principio del piacere (quello della soddisfazione immediata dei bisogni, rappresentato dal periodo compreso fra l�assassinio del padre e la assunzione delle proprie responsabilit�) a quello della realt�, nel quale la soddisfazione dei piaceri viene spostata pi� in l�, non soddisfatta immediatamente[316]. E� questo che scatena � all�interno dell�individuo � i conflitti psichici fra l�Io, l�Es ed il Super-Io[317]. L�Es, la struttura pi� antica, pretende la soddisfazione immediata del proprio piacere; il Super-Io invece impone il rinvio di questa soddisfazione immediata del piacere. Lo spiacevole compito di mediare fra le richieste dell�Es e le imposizioni del Super-Io, spetta all�Io[318] � il quale ha soprattutto il delicatissimo compito di non far percepire all�Es la realt� in maniera negativa, di �corazzarlo�, per cos� dire contro la realt� esterna, impedendone cos� la distruzione[319]. L�Io � struttura evoluta dell�Es � finisce con il dover lottare su due fronti: per preservare l�Es dalla realt� esterna e per non sentire la stessa come un pericolo. Il Super-Io, istanza censoria, sorge proprio nella fase della "dipendenza del bambino dai suoi genitori"[320] e finisce per concentrare in s� la moralit�, i �valori superiori�.

L�Es, come si � detto vive sotto il dominio del principio di piacere: pertanto pretende la soddisfazione immediata del proprio bisogno[321]. L�Io invece opera in base al principio della realt�: pertanto lotta contro l�Es affinch� questi differisca la soddisfazione del bisogno[322]. Ci� � secondo Marcuse � � dovuto al fatto che dietro

"il principio della realt� sta il fatto fondamentale dell�Ananke o penuria (Lebensnot), e ci� significa che la lotta per l�esistenza si svolge in un mondo troppo povero per poter soddisfare i bisogni umani senza continue limitazioni, rinunce e differimenti"[323].

Il Nostro a questo punto scrive che la penuria � stata pianificata (si ricordi la precedente analisi marcusiana sul nazismo e la sua affermazione che questo era un sistema costruito sulla scarsit�) e giunge a parlare, per mezzo della soddisfazione del piacere, del lavoro:

"quel tanto di soddisfazione che � possibile raggiungere necessita lavoro, un adattamento pi� o meno doloroso, e attivit� atte a procurare i mezzi atti a soddisfare i bisogni"[324].

Qui il Nostro si rif� all�Ideologia tedesca: scrive infatti l�Autore che la penuria �

"conseguenza di un�organizzazione specifica della penuria e di un atteggiamento esistenziale specifico imposto da questa organizzazione. Durante tutto il corso della civilt� il bisogno prevalente fu sempre organizzato (anche se in forme molto diverse) in modo tale da non distribuire mai collettivamente la penuria a seconda delle necessit� individuali, man mano che esse si sviluppano. Al contrario la distribuzione della penuria come anche lo sforzo di superarla con il lavoro, sono stati imposti agli individui � dapprima con la violenza pura, pi� tardi con un�utilizzazione pi� razionale del potere. Ma per quanto utile possa essere stata questa razionalit� per il progresso dell�insieme, essa rimase una razionalit� del dominio, e la graduale vittoria sulla penuria fu indissolubilmente legata agli interessi degli individui dominanti, e forgiata nei modi scelti da questi ultimi"[325]

La civilt� si � quindi sviluppata tramite la deviazione degli istinti libidici � deviati e canalizzati sul lavoro[326]. Nel lavoro stesso si crea la divisione fra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Chi opera il lavoro intellettuale viene ad assumere, di fronte agli altri, un ruolo ed una funzione ad essi superiore e finisce per l�utilizzare il suo potere per potere estendere il suo dominio[327]. Pertanto � colui che presta la sua forza-lavoro che crea il suo padrone[328]. E� colui che vende la sua forza-lavoro che, introiettando le imposizioni del suo padrone, ne rafforza il dominio. Infatti, Marcuse afferma che

"the machine-like regularities and motions in the process abituate individuals in advanced industrial society to submission to social authority. In this way, domination takes the form of internalizing technical imperatives and mechanical behaviour"[329].

Non � un caso che, per primi, siano la psicologia del lavoro ed i suoi prezzolati esperti ad evidenziare le possibilit� di influenzare la condotta dei lavoratori tramite appositi programmi di (ri)educazione[330]. Come utilizzare il sapere � palesemente un problema politico e di democrazia: non � affatto casuale che gli assunti di partenza degli psicologi del lavoro coincidano perfettamente con i desideri dei padroni[331].

La determinazione di criteri per mezzo dei quali la classe operaia va gioiosamente a farsi sfruttare non invalida � semmai rafforza � l�analisi che il Nostro compie a proposito della repressione, che pu� essere fondamentale[332] oppure addizionale[333].

In un mondo in cui la razionalizzazione produttiva e burocratica sono in costante aumento, non c�� spazio per la ricerca della felicit� per i singoli individui: la pianificazione delle risorse lo impedisce, aumentando di fatto la (inutile) repressione addizionale. E� possibile liberarsi, vivere in maniera non-repressa se solo le energie deviate dagli impulsi erotici verso il lavoro alienato venissero nuovamente canalizzate "per l�adempimento dello sviluppo, autonomo e non manipolato, dei bisogni individuali"[334]. Ma questo non che non sia possibile: semplicemente non � voluto[335]. Quindi ogni possibile alternativa � fuori dal campo del reale � anche se tale reale non � razionale perch� condanna chi vive al suo interno all�insanit� mentale[336]. Non � razionale perch� al di l� dell�alto livello di sviluppo raggiunto, pianifica lo spreco ed il consumo delle risorse, impedendo ogni reale possibilit� di sviluppo ecocompatibile[337]. Cio� possibilit� di vita migliori. La scienza e la tecnologia, se utilizzate in maniera distorta (e a decidere le loro modalit� d�uso � sempre chi detiene il potere economico), finiscono con il creare una struttura che, anzich� contribuire a migliorarele condizioni di vita delle masse, serve ad aumentare il loro sfruttamento[338].

In questo, il sistema politico ed economico capitalistico e quello collettivistico si equivalgono perfettamente.

� 2.3 La critica alla societ� occidentale ed al marxismo sovietico (back to top)

Al di l� delle ovvie differenze istituzionali fra i Paesi ad economia pianificata (militarmente afferenti al Patto di Varsavia) e quelli ad economia di mercato (afferenti alla N.A.T.O.), gli elementi di somiglianza ci sono � ed evidenti.

Ambedue, inoltre, hanno assimilato degli elementi e delle innovazioni proprie del fascismo.

Al termine del secondo conflitto mondiale, il Nostro analizz� i nuovi equilibri che si erano determinati nel mondo in una serie di appunti scritti al fine di rilanciare la Zeitschrift f�r Sozialforschung, per poter tornare a lavorare come sperava (e non era il solo, dato che a nutrire le sue stesse speranze vi era anche Neumann, fra gli altri) per l�Istituto francofortese, accanto ad Horkheimer ed Adorno. Ci� tuttavia non fu possibile, anche perch� le posizioni che l�Autore esponeva erano evidentemente eccessivamente militanti � e tanto Horkheimer quanto Adorno stavano lentamente (proprio nello stesso periodo) cominciando ad accarezzare l�idea di poter ritornare in Germania.

La chiara visione politica dell�Autore emerge con evidenza laddove si consideri che egli aveva intuito che il mondo si avviava ad un confronto fra due blocchi � e con questo siamo gi� dentro l�analisi che l�Autore offre del marxismo sovietico.

Correttamente, il Nostro osserva che la divisione del mondo in due sfere politico-economiche contrapposte[339] apre la strada non ad una politica di �esportazione� del movimento rivoluzionario, ma ad una fase di coesistenza[340] - che determina una modificazione progressiva della politica interna ed estera in base alla situazione politica internazionale[341]. In realt� la radicalizzazione rivoluzionaria delle masse, da una parte cos� come dall�altra, non era gradita: perci�, se � vero che i paesi ad economia di mercato sono tendenzialmente ostili alla crescita ed allo sviluppo del movimento socialista[342], la scelta nell�Unione Sovietica di fare la �rivoluzione in un solo paese�, dimostra per contro l�incapacit� di riuscire a penetrare in Paesi economicamente e tecnologicamente pi� progrediti � tanto da scatenare, nel corso delle tentate rivoluzioni europee degli anni venti, la maggioranza del movimento operaio contro i rivoluzionari[343].

L�originario presupposto marxiano secondo il quale la rivoluzione sarebbe scoppiata in Paesi nei quali le condizioni materiali di sviluppo tecnico e di sfruttamento avrebbero materialmente ed inevitabilmente condotto ad essa[344], venne � in seguito all�intervento di Lenin � modificato nel senso che la rivoluzione va compiuta � per dirla con una metafora � laddove l�anello della catena � pi� debole. Ci� non significa necessariamente che sia il posto giusto ed esistano le condizioni materiali marxianamente indispensabili per compierla. Anzi: le condizioni di sviluppo della Russia d�anteguerra erano (sono) assolutamente al di fuori delle condizioni che Marx riteneva indispensabili alla riuscita della rivoluzione. Questo � un primo dato di analisi.

Il secondo dato � che, rimanendo confinata all�interno dei Paesi del blocco socialista, si avvia pi� che una lotta aperta per il deciso predominio di una (super)potenza sull�altra, una netta spartizione delle zone di influenza e quindi la coesistenza fra i blocchi[345]. Tale coesistenza si sostanzia nella concorrenza nella produzione di mezzi di consumo[346]. Anche le strutture fondamentali dei due sistemi sono identiche � e sovente mutuate dal nazismo: ad esempio l�importante ruolo detenuto in ambedue i sistemi dall�apparato burocratico[347].

La funzione dell�apparato burocratico � per� qualitativamente differente fra i due modelli economici e politici: nell�Unione Sovietica essa[348] detiene un grande peso ed una grande importanza perch� l�economia pianificata ha bisogno di dirigenti che diano degli indirizzi precisi per la gestione e lo sviluppo del Paese. Ci� implica che, all�interno del Paese stesso, la burocrazia sia uno stato nello stato, che tenti di espandere il proprio potere ma che si ritrovi controbilanciata da altri poteri: l�apparato politico-industriale e quello militare[349].

Altra caratteristica che dimostra � ed in maniera pi� esplicita � che la penetrazione del fascismo era avvenuta in entrambi i blocchi, sta nell�uso che in essi si faceva della propaganda, della maniera con la quale si dipingeva l�avversario. Spinti soprattutto dalla coesistenza, i due blocchi hanno creato la psicosi del nemico[350]. Esso serve come collante ideologico:

"Le istituzioni libere competono con quelle autoritarie nel fare del Nemico una forza mortale che opera entro il sistema. E questa forza mortifera stimola lo sviluppo e l�iniziativa, non in virt� delle dimensioni e della spinta �economica� del settore che opera per la difesa, ma in virt� del fatto che la societ� come un tutto diventa una societ� fondata sui bisogni della difesa. Perch� il Nemico � un dato permanente. Non fa parte della situazione d�emergenza ma del normale stato di cose. Esso avanza minacce in tempo di pace non meno che in tempo di guerra (e forse ancor di pi�); in tal modo esso viene inserito nel sistema come forza coesiva"[351].

Questo fantasma aggiratesi per l�uno e l�altro dei blocchi (e che contribuisce a mantenere quello stato di aggregazione delle masse attorno al potere costituito, che aveva fornito e garantito non solo nel corso del conflitto mondiale, ma anche prima di esso) fa che nei confronti dell�avversario politico si generi la stessa caccia che i nazifascisti davano ai �diversi�: il Gulag, le �purghe� per gli uni; le carceri speciali, le legislazioni d�emergenza, i tribunali speciali per gli altri. Dov�� la differenza? Ambedue i sistemi si dicono democratici; allora ci si potrebbe chiedere cos�� la democrazia � lasciano un senso di sgomento queste conclusioni che Marcuse non tira, ma che lascia l� al lettore perch� le colga da s�. Inquieta trovarsi in un sistema che finge di dare delle possibilit�, ma che non lascia neppure la possibilit� di scelta[352].

In un sistema come nell�altro quel

"Nemico � il denominatore comune di ci� che si fa e che non si fa. Ed esso non si identifica con il comunismo o il capitalismo quali sono in realt�; nei confronti dell�uno come dell�altro, il Nemico � lo spettro reale della liberazione"[353].

Se il Nemico � lo spettro reale della liberazione, allora esistono dei meccanismi psicologici che impediscono alle vittime del sistema � che hanno introiettato il principio di prestazione, che � la forma con la quale si presenta il principio di realt�[354] � di ribellarsi ad esso; questo � "il migliore dei mondi possibili e (�) tutto � per il meglio"[355]. Torna a vedersi sullo sfondo quell�irrazionalit� del sistema della quale si � detto precedentemente.

Lo spettro della liberazione � ci� che angoscia i dirigenti di qualsivoglia sistema politico ed economico, consci che la liberazione (cio�: l�uscita dal principio di prestazione e la scomparsa della repressione addizionale) significherebbe per le masse l�uscita "dallo stato di minorit�"[356] nel quale volutamente continua a mantenerle[357].

I due blocchi non sono � evidenzia accuratamente Marcuse � una unit� monolitica, intaccabile nelle sue politiche, anzi: la coesistenza determina invece una politica �elastica�, nella quale le aperture ed i cambiamenti nell�azione politica sono determinati dai cambiamenti di indirizzo nella politica estera. Peter Marcuse giustamente ascrive a merito del padre l�aver per primo intuito che sarebbe stata la funzione e l�importanza assunta dalla burocrazia all�interno di una economia pianificata a determinare la trasformazione delle strutture sociali ed economiche dell�Unione Sovietica[358].

Subito dopo la fine della guerra e dopo la sua uscita dall�OSS prima e dal Dipartimento di Stato poi, Marcuse � chiamato come Senior Fellowship presso il Russian Institute della Columbia University (si ricordi che il Nostro aveva lavorato nel Dipartimento di Stato presso la divisione di studi sull�Europa centrale) [359] � continu� a lavorare sulla situazione politica russa, contemporaneamente lavorando ad Eros e civilt�[360].

Lo scopo di Marcuse era quello di riportare alla luce, al di sotto di tutte le incrostazioni interpretative, l�autentico pensiero marxiano. Rendere il pensiero marxiano non pi� soltanto ideologia, ma soprattutto strumento utile ai marxisti stessi per poter comprendere i loro errori. Per far ci� si appoggia in genere direttamente al Capitale, laddove sarebbe bastato citare un noto passo dell�Ideologia tedesca:

"Il comunismo � possibile empiricamente solo come una azione di popoli dominati tutti in �una volta� e simultaneamente, cio� che presuppone lo sviluppo universale delle forze produttive e le relazioni mondiali che esso comunismo implica. Il comunismo per noi non � uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realt� dovr� conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente. D�altronde la massa di semplici operai � forza lavorativa in massa del capitale o di qualsiasi limitato soddisfacimento � e quindi anche la perdita non pi� temporanea di questo lavoro come fonte di esistenza assicurata, presuppone, attraverso la concorrenza, il mercato mondiale. Il proletariato dunque pu� soltanto esistere sul piano della storia universale"[361].

Il Nostro autore compie dunque una operazione importantissima: tenta di deontologizzare il marxismo, facendogli recuperare il suo originario aspetto rivoluzionario. Il marxismo non � teologia: non � fede cieca ed assoluta in un qualcosa che (forse) prima o poi dovr� venire; il marxismo parla e parte dai bisogni (concreti, immediati) delle masse. Che � proprio ci� che il marxismo sovietico ha dimenticato: ha spostato sempre pi� in avanti, in un futuro indefinito l�obiettivo da raggiungere (la societ� senza classi) ma nel contempo ha creato una serie di autentiche caste � quella politica, quella burocratica, quella militare. Soprattutto, contro tutte le esplicite premesse marxiane, il socialismo sovietico si � dovuto sviluppare insieme al capitalismo � mentre per Marx, il comunismo succede al modo di produzione capitalistico. Marxianamente, il passaggio dal modo di produzione capitalistico al modo di produzione socialista implica il superamento del regno della necessit� ed il raggiungimento del regno della libert�. Tra l�uno e l�altro c�� il momento centrale ed importante della transizione al socialismo[362], momento nel quale non si � ancora avuta la modificazione qualitativa che implica il passaggio ad un modo di produzione superiore[363]: la produzione materiale capitalistica oltrepassa i limiti del capitalismo privato, rendendo necessarie modificazioni nella struttura sociale ed economica, nella quale lo Stato diviene detentore della propriet�[364].

Il parallelismo pu� essere esteso anche all�arte, che deve celebrare solo i successi, il mito della classe operaia: ecco il realismo sovietico[365] (per cui tutte le altre correnti artistiche vengono considerate controrivoluzionarie e borghesi) che trova il suo esplicito contrappeso nel mondo capitalistico nelle forme artistiche non-convenzionali (l�arte in realt� � sempre rivoluzionaria) � quale ad esempio la pop art � dove il contenuto anche rivoluzionario delle opere viene massificato, perdendo quella che Benjamin chiamava �l�aura� dell�opera, il suo carattere trascendente[366].

Soprattutto, la non differenza fra i due sistemi � tutta nell�alto grado di repressione che ambedue i sistemi impongono, canalizzando le forze impiegate nel lavoro in un modo diverso da esso[367]. Il parallelo fra la societ� razionalizzata di tipo fascista, quella di tipo capitalista e quello di tipo collettivista poggia su una incredibile somiglianza: l�uso continuo della macchina e della tecnologia al fine di ottenere una continua e sempre maggiore sottomissione dell�uomo al dominio del sistema. Che non gli fa mancare nulla: dagli svaghi pianificati al rilassamento della morale sessuale, all�aumento dei beni di consumo creati distruggendo l�ecosistema, tutto contribuisce a mantenere in piedi e a spingere avanti il sistema stesso[368].

CAPITOLO TERZO
� 3.1 La liberazione dalla societ� opulenta
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Attraverso Eros e civilt� Herbert Marcuse si distacca dall�ortodossia marxista � anche se marxista ortodosso non lo � mai stato davvero; egli � pi� che altro stato un marxista critico[369]� per slanciarsi nell�utopia, passando da Marx � e dal suo rigore scientifico � alla utopia libertaria attraverso l�opera di Fourier[370].

Nel tentativo di condurre oltre la societ� opulenta ed al rifiuto di essa, ci misuriamo nuovamente con il Grande Rifiuto[371]. Se, come affermava Benjamin nella citazione riportata da Marcuse al termine de L�uomo ad una dimensione, � "a favore dei disperati che ci � data la speranza"[372], possiamo ora finalmente cercare di capire chi siano i disperati e come si possa giungere ad una nuova fase di sviluppo della civilt�.

Preliminarmente, va fatto notare che dal suo punto di osservazione nel Nuovo Mondo, Marcuse ha il vantaggio di intuire e studiare � in anticipo rispetto all�Europa ed in particolare in Italia dove i suoi effetti arriveranno non prima della �marcia dei quarantamila� del 1980, ponendo cos� fine ad una lunga stagione di lotte apertasi con l�occupazione della Facolt� di Sociologia di Trento nel 1967[373] � la guerra che, scopertamente e chiassosamente, la maggioranza silenziosa avrebbe condotto � di l� a poco � contro la sinistra extraparlamentare. Perch� Marcuse non si rivolgeva alla gauche caviar, bens� ad un numero indefinito di soggetti, a coloro i quali intendevano realmente trasformare in senso rivoluzionario la societ�.

Diversamente da Mao Zedong, il quale affermava che

"La rivoluzione non � un pranzo di gala; non � un�opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si pu� fare con altrettanta eleganza, tranquillit� e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimit�. La rivoluzione � un�insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un�altra"[374],

il Nostro � che pure aveva avuto esperienza diretta della rivoluzione � non � dello stesso parere, tanto da sostenere che al socialismo ci si pu� arrivare per via biologica[375]: Marcuse parla

"di �cambiamento qualitativo�, non di �rivoluzione� perch� troppe rivoluzione sono state il sostegno della continuazione della repressione, rivoluzioni che hanno sostituito un sistema di dominio ad un altro"[376].

Soprattutto, il Nostro prova una repulsione fisica per la morte e l�omicidio politico. Egli

"hated death with an intensity that astonished me until I finally understood that only such a tremendous hatred could conceive the vulgarity and non-necessity of death"[377]

tanto da attaccare duramente le azioni della R.A.F. (la R�te Armee Fraktion, l�equivalente tedesco delle italiane Brigate Rosse), non soltanto perch� tali violenze avrebbero rafforzato le posizioni di dominio del sistema � che avrebbe ricevuto la solidariet� della popolazione � o perch� controproducente per la sinistra stessa, quanto perch� � e soprattutto per questo � il terrorismo avrebbe contribuito ad invalidare la lotta che la sinistra stessa conduce per la trasformazione della societ� capitalista in socialista[378].

La scelta che compie Marcuse � pertanto una scelta consapevolmente pacifista, ma non �, la sua, una maniera per rifiutare a priori la lotta materiale, fisica. Parlando � a Berlino � nel luglio 1967 con gli studenti, l�autore afferma che

"cercare lo scontro per amore dello scontro non � solo inutile, � anche irresponsabile. Gli scontri, i confronti violenti ci sono: non occorre andarli a cercare. La ricerca dello scontro finirebbe col confondere anzich� chiarire le ragioni che hanno portato alla nascita di una opposizione"[379].

In tal modo criticando chi, a sinistra, al confronto ha anteposto e preferito il rotear di mani.

Arriviamo qui di necessit� ad individuare i soggetti agenti della rivoluzione, ed in ci� ci troveremo a ricapitolare le fasi di sviluppo del pensiero del Nostro.

Partito inizialmente da una posizione marxista ortodossa, Marcuse individua il soggetto rivoluzionario nel proletariato: � il periodo immediatamente seguente alla Rivoluzione Russa ed ai tentativi sovietici di riuscire a creare una serie di repubbliche sovietiche che avrebbero dovuto esserle di aiuto tanto per lo sviluppo economico quanto in caso di guerra. Grandi speranze i russi riponevano nella Germania, ma i tentativi rivoluzionari vennero soffocati nel sangue.

Al termine della guerra, Marcuse intuisce la capacit� capitalistica di pervertire (in questo brillantemente supportato dal riformismo piccolo-borghese di certa nuova (?) sinistra e dai sindacati, sempre pi� reazionari e filopadronali) le aspirazioni operaie; ed in cui la classe operaia stessa non riesce pi� ad esprimere dei contenuti antagonistici. L�integrazione della classe operaia all�interno della societ� opulenta (affluent society, secondo la definizione di un noto economista statunitense) induce Marcuse a non identificarla pi� tout court con la classe rivoluzionaria. Ed a non considerare neppure il movimento studentesco come l�unico autentico soggetto rivoluzionario[380], ma una pluralit� di soggetti � dei quali la classe operaia, il movimento studentesco ecc., sono soltanto una delle componenti, e neppure la pi� importante. E� evidente, a questo punto, che il soggetto cui Marcuse si rivolge sono quegli stessi che sono il Grande Rifiuto: sono le periferie, i non-integrati, i �marginali� e gli emarginati. Sono coloro che cercano quotidianamente di sopravvivere con la forza della propria disperazione, e che forzano spesso i confini fra un mondo e l�altro. Nel mondo integrato, nel quale l�unica differenza non � neppure il colore della pelle o il fatto di essere nati da questa parte o dall�altra della cortina di ferro, il soggetto cui Marcuse si rivolge � quello che preme e vive giorno dopo giorno ai confini del mondo �civile�. Sono proprio in quelle sacche di resistenza che il capitalismo combatte le sue guerre pi� sporche e trova i suoi avversari pi� tenaci[381]. E� l� che l�industria trova le sue materie prime, che distrugge nel nome del progresso e della �civilt�. E lo spreco e la distruzione sistematica delle risorse � sotto le mentite spoglie dell�aumento dei beni circolanti (o generi di consumo, che � lo stesso) � permettono al sistema stesso di potere andare avanti[382].

Marcuse � forse fra i primi, nel corso degli anni settanta, ad intuire le grandi potenzialit� di cambiamento che, rispetto ai partiti tradizionali, possedevano i movimenti ecologisti. La difesa della natura diventa elemento fondamentale per chi

"lotta contro le societ� sfruttatrici in cui la violazione della natura rende pi� grave la violazione dell�uomo. La scoperta delle forze liberatrici della natura e della loro importanza vitale ai fini della costruzione di una societ� libera diventa una nuova forza tesa alla trasformazione sociale"[383].

La natura non � da Marcuse concepita come un qualcosa da sfruttare e da distruggere[384], bens� come qualcosa da preservare non soltanto per le generazioni future. In questo senso, il capitalismo al socialismo potr� � o potrebbe consentire � alle masse di recuperare, attraverso un nuovo rapporto con la natura, tutta la propria umanit�[385].

Forse, il punto centrale della questione � che, per�, nell�analisi del Nostro non appare esplicitamente � � che il modello di sviluppo capitalistico, allargatosi ormai su scala planetaria, non offre in realt� alternative ai Paesi �in via di sviluppo� � pessima metafora per indicare quei Paesi le cui capacit� industriali sono in fase di crescita, ma utilizzano tecnologie superate da decenni, pericolose ed inquinanti. E� la quindi tutt�altro che casuale il fatto che nel corso delle ultime conferenze mondiali sull�ambiente, ad essere messi sotto accusa non siano (quasi) pi� i Paesi industrializzati, ch� in un modo o nell�altro cercano di adeguarsi a dei parametri internazionali per la (ir)respirabilit� dell�aria nelle citt� � complice anche il fatto che ormai non conviene quasi pi� mantenere unit� produttive nei Paesi a tecnologia avanzata per via degli alti costi del lavoro (e della vita), per cui � preferibile per il capitalista trasportare l�unit� produttiva nel terzo mondo, pagando poco l�operaio � bens� proprio i Paesi �in via di sviluppo�, i quali non solo si vedono espropriate le materie prime ma sono poi costrette ad acquistarle a caro prezzo come prodotto finito e lavorato dalle stesse multinazionali occidentali che le pagano, grezze, pochissimo.

Alle lotte per l�emancipazione dal colonialismo e dal neocolonialismo che erano combattute nel Terzo Mondo, Marcuse ha sempre prestato attenzione[386]. Perch�, nella opinione di Marcuse, le dinamiche di lotta che si sviluppano nel Terzo Mondo si riverberano su quello industrializzato contribuendo cos� alla crisi ed al dissolvimento di questo.

Ma per poter giungere a tale punto, c�� bisogno della coscienza di classe. Siamo cos� tornati al punto d�inizio: l�identificazione dei soggetti rivoluzionari. Tali soggetti rivoluzionari devono avere ben chiaro una cosa: che nel compiere il

"passaggio dalla servit� volontaria (come esiste in gran parte della societ� opulenta) della libert�, presuppone la abolizione della istituzione e dei meccanismi della repressione. Ma l�abolizione dei meccanismi stessi presuppone che sia gi� avvenuta una liberazione dalle schiavit�, e che prevalgano le esigenze della liberazione"[387].

Contro queste esigenze, quel mostro proteiforme che � il capitalismo si mobilita dentro e fuori la societ� opulenta, per contenere ed impedire la fine del suo sistema. Dentro, con la repressione dei movimenti antagonistici, l�omicidio �politico�, le varie strategie della tensione, la militarizzazione del territorio[388], le miopi politiche di �contenimento� (pi� giusto parlare di drastico taglio, di vera e propria eliminazione) della spesa sociale mentre aumenta l�esercito dei non-occupati, dei lavoratori precari[389]; fuori con la guerra aperta contro i popoli in rivolta[390]. Ed ancora una volta la macchina della propaganda ideologica fa s� che il nemico perda ogni carattere di essere umano, che uccidere il nemico � sia tale nemico donna o uomo, anziano o bambino � sia giusto. Si perde cos� anche la capacit� di comprendere non solo le ragioni dell�altro che lotta, ma anche di quegli altri �diversi� che la guerra non la vogliono e non vogliono farla[391]. La ragione � detenuta dalla classe al potere che nega ad altri il riconoscimento di una ragione diversa dalla propria, ad essa irriducibile[392]. L�inumanit� di una ragione �privatizzata� da un sistema irrazionale conduce gli stessi detentori del potere (e quindi anche del sapere �ufficiale�, in contrapposizione ai saperi "della gente che sono saperi senza senso comune e che sono stati in qualche modo lasciati a riposo quando non sono stati effettivamente ed esplicitamente emarginati"[393]) ad "una spaventosa brutalizzazione, disumanizzazione della societ�"[394] il cui unico valore � la quantit� di avversari uccisi[395] e poco conta se a protestare siano degli attivisti per i diritti civili[396] o se, per puro caso, fra i dimostranti sui quali spara la polizia si vengano a trovare i figli di una classica famiglia reazionaria americana[397], i genitori dei quali affermano che "bisognerebbe sparare ai lazzaroni, a quelli che non si lavano, a quelli che si vedono in giro a non far niente"[398]. Non ci si pone neppure il perch� della contestazione, non si tenta di capire le ragioni di chi critica questa societ�; sia chi contesta che chi viene contestato finisce con il contrapporre un potere ad un altro. Ma le ragioni di chi, in divisa ed armato di manganello, picchia il contestatore sono senza dubbio migliori (e pi� convincenti) di chi invece viene picchiato[399].

Come affrancarsi dall�opprimente ed ideologica libert� della societ� opulenta � un problema cui Marcuse tenta di rispondere, ma rimane uno dei punti meno limpidi della sua opera. Si potrebbe dire che Marcuse propenderebbe per un rifiuto tout court della societ� opulenta e dei suoi (nefasti) frutti, ma questo � davvero troppo riduttivo, come pensare che il Nostro sia per la distruzione della societ� opulenta e non abbia nulla di alternativo da proporre[400].

La proposta di Marcuse prende invece corpo con sufficiente chiarezza. Si tratta di uscire dal principo di realt� per aderire finalmente al principio di piacere. Non si tratta evidentemente di una regressione, bens� di totale liberazione di quell�energia erotica che opportunamente canalizzata conduce ad una crescita armoniosa della civilt�[401].

Le modalit� che possono portare a questo tipo di rivoluzione (e la prima rivoluzione da compiere � sempre quella interiore, realizzando cos� che si � succubi di un sistema che impone di introiettare il principio di realt� e negando ogni possibilit� di cambiamento) sono varie. Marcuse non pu� non accennare ad alcuni atteggiamenti che secondo lui portano al di l� del principio di prestazione:

"far mostra di comportamenti non competitivi, il rifiuto delle forme brutali di �virilit�, il ridimensionamento del concetto capitalistico di produttivit� del lavoro, l�affermazione della sensibilit� e sensualit� del corpo, la protesta ecologica, il disprezzo per il falso eroismo delle imprese spaziali e delle guerre coloniali, il movimento di liberazione della donna (laddove non si limita a considerare liberate le donne che condividono le prerogative repressive maschili), il rifiuto del culto antierotico e puritano della bellezza plastica e della pulizia � tutti questi atteggiamenti contribuiscono a indebolire il �principio di prestazione�, e esprimono in modo articolato il profondo disagio diffuso tra la gente comune"[402].

Questi atteggiamenti non-conformisti, prosegue Marcuse, finiscono con l�isolare la sinistra stessa (o almeno i settori non istituzionalizzati di essa) dalle masse.

In realt� tali atteggiamenti finiscono per l�essere per quelle frange stese della sinistra uno degli elementi interni di coesione, riconoscimento ed appartenenza ad un gruppo (chiaramente chiuso all�esterno) �etnico� e contrapposto ad altri soggetti. Fra i gruppi e le generazioni differenti si sviluppa un muro di incomunicabilit� e di reciproca intolleranza.

Uno degli ulteriori elementi di novit� all�interno del pensiero marcusiano e che rivelano tutta la dipendenza del Nostro e la sua filiazione dal pensiero marxiano, riguarda la concezione che il filosofo berlinese ha della tecnologia. Anche per lui, la tecnologia ha un uso politico, avrebbe dovuto liberare l�uomo dalla fatica ed invece lo ha reso maggiormente schiavo.

Le critiche che il Nostro muove alla societ� tecnologica non possono non ricordare le analisi marxiane del Frammento sulle macchine[403]. La scelta che Marcuse, seguendo Marx, pare suggerire � quella dell�uso (politico) liberante della tecnologia. La quale � usata � nel modo di produzione capitalistico � per non consentire alle masse il passaggio ad uno stato superiore di civilt�, in cui ci sia finalmente il passaggio dalla quantit� (capitalismo) alla qualit� (socialismo)[404], ed in cui il tempo liberato finisca con l�essere non un momento di pausa pi� o meno lunga in cui poter recuperare le energie dissipate con il lavoro ed in vista del successivo ritorno al proprio lavoro, bens� come un momento nel quale recuperare pienamente il rapporto con il mondo circostante e prendersi cura di esso.

Provocatoriamente, Marcuse usa categorie "morali, politiche, estetiche"[405] per la critica della societ�.

Tali categorie consentono il passaggio ad uno stadio superiore di civilt�, ed in particolare Marcuse annette importanza alla convergenza di lavoro e gioco[406], recuperando in tal modo � come gi� si diceva all�inizio � il pensiero dell�utopista Fourier, in contrapposizione alla scientificit� del pensiero marxiano. Ma tale spostamento d�interesse � determinato fondamentalmente dal fatto che � cos� possibile per il Nostro essere pi� consapevole ed attento alle esigenze dei singoli individui. Da Fourier, il Nostro assume l�idea della trasformazione del lavoro � inteso come travail, cio� travaglio[407] � in piacere, consentendo in tal modo ad ogni individuo da un alto di poter vivere al di l� del principio di prestazione, proprio della societ� tecnologica; dall�altro di poter mutare pi� volte lavoro, giungendo cos� ad evitare l�alienazione[408].

Tutto lo sforzo marcusiano � tendente a portare tanto il singolo individuo quanto le masse oltre il principio di prestazione, riconciliandolo cos� con il suo essere e con la natura � le due cose, per la futura umanit�, non possono pi� essere distinte.

In tale tentativo, l�arte gioca un ruolo decisivo: essa, attraverso il ricordo di un�era passata, nella quale l�uomo era in pace con se stesso e con il mondo circostante, presenta "alla realt� costituita una dimensione nuova, quella della possibile liberazione"[409].

Con l�incentrare la sua analisi sull�arte e sulle possibilit� liberanti in essa contenute, Marcuse passa decisamente dalla parte dell�utopia � ma attenzione: Marcuse ci avverte educatamente e correttamente che

"nel corso della storia, societ� che venivano considerate utopistiche possono benissimo diventare delle possibilit� storiche"[410]

� immaginando un mondo nuovo. Questa ultima fase del suo pensiero ci riporta paradossalmente alle sue origini ed alla sua formazione: la teoria politica di Marcuse si trasforma e si confonde con l�estetica, con l�arte e la letteratura, suoi vecchi grandi amori.

� 3.2 Arte, rivoluzione (back to top)

Timothy Lukes, uno dei pi� recenti critici marcusiani che � dell�opera del Nostro � in particolare ha analizzato la concezione dell�estetica in relazione alla liberazione dalla societ� opulenta, ha posto in luce la dipendenza della concezione estetica del filosofo berlinese con le tre critiche kantiane. Marcuse infatti "aknowledges his debt to Kant in regard to his discussion of the aesthetic imagination"[411] ma, pur avendo riconosciuto tutti i pregi dell�opera di Kant, lo critica poi duramente per non aver portato fino in fondo la mediazione fra uomo e natura[412]. Non � l�unica critica che il filosofo berlinese rivolge a Kant: l�altra fondamentale osservazione contestatrice che Marcuse porta nei confronti del filosofo di K�nigsberg concerne lo scarso ruolo che questi lascia giocare alla immaginazione[413] ammettendo che rispetto alle due precedenti la terza critica costituiva un progresso rispetto le prime due

"in that the sensuous and the cognitive realms are mediated through the aesthetic imagination, rather than pitted against each other in the opposition of morality and nature"[414].

Anzi, il tentativo marcusiano diventa quello di ampliare le possibilit� che Kant intuisce ma che non apre del tutto. Per fare questo, Marcuse riserva uno spazio particolare ed una particolare attenzione tanto alla fantasia quanto alla immaginazione.

Tale operazione � compiuta in Eros e civilt�, ma prima di soffermarci su questo punto, � bene vedere come si sviluppa la concezione estetica marcusiana perch� ed in che modo essa sia in rapporto con la teoria marcusiana della liberazione.

Si � gi� detto, all�inizio, che il Nostro era stato in giovent� fortemente influenzato dagli artisti dell�avanguardia � francesi soprattutto; Mann in particolare per i tedeschi � e che all�universit� � inizialmente a Berlino ed in seguito a Friburgo � aveva studiato "prima filologia germanica e poi storia della letteratura tedesca moderna"[415] e si era laureato con una tesi sul �Romanzo dell�artista� nella letteratura tedesca[416]: di tale genere letterario il Nostro traccia la storia.

In essa emerge subito la netta divisione fra il mondo dell�artista ed il mondo reale nel quale esso si muove[417], divisione che produce tutto quell�insieme di figure � tragicamente fragili � che diventano, spesso per eccessiva sensibilit�, totalmente incapaci di comprendere e vivere nel mondo:

"una stirpe di borghesi forti, sani, vitali, sicuri di s�, senza problemi e ben piantati in terra, che, grazie a questa semplicit� e a questa concretezza, sono pervenuti alla ricchezza, alla grandezza ed alla felicit�, comincia a decadere man mano che si perde la loro ingenua e compatta sicurezza vitale e che, nella successione delle generazioni, emergono individui di carattere pi� differenziato, dalla costituzione pi� sensibile e nervosa, per i quali non � pi� cos� facile e cos� ovvio risolversi completamente e di punto in bianco nella realt� della vita pratica, che intuiscono, da qualche parte, l�esistenza di mondi superiori, che prestano ascolto ai loro segni e richiami che conoscono il dubbio e la nostalgia, e per cui questa chiara esistenza quotidiana rappresenta, in qualche modo, una sofferenza. E questi caratteri tardivi e problematici, questi Buddenbrook del periodo dello sfacelo, sono appunto quelli che sono colpiti dal malanno della conoscenza"[418].

Dalle creazioni che quegli individui affetti dal �malanno della conoscenza�, dalle creazioni che la visione della ricchezza nel loro mondo int�rieur ispira in contrasto alla miseria ed alla povert� del mondo ext�rieur[419] si giunge alla creazione artistica � o, nel peggiore dei casi al suicidio[420] o alla pazzia[421].

La grande arte � sempre stata antagonistica rispetto alla societ� ed ai tempi nei quali essa � stata creata.

"La separazione dell�utile e del necessario dal bello e dal godimento � l�inizio di quel processo che apre la strada, da una parte al materialismo della prassi borghese e, dall�altra, al confinamento della felicit� in una zona di riserva della �cultura�"[422].

Marcuse correttamente rileva che nell�antichit� solo un ristretto numero (classe � il termine pi� indicato) di persone che non avevano il problema di dover lavorare poteva dedicarsi a qualcosa al di l� della sfera del necessario[423]. Con l�avvento dell�et� moderna, la divisione non scompare. Solo appaiono, all�interno della stessa arte borghese, le prime linee di tendenza di una sua latente rivoluzionariet�. Infatti, la

"grande arte borghese, rappresentando il dolore e la mestizia come eterne forze cosmiche, ha continuamente infranto nel cuore degli uomini la rassegnazione noncurante della vita quotidiana; dipingendo con i colori raggianti di questo mondo una felicit� ultraterrena e la bellezza degli uomini e delle cose, ha immerso nel fondo della vita borghese, accanto alla cattiva consolazione e alla falsa consacrazione, anche la nostalgia vera"[424].

Nostalgia del ritorno ad una condizione di felicit� passata[425] che la grande arte borghese dipinge e pone sotto gli occhi degli spettatori. In questo il Nostro gi� vede l�inizio di una latente contraddizione e ribellione: indicare all�uomo che esiste la possibilit� di vivere una vita felice, priva di tensioni e contemporaneamente � nella realt� � vivere questa scissione che il sistema stesso impone[426].

Tale � il carattere �affermativo� della cultura e dell�arte, che di quella � lo specchio � la cultura affermativa condivide con l�arte affermativa il fatto di avere insieme e le potenzialit� liberanti e le potenzialit� di �contenimento� delle istanze rivoluzionarie[427]. Avendo in s� tali potenzialit� di repressione e controllo delle potenzialit� rivoluzionarie, certamente l�arte affermativa non milita dalla parte del regno della libert�, ma da quello della razionalit� tecnologica, cio� dalla parte del regno della necessit�[428].

Naturalmente, non � soltanto l�arte affermativa a militare dalla parte del regno della necessit�. Essa � soltanto una delle tipologie artistiche che incontriamo nell�opera di Marcuse; ci conviene esaminare per gradi la concezione estetica marcusiana, che si sviluppa di pari passo � e contemporaneamente � all�evoluzione del suo pensiero.

Cosa pu� essere pi� affermativo, pi� scientifico, pi� tecnologico, della �arte ad una dimensione�? Certo, Marcuse non arriva a definire in tal modo la produzione artistica del mondo capitalistico; nemmeno Lukes lo fa[429]. Con tale termine intendiamo definire � in quanto speculari fra loro � e la produzione artistica del mondo capitalistico e la produzione artistica del mondo sovietico (il realismo sovietico, che Marcuse aveva ampiamente stigmatizzato in Soviet Marxism), pur riconoscendo � ed opportunamente mostrando � le reciproche differenze fra le due.

L�arte ad una dimensione � anch�essa una forma di arte affermativa, perch� in essa quelle istanze di contenimento delle spinte rivoluzionarie all�interno della societ� vengono ampiamente supportate ed evidenziate nelle sue espressioni artistiche.

In ambedue i sistemi socio-politico-economici, l�arte viene considerata "an auxiliary to scientific �progress�"[430] � e ci� spiega ampiamente perch� Lukes chiami il realismo sovietico e la produzione artistica del mondo capitalistico �scientific art�.

Poich� tutto viene visto in funzione del progresso materiale � scientifico, tecnologico e produttivo (industriale), questo tipo di produzione artistica non pu� che celebrare i fasti, i successi, le conquiste effettuate. Mettendo al bando ogni tipo di creazione artistica non in linea con quanto richiesto dall�apparato � � il caso, per la letteratura sovietica a cavallo fra gli anni venti � trenta de Il suicida di Nicolaj Erdman (deportato in seguito alla pubblicazione di tale lavoro), nel quale ci si prendeva gioco anche del partito e dell�apparato. Ad essere posto alla ribalta non era il classico operaio impegnato e tutto dedito alla causa, ma un uomo che inscena la propria morte per un piatto di salsicce! Tale pi�ce teatrale � come altre, del teatro satirico russo del tempo � venne messa al bando perch� non adeguato ai detami del realismo sovietico. Che, essendo �arte scientifica� imponeva agli artisti di adeguarsi ai suoi parametri.

Se per Marx lo sviluppo delle forze produttive avrebbe reso possibile

"il materiale adempimento di quella promesse du bonheur che l�arte esprime; l�azione politica (la rivoluzione) ha il compito, appunto, di tradurre in realt� questa possibilit�"[431].

Poich� la variante sovietica del marxismo

"pretende di poter sostenere che la rivoluzione bolscevica abbia davvero messo in atto questo passaggio (�) quale funzione resta dunque all�arte, secondo l�estetica sovietica? La risposta � precisa: resta il rispecchiamento della realt� sotto forma di immagini artistiche"[432]

e tutto ci� implica la messa al bando di forme artistiche alternative al realismo. Se la Russia prerivoluzionaria era un continuo fiorire di movimenti artistici, dopo la rivoluzione le avanguardie culturali si spostarono altrove.

Ci� dipendeva anche dalla affermazione di Lenin, secondo il quale l�arte doveva essere partigiana: ed infatti sotto Stalin ci� divenne dogma ufficiale: delle opere si valutava la partiticit�, l�appoggio e l�apporto ideologico, il grado di comprensione presso il popolo[433]. La critica che quindi Marcuse rivolge alla societ� sovietica finisce con il coinvolgere anche l�arte sovietica: in un sistema totalizzante anche l�arte � totalitaria, e la mancanza di libert� e di espressione finisce con il riflettersi con la stessa aridit� dell�arte �realista�, i cui stessi soggetti da rappresentare sono aridi, falsi ed �ingessati� come quella societ� che pretendono di rappresentare.

Parallelamente al realismo sovietico, l�arte del mondo capitalistico si sviluppa in maniera assolutamente speculare. Non � bandita la politicit� dell�arte, solo vi � una fortissima commercializzazione del prodotto artistico che fa pertanto perdere all�oggetto d�arte stesso la sua aura di sovversivit�[434]. L�opera, depauperata del suo contenuto trascendentale (o sovversivo) trova il suo posto fra gli scaffali, nella vita di ogni giorno.

Tutto ci� non fa altro che invalidare quel processo di ricerca e di individuazione di un personalissimo linguaggio espressivo proprio di ogni artista: in questo senso Marcuse individua con chiarezza il legame fra arte e libert�[435]. Marcuse si chiede se il riprodurre ed il consumare in massa le opere d�arte sia realmente un simbolo di avvenuta democraticizzazione ed innalzamento culturale per l�intera societ�, essendo aumentato il numero di coloro che (potenzialmente, almeno) sono in grado di capirle[436]. Ma la

"verit� della letteratura e dell�arte � sempre stata accettata (posto sia mai stata accettata) come una verit� di ordine "superiore", che non doveva turbare e invero non turbava l�ordine economico. Quel che � mutato nel periodo contemporaneo � la differenza che prima esisteva tra i due ordini e le loro verit�. Il potere assimilante della societ� svuota la dimensione artistica, assorbendone i contenuti antagonistici. Nel regno della cultura il nuovo totalitarismo si manifesta precisamente in un pluralismo armonioso, dove le opere e le verit� pi� contraddittorie consistono pacificamente in un mare di indifferenza"[437].

La ricerca che l�artista porta avanti, tentando di individuare gli strumenti idonei per la comunicazione attraverso l�arte ha bisogno di

"un nuovo linguaggio, di un linguaggio poetico e di un linguaggio artistico intesi come linguaggi rivoluzionari. Questo implica il concetto di immaginazione come facolt� conoscitiva, capace di trascendere e rompere l�incantesimo delle Istituzioni"[438].

Siamo cos� tornati alle analisi svolte da Lukes ed al rapporto che questi individua e propone fra la teoria estetica marcusiana ed il pensiero kantiano.

Il Nostro svolge le sue riflessioni sulla immaginazione e sulla fantasia in Eros e civilt�, laddove si interessa della relazione fantasia � utopia. Marcuse afferma che "Freud identifica la fantasia come l�attivit� psichica che conserva un alto grado di libert� dal principio della realt� perfino nella sfera della coscienza sviluppata"[439]. Con ci� stesso, il principio di realt� viene minato al suo stesso interno:

"La fantasia ha una funzione d�importanza decisiva nella struttura psichica totale: essa collega gli strati pi� profondi dell�inconscio con i prodotti pi� alti della coscienza (arte), il sogno con la realt�; conserva gli archetipi della specie, le idee eterne ma represse nella memoria collettiva e individuale, le immagini represse e ostracizzate della libert�"[440].

Marcuse, comunque, usa in maniera assai ambigua il concetto di fantasia[441]. Essa serve a sanare la netta frattura che si genera all�interno della psiche dell�individuo con l�istituzione del principio di realt�: l�Io viene guidato solo da quella parte della psiche che si � conformata al principio di realt�. La fantasia conserva la memoria di quel passato primordiale, di quella realt� dominata dal principio di piacere che si rivela e si svela (anche) per mezzo dell�arte. La fantasia, afferma il Nostro, "ha un proprio valore di verit�, che corrisponde a un�esperienza propria � il superamento cio� della realt� umana antagonistica"[442]. Pare superfluo sottolineare che tale superamento avviene attraverso l�arte, all�interno della quale,

"dietro la forma estetica sta l�armonia repressa tra sensualit� e ragione � l�eterna protesta contro l�organizzazione della vita dalla parte della logica di dominio, la critica al principio di prestazione"[443],

nella quale viene celebrato l�individuo privo delle proprie catene, l�uomo libero, l�uomo nuovo. La coscienza, all�interno dell�arte, della dimensione libera dell�esistenza umana ha generato tutto un lungo insieme di opere che sottolineano che nel mondo reale non c�� libert�. Gi� in queste pagine Marcuse pone particolarmente in luce l�importante funzione, nell�arte, della forma � cos� come sottolinea il fatto che nel mondo ad una dimensione il contenuto trascendente dell�arte pare essere stato smarrito:

"l�arte ha espresso, anche se in maniera ambivalente, il ritorno della repressa immagine della liberazione: l�arte fu opposizione. Nella fase attuale, nel periodo della mobilitazione totale, sembra che perfino questa opposizione estremamente ambivalente non sia pi� vitale. L�arte sopravvive soltanto dove essa annulla se stessa, dove salva la propria sostanza negando la sua forma tradizionale, e quindi negando la riconciliazione: dove diventa surrealista e atonale"[444].

Nell�interpretazione che il Nostro d� dell�opera di Freud, la fantasia � a differenza del principio di realt� "si sente pi� a suo agio nei processi subreali e surreali quali il sognare, il fantasticare, il giocare, il "flusso della coscienza""[445], che � anche strettamente connessa alla sessualit� � che � anch�essa regolata dal principio di realt� � e d� pertanto origine alle fantasie erotiche.

Attraverso la sua capacit� di evocare un mondo diverso, di pacificazione fra gli esseri umani e fra questi e la natura, il

"valore di verit� dell�immaginazione non si riferisce soltanto al passato, ma anche al futuro: le forme di libert� e felicit� che essa invoca, pretendono di liberare la realt� storica. Nel suo rifiuto di accettare come definitive le limitazioni che il principio della realt� impone alla libert� ed alla felicit�, nel suo rifiuto di dimenticare ci� che pu� essere, sta la funzione critica della fantasia"[446].

Riappare il Grande Rifiuto, "protesta contro la repressione superflua, la lotta per la forma definitiva di libert�"[447]: utopie confinate nel mondo della fantasia e dell�immaginazione. Che solo nell�arte trovano il loro posto, solo nell�arte riescono a spezzare le imposizioni della razionalit� tecnologica e repressiva.

La potenza repressiva della razionalit� tecnologica e la perdita di potenza della utopia liberativa sono da Marcuse analizzate gi� a partire dal 1945[448], tanto da indurlo ad affermare che l�arte rivoluzionaria "becomes fashionable and classical. Picasso�s Guernica is a cherished museum piece"[449]. Ed � a partire da questo momento che il Nostro si pone il problema del contenuto dell�opera d�arte, che rivela la negativit� del sistema e la sua non libert�; il contenuto negativo dell�opera d�arte si rivela nella sua forma, nello stile. Ma se dapprincipio lo stile (la forma) era lo strumento con il quale l�artista e il poeta rompevano gli schemi imposti dalla societ� (si pensi allo scandalo generato dalle opere di Courbet, di Baudelaire, di Flaubert o � in tempi relativamente pi� recenti � di E. Lee Masters, giusto per citarne alcuni), poi, lo stile � andato perso: quello che prima era novit�, innovazione, rottura con gli stili e gli schemi espressivi del passato, mutuato da una schiera di replicanti ed utilizzato in massa perde la sua autentica rivoluzionariet� per diventare maniera. Ma � e rimane nella forma la radicale sovversivit� dell�opera d�arte, che pur se ridotta ad oggetto di contemplazione estetica continua a possedere quel qualcosa, quella forma, che le consente di esprimere la sua ribellione nei confronti dell�esistente.

Nel corso degli anni �70 la cosiddetta Nuova Sinistra inizi� a contestare l�arte in quanto espressione del mondo borghese. Marcuse prese le difese dell�arte, tanto pi� che proprio in quegli anni andava sviluppando la propria concezione estetica, la quale � incentrata sulla analisi della Forma dell�oggetto d�arte: "In virt� della Forma, e della Forma soltanto, il contenuto acquista quella unicit� che fa di esso il contenuto di una particolare opera d�arte e di nessun�altra"[450]. E� la interrelazione fra la struttura dell�opera, ci� che vi � rappresentato come ci� che non lo vi �, che costituiscono la forma dell�opera, e la inseriscono all�interno del regno delle forme, realt� che le � propria. Come frutto del regno delle forme essa ha una utilit�

"di tipo trascendente, utilit� per l�animo e la mente che non interferisce col normale comportamento dell�uomo e non lo modifica realmente; tranne che per quel breve periodo di elevazione, di vacanza colta: in chiesa, al museo, nella sala da concerti, a teatro, di fronte ai monumenti ed alle rovine dl grande passato. E dopo la parentesi, la vita reale riprende: ordinaria amministrazione"[451].

Il Nostro pone in evidenza che � contro questa anestesizzazzione dei contenuti trascendenti dell�arte che la Nuova Sinistra si scaglia, nel tentativo di vivificare, l�arte stessa, facendola cos� uscire dal suo protettivo involucro mussale: parte in tal modo la ricerca dell�antiarte, della quale l�Autore registra il fallimento. Marcuse pare cos� sottolineare come certa sinistra sia passata dalla rivoluzione dell�estetica all�estetica della rivoluzione:

"L�antiarte di oggi � condannata a rimanere arte, per quanto �anti� s�affanni ad essere. Incapace di colmare il divario fra Arte e realt�, di sfuggire alle pastoie della Forma Arte, la ribellione contro la �forma� ha per esito nient�altro che una perdita di qualit� artistica: distruzione illusoria, illusorio superamento dell�alienazione"[452].

Egli riconosce invece a particolari movimenti artistici l�essere le vere avanguardie artistiche. Esse, secondo Marcuse, sono costituite da quanti

"non si sottraggono alle esigenze della Forma, da quanti trovano parole, immagini e suoni nuovi che siano capaci di �comprendere� la realt� come l�Arte soltanto pu� comprenderla, e negarla"[453].

Tali soggetti sono costituiti dalle opere di Sch�nberg, Kafka, Picasso, Beckett � autore che lui amava particolarmente[454].

A differenza dell�arte scientifica (realismo sovietico ed arte razional-tecnologica) che rappresentano il gradino pi� basso della produzione artistica del mondo della necessit�, l�antiarte � cui fa riferimento il Nostro � si colloca a met� fra il regno della necessit� ed il regno della libert�. Lo stadio superiore, quello dell�uscita dal regno della necessit� e l�approdo al regno della libert� si ha solo con l�arte critica � per questa sua concezione, Marcuse ha molto utilizzato e criticato l�opera di Adorno[455].

Di contro alle prese di posizioni della Nuova Sinistra e marxiste in generale riguardo l�estetica � licenziata, come si � gi� detto, in quanto �borghese� � Marcuse rivaluta paradossalmente l�arte borghese per le sue capacit� evocative, capacit� che possiede in quanto � a differenza di certa arte �vivente� e certo teatro �vivente�[456], che abolisce la distanza con lo spettatore e cos� facendo diventa posa, commedia delle parti � conserva in se stessa quelle potenzialit� liberative, evocative e liberanti che l�arte politicamente �impegnata� non ha in s�.

Marcuse � tornato, cos�, alla sua originaria posizione: nell�analizzare la storia e la struttura del �romanzo dell�artista� era partito da Luk�cs ed in un certo senso a lui ritorna negli scritti pi� tardi, tornando a misurarsi con la letteratura. Distanziandosi e criticando le prese di posizione estreme di chi, in nome della rivoluzione totale, non � pi� in grado di distinguere e separare una proposta alternativa dal rifiuto sic et simpliciter della societ� presente e delle sue produzioni.

L�arte pu� servire a liberare l�individuo, condurlo avanti ed indicargli la strada per un futuro diverso, privo di tensioni superflue. Pu� servire a ricondurlo in quello stato di piacevole quiete che � rappresentato dal �principio del nirvana� � ma questo � possibile soltanto in una societ� qualitativamente diversa, nella quale quella �internazionale futura umanit�, quel proletariato ormai libero delle proprie catene, ripudi ed abbandoni per sempre la guerra fra gli uomini e fra gli uomini e la natura. L�arte, la Forma estetica, il Bello, possono servire a riconciliarlo, a placarne angosce e timori. Possono servire ad indirizzarlo verso un mondo nuovo, migliore, da costruire qui sulla terra: questo il �messaggio nella bottiglia� che Marcuse indirizza a tutti gli uomini di buona volont�.

Conclusioni (back to top)

Il problema che assilla Marcuse � il superamento del modo di produzione capitalistico. Tale problematica si agita per tutta la sua produzione, dai Contributi a una fenomenologia del materialismo storico (1928) sino a La dimensione estetica (1977), in forme e modi differenti.

All�interno dello studio dell�opera marcusiana ci si imbatte in un lavoro assai singolare, Soviet Marxism, dove fra le righe pare che Marcuse abbia addirittura previsto (per il suo incentrare l�analisi sulla funzione della struttura burocratica) con quasi quaranta anni di anticipo, il crollo del �socialismo reale�. Sebbene larga parte della sua opera sia stata scritta nel corso della �guerra fredda�, essa � ancora attuale � cambia quello che il capitalismo considera il nemico: esso non � pi� il socialismo, ma � quella maggioranza di umanit� che preme per entrare nel mondo industrializzato: Marcuse infatti riserva attenzione all�importanza dei movimenti per la liberazione delle colonie.

Marcuse lavora in un periodo di transizione, analizza ancora una societ� che � fondamentalmente basata su una economia di tipo taylorista, per cui la sua analisi sulla societ� industriale pu� dirsi superata. Marcuse scrive che attraverso un uso differente della tecnologia (e questo implica necessariamente una scelta ed un cambiamento politici qualitativi) si pu� arrivare ad una societ� in cui l�individuo sia finalmente libero. La sua attenzione � dunque tutta sotto il segno dell�ambivalenza: da una parte si rende conto che la tecnologia ha delle potenzialit� liberanti, dall�altra che essa contribuisce a mantenere ed a perpetuare la repressione. Nella odierna societ� globale, incentrata sul momento della distribuzione, l�analisi marcusiana � ampiamente superata, giacch� ancora incentrata sul momento precedente della produzione dei beni. Ed il problema, per molti autori molto noti negli anni settanta, � che la teorizzazione del �grande rifiuto� e del �rifiuto del lavoro�, sono oggi decisamente anacronistiche: la tragedia, oggi, � essere fuori dell�unit� produttiva, � la prospettiva concreta della non-occupazione di lunga durata perch� con la apertura al mercato di interi continenti (per esempio: l�Est europeo ed il Sud-Est asiatico), al capitalista conviene aprire l�unit� produttiva laddove i costi di produzione sono pi� bassi. Venti anni fa, ipotizzare una situazione di questo tipo sarebbe stato fantapolitica.

La maggiore problematica irrisolta nel pensiero di Marcuse riguarda la transizione dal capitalismo al socialismo ed al comunismo � e del resto non pu� non essere cos� � ma bisogna tener conto del fatto che non solo Marx ed Engels in prima persona non abbiano sviluppato molto questo passaggio, quanto anche dal fatto che non � una cosa facile da teorizzare � se non per linee generali.

Ma al fine di giungere alla instaurazione di una societ� qualitativamente diversa, il Nostro ha posto in luce il potenziale liberante dell�arte ma ha utilizzato anche il contributo che poteva essere offerto � al fine di spiegare l�origine della repressione e del dominio tecnologico sull�uomo � dalla psicanalisi.

La crisi del marxismo nella quale Marcuse finisce con il dibattersi � determinata dalla rottura della seconda Internazionale. L�impossibilit� di poter arrivare ad una trasformazione in senso rivoluzionario dell�esistente determinano in Marcuse il passaggio dal marxismo all�utopia. In tale passaggio Marcuse torna al tentativo di trasformare l�assetto ed i rapporti sociali esistenti.

Bibliografia (back to top)

Opere di Herbert Marcuse:

Apparato critico (back to top)

a) sulla Scuola di Francoforte:

b) su Herbert Marcuse e la sua opera:

c) altra letteratura critica:


[1] La maggior parte dei filosofi che hanno fatto capo alla Scuola di Francoforte era di origine ebraica; la maggior parte delle loro famiglie era pienamente inserita nelle strutture e nelle gerarchie socioeconomiche dell�et� guglielmina. Cfr.: L. Geninazzi, Horkheimer & C. gli intellettuali disorganici, Jaca Book, Milano 1977, pag. 21 e segg.; M. Jay, L�immaginazione dialettica. Storia della scuola di Francoforte e dell�Istituto per le ricerche sociali (1923-1950), Einaudi, Torino 1979, pag. 41 e segg.; R. Wiggershaus, La scuola di Francoforte. Storia. Sviluppo teorico. Significato politico, Bollati Boringhieri, Torino 1992, pag. 52 e segg.

[2] Cfr.: H. Marcuse, Il �romanzo dell�artista� nella letteratura tedesca, Einaudi, Torino 1985, pag. 445; H. Brunkhorst � G. Koch, Marcuse, erre emme edizioni, Roma 1989, pag. 13; B. Katz, Praxis and Poiesis: toward an intellectual Biography of Herbert Marcuse (1898-1978), in: New German Critique, n.18, 1979, Milwaukee (Wisconsin), pag. 12; R. Wiggershaus, La scuola... , pag. 106 e segg.

[3] B. M. Katz, Praxis and... , pag. 12

[4] ibidem.

[5] P. Fr�lich, Guerra e politica in Germania 1914-1918, Pantarei, Milano 1995, pag. 42, usa giustamente questo temine per connotare meglio i socialdemocratici riformisti, guidati da Bernstein, che alla solidariet� internazionalista fra i popoli anteponevano l�interesse (imperialistico) dello stato-nazione. Cfr.: P. Fr�lich, Guerra e... , pag. 28 e segg.; E. Bernstein, I presupposti del socialismo ed i compiti della socialdemocrazia, Laterza, Bari 1974, pag. 205 e segg.

[6] P. Fr�lich, Guerra e�, pag.27 e seg.: "Dopo la sospensione delle leggi antisocialiste del 1890, la socialdemocrazia tedesca aveva avuto una costante crescita, parallela all�industrializzazione della Germania. Le idee riformiste avevano provocato all�interno del partito dei conflitti protrattisi per due decenni e dai quali il radicalismo era uscito, almeno sulla carta, sempre vittorioso. Ma ogni volta ci si era solo accontentati soltanto di parole scritte e di risoluzioni solenni, senza che fosse presa alcuna misura contro i revisionisti. Ne consegu� che, a dispetto di tutte le dichiarazioni enfatiche, i revisionisti acquistarono sempre maggiore influenza sulla direzione del partito tanto che, alla fine, quest�ultima fin� per far suo quel riformismo che condannava nella teoria. Fu proprio nella fase dell�imperialismo che il movimento operaio tedesco (�) piomb� sempre pi� nell�opportunismo. Questa evoluzione non era casuale. Il partito si era ampliato in un momento estremamente favorevole alle conquiste "pratiche", contingenti. In questo periodo di espansione dell�imperialismo il partito era sostenuto s� da masse numerose, ma allo stesso tempo doveva affrontare compiti dei quali, considerata la sua natura, non era ancora all�altezza. Cos� come i sindacati dovevano decidere se arrischiare scontri in cui la posta era la loro organizzazione complessiva, anche il partito si trovava di fronte a lotte a carattere rivoluzionario. Questi limiti risaltarono in occasione del movimento prussiano a favore del diritto di voto nel 1910, quando venne organizzata una vera e propria mobilitazione di massa. Nel momento in cui la forza stessa delle cose premeva per passare dalle pure e semplici manifestazioni alla lotta aperta con lo sciopero di massa, la direzione socialdemocratica indietreggi� intimorita dall�enorme responsabilit� che le stava dinanzi. (�) La guida intellettuale della socialdemocrazia, Kautsky, escogit� in quel frangente la "strategia del logoramento": il partito avrebbe dovuto eludere in futuro ogni serio conflitto, per evitare pesanti sconfitte e per assicurare in questo modo la crescita costante del movimento operaio, fino a consentirgli di schiacciare il capitalismo con tutto il suo peso. Sul campo delle battaglie sindacali si era gi� visto che questa tattica evitava la sconfitta soltanto in apparenza, perch� rifuggire la lotta comportava pesanti conseguenze che si traducevano in un costante abbassamento del tenore di vita del proletariato e nel logoramento della forza intrinseca dell�organizzazione. Sul piano pratico gli effetti dovevano essere ancor pi� devastanti. La contraddizione tra i princip� socialisti e l�azione concreta del partito divenne sempre pi� stridente. Il partito non osava guardare in faccia la realt�.". Cfr.: E. Bernstein, I presupposti�, pag. 63 e segg.: "Nel movimento socialista moderno possiamo distinguere due grandi correnti divergenti e spesso opposte l�una all�altra a seconda dei diversi momenti storici. La prima si riallaccia alle proposte di riforma elaborate dai pensatori socialisti ed ha una tendenza sostanzialmente costruttiva, la seconda si ispira ai movimenti popolari rivoluzionari ed ha scopi sostanzialmente distruttivi. A seconda delle possibilit� offerte nelle varie situazioni storiche, l�una assume un carattere utopistico, settario, pacifista-evoluzionista, l�altra un carattere cospiratorio, demagogico, terroristico. Quanto pi� ci avviciniamo al presente, tanto pi� la parola d�ordine diventa, per l�una emancipazione mediante l�organizzazione economica, per l�altra, emancipazione mediante l�espropriazione politica. Nei secoli passati la prima tendenza fu rappresentata pel lo pi� da isolati pensatori, la seconda da isolate sommosse popolari. Nella prima met� di questo secolo da entrambe le parti si costituirono gi� alcuni gruppi che svolgevano un�azione continuativa: da una parte le sette socialiste e associazioni operaie di varia natura, dall�altra gruppi rivoluzionari d�ogni specie. (�) Il marxismo ha superato il blanquismo soltanto in un senso � nel senso del metodo. Per il resto, per quanto riguarda la sopravvalutazione della forza creatrice della violenza rivoluzionaria ai fini della trasformazione socialista della societ� moderna, esso non si � mai completamente svincolato dalla concezione blanquista. Le correzioni che vi ha apportato � p.es. l�idea di una rigida centralizzazione della violenza rivoluzionaria � riguardano pi� la forma che la sostanza." Ci� mostra bene come Kautsky si muova su un terreno, quello del riformismo e della subalternit� alla logica capitalistica, elaborato teoricamente proprio dal suo amico-nemico Bernstein � il quale, a sua volta, si muove su un terreno che non � quello marxiano: egli infatti si rifiuta di lottare per "rivoluzionare il mondo esistente, di mettere mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo" (K. Marx � F. Engels, L�ideologia tedesca, in: Opere complete vol. V, Editori Riuniti, Roma 1972, pag. 24; corsivo mio), pensando che con il porsi su un piano �legale�, con il tempo (questo � gi� darwinismo sociale, cfr.: G. Luk�cs, La distruzione della ragione, vol. II, Einaudi, Torino 1974, pag. 673 e segg.), si possa riuscire a superare il modo di produzione capitalistico: E. Bernstein, I presupposti�, pag. 189: "Tutta l�attivit� pratica della socialdemocrazia � rivolta alla creazione di situazioni e presupposti che rendono possibile e garantiscono un trapasso senza rotture violente del moderno ordine sociale ad un ordine superiore. (�) La dittatura di classe invece appartiene ad un livello di civilt� pi� arretrato, e anche astraendo dalla razionalit� e realizzabilit� della cosa, soltanto una ricaduta nell�atavismo politico pu� evocare l�idea che il passaggio dalla societ� capitalistica alla socialista debba necessariamente compiersi entro le forme evolutive di un�epoca che ancora non conosceva o conosceva soltanto imperfettamente gli attuali metodi di propagazione e di conquista delle leggi, e che mancava degli ordini adatti a tale scopo.". Le interpretazioni riformiste del pensiero marxiano vengono varie volte criticate da Luk�cs, il quale afferma (G. Luk�cs, Storia e coscienza di classe, Sugar editore, Milano 1967, pag. 38 e seg.), a proposito del brano di Bernstein su citato che l�"appiattimento del marxismo, il suo ripiegamento nella "scientificit�" borghese trov� la sua prima, chiara ed aperta espressione ne I presupposti del socialismo di Bernstein. Non � affatto un caso che il medesimo capitolo di questo libro che inizia con un attacco dialettico in nome della "scienza" esatta si concluda accusando Marx stesso di blanquismo. Non a caso infatti, nel momento in cui viene lasciato cadere il punto di vista della totalit�, che � punto di partenza e scopo, presupposto ed istanza del metodo dialettico; nel momento in cui la rivoluzione non viene intesa come momento del processo, ma come atto isolato e separato dallo sviluppo nella sua totalit�, il carattere rivoluzionario di Marx deve necessariamente presentarsi come una ricaduta nel periodo primitivo del movimento operaio, nel blanquismo. E con il principio della rivoluzione, come conseguenza del dominio categoriale della totalit�, crolla l�intero sistema del marxismo. La critica di Bernstein, anche come opportunismo, � troppo opportunistica per far apparire alla luce del giorno tutte le conseguenze che essa implica sotto questo riguardo."

[7] Cfr.: P. Fr�lich, Guerra e... , pag. 16 e segg.; Lenin, L�imperialismo, fase suprema del capitalismo, Editori Riuniti, Roma 1973, pag. 35, scrive che � dimostrato che "la guerra del 1914 � 1918 fu imperialista (cio� di usurpazione, di rapina, di brigantaggio) da ambo le parti, che si tratt� di una guerra per la spartizione del mondo, per una suddivisione e nuova ripartizione delle colonie, delle "sfere d�influenza" del capitale finanziario e via dicendo."

[8] Notevoli le colpe dei socialimperialisti tedeschi, in maggioranza concordi con Bernstein quando questi affermava che "la socialdemocrazia pu� dire una parola molto importante, se non decisiva, a favore della pace; e lo far� tutte le volte e con tutta l�energia che sar� necessaria e possibile, come le detta l�antica divisa dell�Internazionale. E interverr� anche, come le detta il suo programma, nei casi in cui scoppino conflitti con altre nazioni e non sia possibile una intesa diretta per una soluzione arbitrale delle divergenze. Ma nulla la obbliga a rinunciare alla salvaguardia degli interessi presenti e futuri della Germania, se o per il fatto che gli sciovinisti inglesi, francesi e russi si scandalizzino per i relativi provvedimenti. Ove da parte tedesca non si tratti semplicemente delle manie o degli interessi particolaristici di certe sfere, privi di importanza o addirittura nocivi per il benessere del popolo; ove siano in gioco effettivamente importanti interessi della nazione � l�internazionalismo non pu� essere un motivo di debole arrendevolezza di fronte alle pretese degli interessi stranieri" (E. Bernstein, I presupposti�, pag. 212 e seg.). Cfr., invece: K. Marx � F. Engels, Manifesto del Partito comunista, Laterza, Roma � Bari 1992, pag. 115 e seg.: "si � rimproverato ai comunisti ch�essi vorrebbero abolire la patria, la nazionalit�. Gli operai non hanno patria. Non si pu� togliere loro quello che non hanno. Poich� la prima cosa che il proletariato deve fare � di conquistarsi il dominio politico, di elevarsi a classe nazionale, di costituire se stesso in nazione, seppure non certo nel senso della borghesia. Le separazioni e gli antagonismi nazionali dei popoli vanno scomparendo sempre pi� gi� con lo sviluppo della borghesia, con la libert� di commercio, col mercato mondiale, con l�uniformit� della produzione industriale e delle corrispondenti condizioni d�esistenza. Il dominio del proletariato li far� scomparire ancor di pi�. Una delle prime condizioni della sua emancipazione � l�azione unita".

[9] Cfr.: H. Marcuse, Il �romanzo�, pag. 445; H. Brunkhorst � G. Koch, Marcuse, pag. 13.

[10] P. Fr�lich, Guerra e�, pag. 67 e segg.

[11] Cfr.: W. Abendroth, La socialdemocrazia in Germania, Editori Riuniti, Roma 1980, pag. 57; U. Ranieri � U. Monopoli, Il movimento � tutto. Rileggendo Eduard Bernstein, Sugarco Edizioni, Varese 1993, pag. 145 e seguenti. Abendroth chiama MSP la frazione maggioritaria dell�SPD dopo l�uscita (1914), dallo stesso partito, della SDA (Cooperazione Socialdemocratica) guidata da R. Luxemburg e K. Liebknecht, che confluir� � come movimento �federato�, con il nome Spartakusbund (Lega di Spartaco, poi KPD(S) � Partito comunista tedesco (Lega di Spartaco) a partire dal 1918) nella USPD (Partito socialdemocratico indipendente tedesco) fondata (1917) da Kautsky e Bernstein in polemica con la scelta, avvenuta tre anni prima, della frazione maggioritaria dell�SPD di votare a favore della guerra.

[12] P. Gay, La cultura di Weimar, Dedalo, Bari 1978, pag. 32, riporta che essa fu proclamata "dal socialista Philipp Scheidemann non certo per genuino entusiasmo repubblicano, quanto nell�ansioso desiderio di prevenire la proclamazione di una repubblica dei soviet da parte di Karl Liebknecht."

[13] F. Stark (a cura di), Rivoluzione o riforme? Marcuse � Popper. Un confronto, Editore Armando Armando, Roma 1989, pag. 11.

[14] P. Fr�lich, Guerra e�, pag. 228.

[15] Cfr.: W. Abendroth, La socialdemocrazia... , pag. 63; P. Gay, La cultura�, pagg. 41 e 195.

[16] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 106. Cfr.: P. Gay, La cultura... , pag. 194, il quale riferisce che il giorno "8 novembre il socialista indipendente Kurt Eisner, un idealista, proclam� una repubblica in Baviera e si autonomin� primo ministro (�). Lo stesso giorno il cancelliere Max von Baden chiese con fermezza all�imperatore di abdicare."

[17] B. M. Katz, Praxis and... , pag. 14. Cfr.: P. Gay, La cultura... , pag. 42, riporta che "Truppe regolari, affiancate da formazioni paramilitari istituite precipitosamente per l�occasione, i Freikorps, passarono per le armi decine di militanti spartachisti; il socialdemocristiano Noske, il "segugio" della repubblica di Weimar, confer� alle truppe, al comando di ufficiali di destra, un�ampia possibilit� di azione che si risolse di fatto nella possibilit� di pianificare di fatto l�eliminazione fisica degli avversari".

[18] F. Stark (a cura di), Rivoluzione o�, pag. 11.

[19] Cfr.: H. Marcuse, Il �romanzo�, pag. 445; H. Brunkhorst � G. Koch, Marcuse, pag. 17 e seg.

[20] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 107.

[21] In questo Marcuse era pienamente in sintonia con il fermento culturale che si registrava nei circoli e nei salotti impegnati della repubblica di Weimar. Cfr.: D. Kellner, Critical Theory, Marxism and Modernity, Polity Press, Cambridge 1989, pag. 10; R. Wiggershaus, La scuola... , pag. 107; B. M. Katz, Praxis and... , pag. 15.

[22] M. Jay, L�immaginazione�, pag. 37.

[23] Cfr.: M. Jay, L�immaginazione�, pag. 37; H. Brunkorst � G. Koch, Marcuse, pag. 42; R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 114.

[24] B. M. Katz, Praxis and... , pag. 16.

[25] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 52. Marcuse verr� sempre considerato tale da Horkheimer ed Adorno.

[26] M. Jay, L�immaginazione�, pag. 9.

[27] Le fonti a questo proposito sono discordanti. R. Wiggershaus (La scuola�, pag. 25) riporta "nella prima settimana di Pentecoste del 1923", M. Jay (L�immaginazione�, pag. 6) invece "nell�estate del 1922", ed in una nota (pag. 54, nota 4) riferisce che Karl August Wittfogel "ha osservato che la EMA (Erste Marxistiche Arbeitswoche) ebbe luogo dopo la settimana di Pentecoste del 1923. Weil smentisce e fa notare che a quella data l�attivit� dell�Istituto era gi� iniziata". A sostegno della periodizzazione proposta da M. Jay, cfr.: L. Geninazzi, Horkheimer�, pag. 216.

[28] M. Jay, L�immaginazione�, pag. 9.

[29] Oltre a Marcuse � giunto all�Istituto circa dieci anni dopo la sua fondazione � che era stato vicino all�SPD pur simpatizzando per gli spartachisti, gran parte dei membri fondatori dell�Istituto erano stati vicini alle luxemburghiane (Weil, Pollock, Horkheimer) ed alcuni di loro (Wittfogel, Borkenau, Gumperz, Massing) militarono per qualche tempo nel KPD. Cfr.: M. Jay, L�immaginazione�, pag. 17; R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 23 e segg.; D. Kellner, Critical theory�, pag. 9.

[30] M. Jay, L�immaginazione�, pag. 12.

[31] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 34.

[32] ibidem.

[33] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 46.

[34] D. Kellner, Critical theory�, pag. 50, rileva la paradossalit� della posizione dei francofortesi: da un lato proclamavano la necessit� della trasformazione rivoluzionaria della societ� e dall�altro invece erano totalmente estranei dalle lotte politiche.

[35] L. Geninazzi, Horkheimer�, pag. 230 e seg.

[36] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 34.

[37] Cfr.: W. Abendroth, La socialdemocrazia... , pag. 63; P. Gay, La cultura�, pag. 43 e seg., il quale riporta che tra il "1918 ed il 1922, gli assassinii attribuiti ad elementi di sinistra furono ventidue e di questi diciassette furono puniti con rigore, dieci con la pena capitale. Gli estremisti di destra, d�altro canto, trovarono i tribunali comprensivi: di 354 omicidi da essi perpetrati uno soltanto fu punito con severit�, e neppure questo con la pena di morte. Le sentenze emesse riflettono lo stesso pregiudizio: i responsabili di assassinii politici, se di sinistra, furono condannati in media a quindici anni di reclusione, se di destra a quattro mesi. Gli elementi della destra che giocarono la carta della eversione, come Kapp, che cerc� di rovesciare la repubblica con la forza e la violenza e di cui si macchiarono di numerosi e rivoltanti assassinii, vennero assolti ricorrendo a scappatoie giuridiche o poterono rifugiarsi indisturbati all�estero. (�) Gli assassinii perpetrati dai membri delle Feme, illegali "organizzazioni di difesa", gruppi paramilitari di vigilantes, appartengono ai crimini pi� atroci di un secolo non certo povero di atrocit�: disoccupati fanatici ed ex-ufficiali non pi� reinseribili ormai nella vita civile bastonarono a morte uomini e strangolarono donne su cui spesso non gravava che il sospetto di "attivit� non patriottiche". Pochi di questi assassini subirono un processo ed ancor meno furono i condannati e in ogni caso nessuno dovette scontare lunghi periodi di detenzione o fu in un modo o nell�altro inibito dal proseguire nella sua attivit� criminosa."; cfr.: G. Luk�cs, La distruzione�, vol. I pag. 73 e seg., laddove riporta che "la repubblica di Weimar fu una repubblica senza repubblicani, una democrazia senza democratici (�). I partiti borghesi di sinistra alleati ai riformisti non servirono all�attuazione di una democrazia rivoluzionaria, ma furono � sotto i motti di repubblica e democrazia � essenzialmente "partiti dell�ordine", la qual cosa signific� in pratica che la struttura della Germania guglielmina fu lasciata il pi� possibile immutata".

[38] P. Gay, La cultura�, pag. 200.

[39] A. Sohn-Rethel, Economia e struttura di classe del fascismo tedesco, De Donato, Bari 1978, pag. 210 e seg., scriveva nel 1932 a proposito della repubblica di Weimar che la "socialdemocrazia di allora e l�attuale nazionalsocialismo sono intanto funzionalmente paragonabili, in quanto sono stati entrambi i becchini del sistema precedente ed entrambi hanno condotto le masse che li seguivano, invece che alla conclamata rivoluzione, a un sostanziale riassetto del dominio borghese. Da questo punto di vista � pienamente sostenibile il parallelo che viene spesso tracciato tra Ebert e Hitler. Tra le correnti da loro "risvegliate" esiste un�affinit� strutturale, costituita dal fatto che entrambi erano movimenti popolari � troppo spesso si dimentica questa caratteristica dell�alta marea socialdemocratica del 1918-19; entrambi promettevano, con l�appello a nostalgie anticapitalistiche di liberazione, la creazione di una nuova "comunit� di popolo", rispettivamente "sociale" e "nazionale"; entrambi avevano un seguito la cui composizione sociale nell�area delle masse piccolo-borghesi, e perfino spesso fuori di questa, coincideva largamente; ambedue infine erano caratterizzati spiritualmente da un diffuso irrazionalismo e da una fedelt� gregaria tanto cupamente fideistica quanto di breve respiro. La constatazione di questo parallelismo non � una diffamazione dell�idea nazionalsocialista, in quanto non riguarda affatto le idee, ma serve piuttosto alla pura conoscenza analitica della funzione e del significato di due movimenti di massa che in un identico contesto sociale, in due momenti storicamente omologhi, hanno giocato o, nell�altro caso, giocano, un analogo ruolo politico. Il parallelismo stesso stabilisce che il nazionalsocialismo doveva sostituirsi alla socialdemocrazia nel compito di fornire l�appoggio di massa al dominio della borghesia in Germania."

[40] Cfr.: P. Gay, La cultura... , pag. 41; P. Fr�lich, Guerra e�, pag. 220 e segg.. Il primo dimostra che fu il governo socialdemocratico, che si era accordato con le cricche guglielmine per mantenere l�ordine, a far recuperare all�esercito ed ai suoi comandanti il credito perduto; il secondo dimostra che furono proprio il comandante supremo delle forze armate tedesche, Hindenburg, assieme al suo capo di stato maggiore, Ludendorff, a �pugnalare alle spalle� l�esercito.

[41] W. Abendroth, La socialdemocrazia�, pag. 65.

[42] W. Abendroth, La socialdemocrazia�, pag. 66.

[43] W. Abendroth, La socialdemocrazia�, pag.70.

[44] P. Gay, La cultura�, pag. 212 e seg., laddove scrive che "i nazisti (�) balzarono (�) da dodici seggi a centosette".

[45] Borghesia bancarottiera: A. Sohn-Rethel, Economia e�, pag. 69, scrive che la "specificit� della situazione creatasi in Germana all�inizio degli anni Trenta dev�essere piuttosto individuata nel fatto che la "fronda dei debitori insolventi" (cos� i circoli del capitale finanziario avevano ribattezzato lo schieramento della cosiddetta �opposizione nazionale) non si limitava ad arrogarsi il ruolo di alternativa, ma minacciava di assumerlo veramente. Ci� non sarebbe stato possibile, se alla testa dell�opposizione non ci fossero stati i vari Thyssen, Flick, Vogler, Schacht, Kirdorf, Borsig. Questo rapido elenco di nomi comprende alcuni dei principali finanziatori di Hitler: e ci� non � un elemento superficiale della scena politica". Su Thyssen e gli altri industriali del ferro ed il loro ruolo nella prima guerra mondiale, cfr.: P. Fr�lich, Guerra e�, pag. 120 e segg.

[46] P. Gay, La cultura�, pag. 214.

[47] P. Gay, La cultura�, pag. 215.

[48] A. Sohn-Rethel, Economia e�, pag. 84, segnala che la "scissione della Deutsche Volkspartei, nell�estate del 1929, aveva segnato l�apertura di una fase dell�imperialismo tedesco. Subito dopo si erano aperte tra industriali renani e agrari dell�Est faticose trattative, nel faticoso tentativo, nel tentativo di giungere al superamento della divaricazione dei rispettivi interessi e all�elaborazione di una linea comune di politica economica. La necessit� di un compromesso si faceva sempre pi� stringente. La crisi, infatti, aveva radicalizzato le contraddizioni fra industriali e agricoltura e minacciava cos� di frapporre un ostacolo insormontabile a quella politica di unificazione che gli esponenti pi� consapevoli dell�alta borghesia tedesca giudicavano ormai indispensabile. La polarizzazione degli interessi si prolungava del resto anche all�interno di ciascun settore: alla contrapposizione fra le industrie �di base� e di trasformazione corrispondeva quella fra il latifondo, basato sulla monocultura dei cereali o di patate, e l�azienda contadina, fondata piuttosto sull�allevamento e la specializzazione delle colture. E mentre l�industria pesante e la grande propriet� terriera convergevano a formare il fronte di Harzburg, l�industria di trasformazione e l�azienda contadina si ritrovarono entrambi insieme nella coalizione di Br�ning."

[49] Quello di von Papen fu il primo governo in cui la nobilt� tornava al potere, tanto che il suo gabinetto venne soprannominato �Almanacco di Gotha�. Esso segna la fine della rivoluzione del 1918. Questo governo, riporta A. Sohn-Rethel, Economia e�, pag. 88 e segg., "var� nel settembre del 1932 un programma �di sostegno all�occupazione� che avrebbe dovuto tradursi in un considerevole incremento dell�indice della produzione industriale. (�) A secca smentita delle speranze del governo, in pochi giorni la quotazione di borsa dei buoni del Tesoro che dovevano costituire la base finanziaria del �sostegno all�occupazione� cadde al di sotto del valore di emissione. (�) Mentre il governo von Papen manifestava tutta la sua impotenza e veniva a perdere, uno dopo l�altro, tutti i suoi principali sostenitori in campo industriale, l�industria pesante e la grande propriet� terriera serravano i tempi delle trattative. Nell�agosto del 1932 l�accordo era ormai cosa fatta, e il programma di cartellizzazione dell�agricoltura definito in tutti i suoi aspetti qualificanti. I connotati autentici di tale programma risaltano solo se lo si colloca contro lo sfondo che gli spetta: la strategia di preparazione alla guerra, sbrigativamente dissimulata dalla parola d�ordine "ristrutturazione del commercio estero della Germania". Inutile sottolineare (�) che la cartellizzazione dell�agricoltura suscitava i pi� spontanei consensi da parte degli ambienti militari."

[50] A. Sohn-Rethel, Economia e�, pag. 108, riporta che fu il passaggio � nella fine di dicembre del 1932 � della IG Farben, una grossa compagnia della chimica industriale, nel gruppo di Harzburg a determinare la caduta del governo Schleicher, gettando cos� "le premesse di una dittatura in grado di rappresentare gli interessi di quasi tutte le componenti decisive del capitale finanziario".

[51] Fra il 1933 ed il 1935 si manifest� il volto, razzista e discriminatorio, del nazismo: alla legge per la riorganizzazione della burocrazia (1933; essa prevedeva il pensionamento dei non �ariani� � in base a questa norma Husserl dovette lasciare l�insegnamento) fece seguito nel 1935 l�avvio � legalizzato � delle persecuzioni antisemite (leggi di Norimberga). A. Sohn-Rethel, Economia e�, pag. 59, riporta che la conseguenza dell�avvio delle persecuzioni antisemite per la Germania fu che sin dall�inizio produsse larghi vuoti fra le fila dei cattedratici pi� noti: interi nuovi e promettenti campi di ricerca vennero �regalati� agli inglesi ed agli americani, che avevano preso a �reclutare� gli studiosi tedeschi. Non condivido l�analisi che G. Luk�cs, La distruzione�, vol. I pag. 75, d� dell�ascesa e della presa del potere di Hitler e del nazismo.

[52] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 137.

[53] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 138.

[54] Sono pochi coloro i quali hanno analizzato in modo non superficiale il rapporto fra Heidegger e Marcuse attraverso le opere giovanili di quest�ultimo. Fra questi: A. Schmidt, Ontologia esistenziale e materialismo storico, in: (a cura di J. Habermas) Risposte a Marcuse, Laterza, Bari 1969; G. Pasqualotto, Teoria come utopia. Studi sulla scuola di Francoforte (Marcuse � Adorno � Horkheimer), Bertani, Verona 1964; il saggio di S. Cirrone, Il giovane Marcuse fra fenomenologia e materialismo storico, in: Siculorum Gymnasium, Catania 1977; G. Palombella, Ragione e immaginazione. Herbert Marcuse 1928-1955, De Donato, Bari 1982.

[55] B. M. Katz, Praxis and... , pag. 15. G. Luk�cs, La distruzione... , pag. 496 e seg., scrive che proprio grazie a Martin Heidegger "la fenomenologia viene per qualche tempo a trovarsi al centro dell�interesse filosofico dell�intellettualit� tedesca. Ma essa ora diventa l�ideologia della depressione dell�individualismo nel periodo imperialistico. (�) S�ren Kierkegaard, ha espresso la filosofia della depressione romantico-individualistica di allora nella forma pi� originale. Nessuna meraviglia quindi che ora, quando questa tendenza alla depressione comincia ad affermarsi nella forma di presentimento di tristi eventi futuri gi� alcuni anni prima dello scoppio della crisi, sia proclamato il ritorno a Kierkegaard dai pensatori di guida del nuovo periodo, dal discepolo di Husserl, Heidegger, e dall�ex psichiatra Karl Jaspers.".

[56] Tanto su �Die Gesellschaft� (diretta da Hilferding) quanto su �Philosophische Hefte� (la rivista del suo amico Maximilian Beck).

[57] H. Marcuse, Contributi a una fenomenologia del materialismo storico, in: Fenomenologia ontologico-esistenziale e dialettica materialistica. Tre studi (1928 � 1936), Unicopli, Milano 1980, pag. 3. Cfr.: G. Luk�cs, Storia e�, pag. 320: "Proprio qui si pu� pi� facilmente cogliere il carattere rivoluzionario del marxismo. Il marxismo � la teoria della rivoluzione proprio perch� afferma l�essenza del processo (in contrasto con i suoi sintomi, le forme fenomeniche), mostrando la sua tendenza decisiva, orientata verso il futuro (in contrasto con le manifestazioni quotidiane). Per la stessa ragione esso � anche l�espressione ideologica della classe proletaria che lotta per liberarsi".

[58] H. Marcuse, Contributi�, pag. 4, scrive: "Chiamiamo situazione fondamentale di un uomo la condizione nella quale egli giunge a cogliere e pu� determinare la propria irripetibile posizione rispetto al mondo circostante e il compito che ne deriva.". Pi� avanti, a pag. 6, afferma che "Nella situazione fondamentale marxista ne va della possibilit� storica dell�azione radicale, che deve liberare la necessit� di una nuova realt� effettuale e la realizzazione dell�uomo intiero. Il suo portatore � l�uomo storicamente cosciente, suo unico campo d�azione la storia, che viene scoperta come la categoria fondamentale dell�esserci umano. Con ci� l�azione radicale si rivela come azione storica rivoluzionaria della �classe� in quanto unit� storica."

[59] Secondo H. Brunkhorst � G. Koch, Marcuse, pag. 29, "Polemicamente si potrebbe dire che per fortuna Marcuse ha frainteso il suo maestro Heidegger".

[60] H. Marcuse, Contributi�, pag. 40. Cfr.: G. Luk�cs, Storia e�, pag. 3: "Solo se la presa di coscienza rappresenta il passo decisivo che il processo storico deve fare verso il proprio fine � un fine che � fatto di volont� umana, ma che non dipende dall�arbitrio dell�uomo e non � inventato dallo spirito umano; se la funzione storica della teoria consiste nel rendere praticamente possibile questo passo; se � data una situazione storica nella quale la corretta conoscenza della societ� si converte, per una classe, in condizione immediata della propria affermazione nella lotta, se per questa classe la conoscenza che essa ha di s� significa al tempo stesso una corretta conoscenza della societ� nella sua interezza; se di conseguenza, per una simile conoscenza, questa classe � al momento stesso soggetto ed oggetto della conoscenza ed in questo modo la teoria interviene immediatamente ed adeguatamente nel processo di rivolgimento della societ�: solo allora diventa possibile l�unit� di teoria e praxis, presupposto della funzione rivoluzionaria della teoria. Una tale situazione � sorta con la comparsa del proletariato nella storia.".

[61] Marcuse forza "il concetto di deiezione fino a farlo coincidere con la "determinazione storica dell�Esserci", col suo "radicamento nel �destino� della comunit�"." (S. Cirrone, Il giovane�, pag. 158).

[62] M. Heidegger, Essere e Tempo, Longanesi, Milano 1992, pag. 221.

[63] M. Heidegger, ibidem, scrive che la "inautenticit� (�) indica (�) un modo preciso di essere-nel-mondo, modo in cui l�Esserci � completamente immedesimato nel �mondo� e nel con-Esserci con gli altri".

[64] Cfr.: H. Marcuse, Contributi�, pag. 21: "la ricerca di Heidegger resta ancora fedele al suo proprio senso (storico), quando ferma la propria analisi a queste indicazioni? Come inizio di ogni filosofare � stato scoperto l�uomo concreto nella sua concreta situazione storica. La storicit� si era rivelata non come una mera casualit� dell�esserci, o come il suo �luogo� meramente effettivo nel mondo, ma come la maniera d�essere dell�esserci stesso, sulla quale si fonda la sua piena determinazione. Questo significa che per un progetto cos� radicale come quello di Heidegger � necessario il ricorso al fatto decisivo dell��oggi� nella sua intiera concezione storica. In e per questo �oggi� sono state svelate le realt� occultate: non come un nuovo tentativo di risolvere i problemi tradizionali della philosophia perennis, ma come una presa di coscienza richiesta dal destino attraverso la situazione di pericolo dell�uomo presente. Nella prospettiva di questo �oggi� erano anche da porre e da risolvere le questioni ultime che scaturiscono da queste verit�: che cos�� l�esistenza concretamente autentica? Com�� possibile ed �, in generale possibile, un�esistenza concretamente autentica? Queste questioni, poste e risolte per l��esserci in generale�, sono vuote, cio�, senza forza di fede o di obbligazione, caratteri che devono essere loro attribuiti in quanto problemi esistenziali. La introduzione dell��oggi� e della sua situazione avrebbe mostrato che la esistenza autentica, la quale � sempre possibile solo come �revoca di ci� che nell�oggi ha efficacia come passato�, pu� accadere per l�oggi solo come azione concretamente trasformatrice, avrebbe mostrato che � il destino dell�oggi quello di doversi affermare solo attraverso il rovesciamento dell�esistenza presente ed effettiva"; M. Heidegger, Essere e�, pag. 225: "l�esistenza autentica non � qualcosa che si libri al di sopra della quotidianit� deiettiva; esistenzialmente, essa � soltanto un afferramento modificato di questa". Balza immediatamente agli occhi che Marcuse si muove all�interno di un�ottica propriamente marxiana: cfr.: K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pagg. 27 e 66.

[65] Ancora una volta, Marcuse si situa nell�alveo della grande tradizione marxista. Cfr.: H. Marcuse, Contributi�, pag. 6: "Nella situazione fondamentale marxista ne va della possibilit� storica dell�azione radicale, che deve liberare la necessit� di una nuova realt� effettuale come realizzazione dell�uomo intiero. Il suo portatore � l�uomo storicamente cosciente, suo unico campo d�azione la storia, che viene scoperta come la categoria fondamentale dell�esserci umano. Con ci� l�azione radicale si rivela come azione storica rivoluzionaria della �classe� in quanto unit� storica."; H. Marcuse, Marxismo trascendentale, in: Marxismo e rivoluzione. Studi 1929-1932, Einaudi, Torino 1975, pag. 55: "L�universalit� della realt� (in quanto oggetto dell�esperienza sociale) si fonda sulla connessione della storia. Per storia non intendiamo il decorso degli avvenimenti politici o economici o culturali, ma la totalit� di tutte queste forme di vita umana come accadere dell�esistenza umana stessa. Poich� l�uomo pu� esistere solo nella storia e tutto il suo ambiente (persone e cose) � ugualmente storia ed � coinvolto nel flusso dell�accadere storico."; G. Luk�cs, Storia e�, pag. 92 e segg., pag. 217 e segg., ed in particolare a pag. 245: "La storia � (�) il prodotto dell�attivit� dell�uomo, rimasto sia pure inconsapevole fino ad oggi; d�altro lato essa � l�avvicendarsi di quei processi nei quali si sovvertono le forme di questa attivit�, le relazioni che l�uomo stabilisce con se stesso, con gli uomini e la natura."

[66] M. Heidegger, Essere e�, pag. 451. A questo proposito cfr.: G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 269.

[67] M. Heidegger, Essere e�, pag. 452.

[68] M. Heidegger, Essere e�, pag. 455.

[69] M. Heidegger, Essere e�, pag. 452; pag. 483 e segg.

[70] M. Heidegger, Essere e�, pag. 287.

[71] Cfr.: A. Schmidt, Ontologia... , pag. 18. G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 269, per il quale queste affermazioni heideggeriane sono palesemente irrazionaliste. Sul rapporto fra storia e storicit� in Heidegger, G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 518 e seg., scrive � fra l�altro � che "secondo la concezione che Heidegger ha della storia, proprio la storia reale � la storia impropria, allo stesso modo che il tempo reale era il tempo "volgare".".

[72] Per Heidegger, Essere e�, pag. 239, la Cura � l�essere dell�Esserci. "I caratteri ontologici fondamentali di questo ente sono l�esistenzialit�, l�effettivit� e l�esser-deietto"; fra questi caratteri "ha luogo una connessione originaria in cui si esprime quella unitariet� dell�insieme delle strutture" nella quale "si rende ontologicamente accessibile l�essere dell�Esserci in quanto tale".

[73] G. Pasqualotto, Teoria come�, pag. 35; corsivo mio. In sintonia con quanto affermato da K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 27.

[74] Questa esigenza di concretezza non si comprende se non si ricordi che Marcuse aveva fatto in prima persona l�esperienza di una rivoluzione ed � costantemente teso ad individuare le reali possibilit� per la sua attuazione � e quindi anche i soggetti che dovrebbero compierla. Questa tensione attraversa l�intera sua opera. Ancora alla fine degli anni �20, osserva A. Schmidt (Ontologia�, pag. 29) Marcuse "si oppone alla condotta in quegli anni ancora contemplativa di Heidegger, accentuando con decisione e novit� in senso rivoluzionario e proletario la realt� immediata dell�epoca". Mentre Heidegger non consente, all�interno della storia, l�azione dell�Esserci (confinandola nell�inautenticit� ed aprendo come unico varco possibile di accesso alla autenticit�, l�Esserci-per-la-morte), Marcuse invece lo spinge all�azione: cfr.: Contributi�, pag. 20 e segg.

[75] H. Marcuse, Sulla filosofia concreta, in: Marxismo�, pag. 24.

[76] H. Marcuse, Contributi�, pag. 7 e seg.

[77] G. Palombella, Ragione e�, pag. 22.

[78] H. Marcuse, La lotta contro il liberalismo nella concezione totalitaria dello Stato, in: Cultura e societ�. Saggi di teoria critica 1933-1965, Einaudi, Torino 1982, pag. 31, scrive che la "posizione di Heidegger fino a Sein und Zeit rappresenta il punto pi� avanzato raggiunto dalla filosofia in questa direzione. Poi ha luogo l�inversione di marcia".

[79] G. Luk�cs, Storia e�, pag. 215, di fatto conferma questa interpretazione: "Il punto di vista del proletariato si contrappone dunque alla classe borghese: ma per comprendere la realt�, il pensiero proletario non richiede affatto una tabula rasa, u nuovo inizio "privo di presupposti", cos� come � avvenuto nel caso del pensiero borghese � almeno considerando la sua tendenza di fondo � nei confronti delle forme feudali del medioevo. Proprio perch� il suo scopo pratico � un rivolgimento fondamentale della societ� nella sua interezza, esso intende la societ� borghese, con le sue elaborazioni intellettuali, artistiche, ecc., come punto di avvio del metodo". Tuttavia, il tutto si spiega semplicemente con il fatto che la societ� comunista � �l�erede� di quella borghese � e quindi assume quest�ultima come base di partenza.

[80] M. Heidegger, Essere e�, pag. 97.

[81] M. Heidegger, Essere e�, �� 14, 15, 16, 21.c, 22.

[82] �Utilizzabile� � anche la manodopera. Il termine per� non dice in quali condizioni avvenga e chi sia il soggetto di quella �utilizzabilit�. Una critica all�apparente neutralit� linguistica � svolta in: H. Marcuse, L�uomo ad una dimensione. L�ideologia della societ� industriale avanzata, Einaudi, Torino 1991, pag. 102 e segg.

[83] M. Heidegger, Essere e�, pag. 95, scrive che il "modo di essere e del mezzo, in cui questo si manifesta da se stesso, lo chiamiamo utilizzabilit�. Solo perch� il mezzo possiede questo �essere in s� e non � qualcosa di semplicemente-presente, esso � maneggiabile e disponibile nel senso pi� largo".

[84] H. Marcuse, Ecologia e critica della modernit�, in: Capitalismo Natura Socialismo, n. 6, Dicembre 1992, pag. 52.

[85] H. Marcuse, Ecologia e�, pag. 51.

[86] H. Marcuse, Ecologia e�, pag. 52.

[87] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 115.

[88] H. Marcuse, Nuove fonti per la fondazione del materialismo storico, in: Marxismo�, pag. 24.

[89] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 103.

[90] H. Marcuse, L�ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della storicit�, La Nuova Italia, Firenze 1969, pag. 3.

[91] H. Brunkhorst � G. Koch, Marcuse, pag. 37. Cfr.: G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 301 e pag. 840, che d� di Heidegger un giudizio politico ed umano molto duro.

[92] ibidem.

[93] Il carteggio Marcuse � Heidegger � stato pubblicato su: Reset n. 50, Milano 1998, pagg. 100 � 103.

[94] I brani citati sono stati tratti dalla lettera di Marcuse ad Heidegger, datata 28 agosto 1947.

[95] Nella sua lettera di risposta a Marcuse, Heidegger afferma: "Nel 1934 riconobbi il mio errore politico: mi dimisi dal mio Rettorato come protesta contro lo Stato e il partito. Non fui messo al corrente del fatto che a) del mio errore se ne approfittasse a livello propagandistico sia in patria, sia all�estero, ma che in egual misura si tacesse a livello propagandistico del b) riconoscimento del mio errore. Pertanto ci� non mi pu� essere imputato".

[96] I brani citati sono stati tratti dalla lettera di Heidegger a Marcuse, datata 20 gennaio 1948.

[97] Lettera di Marcuse ad Heidegger, 13 maggio 1948.

[98] Heidegger gli aveva scritto che "il Suo scritto mi mostra davvero quanto sia difficile avere un colloquio con uomini che non sono pi� vissuti in Germania dal 1933 e che danno un giudizio sul movimento nazionalsocialista a partire dalla sua fine".

[99] Se questa di Heidegger era una critica rivolta a Marcuse era completamente sbagliata: gi� nel 1934, in un saggio (La lotta contro il liberalismo nella concezione totalitaria dello Stato, in: Cultura e societ�, Einaudi, Torino 1982, pag. 3 e segg.) apparso sulla Zeitschrift f�r Sozialforschung, il nostro Autore attaccava duramente il nazismo e la sua ideologia.

[100] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 4. Cfr.: G. W. F. Hegel, Scienza della Logica, tomo III cap. I, Laterza, Bari 1968, pag. 863.

[101] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 8. Cfr.: G. W. F. Hegel, Scienza... , tomo II sez. III cap. I, pag. 864; G. W. F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, vol. I, Laterza, Bari-Roma 1980, pag. 202.

[102] H. Marcuse, L�ontologia�, pagg. 8-9.

[103] ibidem. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse.

[104] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 3. Cfr.: H. Marcuse, Contributi�, pag. 15: "Dalla met� del secolo scorso il problema della storicit� � stato di nuovo riconosciuto come il problema capitale della filosofia. Indipendentemente dal sistema di Hegel e degli hegeliani, Droysen, nei suoi Lineamenti della Storiografia, ha posto questo problema, ma solo in Dilthey esso diventa il motore centrale del filosofare. Da allora esso � stato aggredito dai pi� diversi lati con la sempre pi� chiara coscienza che qui si tratta probabilmente del problema della scienza in generale (�) finch� Heidegger lo ha posto e risolto a partire dalla fenomenologia rigorosa in tutto il suo peso di radicalit�"; G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 572 e seg., dove attacca duramente Marcuse, perch� lascia trasparire una certa adesione alla Lebensphilosophie diltheyana. Tale critica, se pur comprensibile, non � accettabile sia che L�ontologia di Hegel (sulla quale si appuntano gli strali luk�csiani) venga situata all�interno dell�intera produzione filosofica del Nostro � decisamente distante da questo orientamento � sia che essa venga considerata singolarmente: l�opera, � bene ricordarlo, � uno scritto accademico nel quale l�Autore si confronta, all�interno di un�ottica heideggeriana (ed anche ad Heidegger, ed a ragione � in questo caso � Luk�cs muove l�accusa di essere un seguace della filosofia della vita nonch� un irrazionalista: G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 485 e 496-497), con Hegel e con alcuni fra i suoi maggiori interpreti.

[105] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 17. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse.

[106] Cfr.: G. W. F. Hegel, Scienza... , tomo II sez. III cap. I, pag. 597; G. W. F. Hegel, Primi scritti critici, Mursia, Milano 1971, pag. 12 e seg. E pag. 20 e segg.

[107] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 49.

[108] ibidem. Cfr.: H. Marcuse, Sul problema della dialettica (I), in: Fenomenologia�, pag. 56, si pone la "domanda: quali oggetti sono storici e quindi dialettici nel loro modo di essere? Oppure lo sono tutti gli oggetti, l�intera realt�? Hegel si � deciso in quest�ultimo senso; e per quel che riguarda il suo sistema � evidente che una simile assolutizzazione della storicit� o storicizzazione dell�assoluto sforza sia l�essenza della storicit� che l�essenza della realt� nel senso di una compatta costruzione concettuale. Se ora tentassimo di rispondere positivamente alla domanda circa l�ambito della storicit�, bisognerebbe dire che una tale risposta presuppone necessariamente vaste ricerche nel campo dell�ontologia; � inevitabile riferirne qui solo i risultati, ma si pu� correggere qui questa mancanza rinviando alla fondamentale elaborazione di questa problematica da parte di Dilthey (soprattutto anche nello scambio epistolare con il conte York v. Wartenburg) e pi� recentemente da Heidegger". Questo saggio, del 1930, pare gi� tracciare la linea di sviluppo sulla quale il Nostro si muover� ne L�ontologia di Hegel. Sulle stesse tematiche il Nostro torna ne Sul problema della dialettica (II), del 1931, in cui offre (pag. 65-71) una sintesi delle problematiche svolte proprio ne L�ontologia di Hegel.

[109] ibidem.

[110] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 58. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse. Cfr.: G. W. F. Hegel, Scienza�, tomo I sez. I cap. II, pag. 110: "L�essere determinato � un ente determinato, qualcosa. (�) L�esistere, la vita, il pensiero, si determinano essenzialmente a esistente, vivente, pensante (Io) etc�".

[111] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 70. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse.

[112] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 70, mutua questo termine da Hegel. Cfr., per un concetto analogo: G. W. F. Hegel, Filosofia dello spirito senese, Laterza, Roma - Bari 1983, pag. 21.

[113] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 71. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse, del quale � il corsivo. Cfr.: H. Marcuse, Contributi�, pag. 22: "La problematica dell�esistenza storica ha portato automaticamente alla costituzione materiale della storicit�. Con questo noi indichiamo preliminarmente l�ambito delle condizioni storiche concrete dell�esistere di un esserci concreto, nelle quali l�esserci e la totalit� di appagamento del suo modo sono di volta in volta radicati".

[114] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 188. Cfr.: G. W. F. Hegel, Filosofia... , pag. 33.

[115] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 192 � 193. L�Autore sta esaminando G. W. F. Hegel, Scienza�, tomo II sez. III cap. I, ed in particolare le pagg. 873 e segg.; cfr.: G. W. F. Hegel, Scienza�, tomo I sez. I cap. II, pag. 135: "sente dolore, e il privilegio della natura sensibile � di sentire dolore"; G. W. F. Hegel, Primi�, pag. 14; G. W. F. Hegel, Enciclopedia�, vol. II pag. 424 e segg.; G. W. F. Hegel, Filosofia�, pag. 35 e segg.

[116] Cfr.: K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, in: Opere filosofiche giovanili, Edizioni Rinascita, Roma 1950, pag. 227.

[117] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 71. Marcuse sta citando K. Marx, Manoscritti�, pag. 184: (il lavoratore) "In quanto esso �, dunque, mentalmente e fisicamente abbassato a una macchina, e da uomo diventa una astratta attivit� ed un ventre, diventa anche sempre pi� dipendente da tutte le oscillazioni del prezzo di mercato, dell�impiego di capitali e dell�umore dei ricchi". L�analisi marxiana delle condizioni di vita della classe operaia all�interno del modo di produzione capitalistico prosegue a pag. 186: "L�economista ci dice che originariamente e idealmente l�intero prodotto del lavoro appartiene al lavoratore. Ma ci dice a un tempo che, nella realt�, al lavoratore tocca la parte minima e strettamente indispensabile del prodotto; solo quanto � necessario affinch� egli esista non come uomo, bens� come lavoratore; affinch� non l�umanit� egli propaghi, ma la classe schiava dei lavoratori. L�economista ci dice che tutto i compra con il lavoro, e che il capitale non � che il lavoro accumulato, ma ci dice a un tempo che il lavoratore, ben lungi dal poter comprare tutto, deve vendere se stesso e la sua umanit�. (�) Mentre la divisione del lavoro aumenta la forza produttiva del lavoro e la ricchezza e il raffinamento della societ�, impoverisce il lavoratore sino a farne una macchina. Mentre il lavoro fa sorgere l�accumulazione del capitale, e con ci� il crescente benessere della societ�, rende il lavoratore sempre pi� dipendente dal capitalista" ed a pag. 225 e seg. Marx scrive che l�operaio "diviene tanto pi� povero quanto pi� produce ricchezza, quanto pi� la sua produzione cresce in potenza ed in estensione. L�operaio diviene una merce tanto pi� a buon mercato quanto pi� crea delle merci. Con la messa in valore del mondo delle cose cresce in rapporto diretto la svalutazione del mondo degli uomini. Il lavoro non produce soltanto merci; esso produce se stesso e il lavoratore come una merce, precisamente nella proporzione in cui esso produce merci in genere. Questo fatto non esprime nient�altro che questo: che l�oggetto, prodotto dal lavoro, prodotto suo, sorge di fronte al lavoro come ente estraneo, come una potenza indipendente dal producente. Il prodotto del lavoro � il lavoro che si � fissato in un oggetto, che si � fatto oggettivo: � l�oggettivazione del lavoro. La realizzazione del lavoro � la sua oggettivazione. Questa condizione del lavoro appare, nella condizione descritta dall�economia politica, come privazione dell�operaio, e l�oggettivazione appare come perdita e schiavit� dell�oggetto, e l�appropriazione come alienazione, come espropriazione. La realizzazione del lavoro si palesa tale privazione che l�operaio � spogliato fino alla morte per fame". Poco pi� avanti (pag. 242), il filosofo di Treviri scrive che la "produzione produce l�uomo solo come una merce, la merce umana, l�uomo con il carattere della merce, ma lo produce conformemente a questo carattere, come un ente disumanato sia spiritualmente che fisicamente. (�) Il loro prodotto � la merce auto-cosciente e automatica�, la merce umana�". Cfr.: G. W. F. Hegel, Filosofia�, pag. 57 e segg.; G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, Bari 1954, pag. 165: "La societ� civile (�) offre (�) lo spettacolo della dissolutezza, della miseria e della corruzione fisica ed etica (�)". Un riscontro di questa affermazione di Hegel si trova in K. Marx � F. Engels, Manifesto del Partito comunista, Laterza, Bari 1992, pag. 114 e seg.

[118] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 94. Il corsivo � di Marcuse. Cfr.: K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto, in: Opere filosofiche�, pag. 134: "Nel suo pi� alto sviluppo, il principio della propriet� privata contraddice il principio della famiglia". La critica che qui svolge Marx � tutta tesa a controbattere le affermazioni di Hegel circa l�importanza del maggiorascato: in particolare Marx critica l�aggiunta (di Gans) al � 306 dei Lineamenti di filosofia del diritto ed osserva che (pag. 144) "la propriet� privata (�) appare come propriet� fondiaria inalienabile". E� da cercarsi proprio in Hegel, come giustamente indica Marx, l�origine dello stretto rapporto intercorrente fra il lavoro ed il concetto di propriet� (privata). Cfr.: K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 31 e seg.; K. Marx � F. Engels, Manifesto... , pag. 107 e seg., dove viene reso con esemplare chiarezza il nesso fra propriet�. Ancor pi� chiaro risulta essere in F. Engels � K. Marx, La sacra famiglia, in: Opere vol. IV, Editori Riuniti, Roma 1972, pag. 32 e segg., lo stretto rapporto istituito fra propriet� privata (e quindi: lavoro) ed economia politica.

[119] Tale tentativo sembra emergere distintamente in: G. W. F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia vol. I, La Nuova Italia, Firenze 1989, pag. 66 e segg.. Marcuse pare evidenziare all�interno del pensiero di Hegel un percorso, che ha come sua conclusione la storia assoluta, costituito da tre momenti: l�identificazione della vita come idea della vita, l�idea del conoscere come momento successivo pi� alto, infine l�idea assoluta come momento ultimo dell�intero movimento. La lettura dell�ontologia che offre Marcuse (della quale presenta un sommario problematico ne L�ontologia�, a pag. 237) assume una evidente ottica retrospettiva, data in funzione della Fenomenologia dello Spirito cui la Scienza della Logica viene a riconnettersi. Cfr.: F. Engels � K. Marx, La sacra... , pag. 94: "La concezione della storia di Hegel presuppone uno spirito astratto o assoluto, il quale si sviluppa in modo tale che la umanit� � solo una massa che coscientemente o incoscientemente lo porta. Hegel fa perci� accadere, all�interno della storia empirica, essoterica, una storia speculativa, esoterica. La storia dell�umanit� si trasforma nella storia dello spirito dell�umanit�, di uno spirito astratto, e quindi trascendente rispetto all�uomo reale".

[120] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 237 e seguenti.

[121] Cfr.: H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 246; G. W. F. Hegel, Scritti teologici giovanili, Guida Editori, Napoli 1972, pag. 415 e segg.

[122] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 252 e seg. Cfr.: G. W. F. Hegel, Scritti�, pag. 227: "Questo aspetto del rapporto della religione cristiana cogli uomini non pu� chiamarsi per se stesso positivo; esso si fonda sul presupposto, bello certamente, che tutto ci� che vi � di alto, di nobile, di buono negli uomini � qualcosa di divino, viene da Dio, � suo spirito, che da lui procede. Ma invero questo aspetto diviene acuta positivit�, se si separa assolutamente la natura umana dalla divina, se non si ammette nessuna mediazione di esse eccetto che in un solo individuo". Pi� in avanti, a pag. 473 e segg., tracciata la distinzione tra la vita umana (finita) e la vita infinita, scrive che "la vita limitata si eleva alla vita infinita; e solo per il fatto che il finito � esso stesso vita, esso porta con s� la possibilit� di elevarsi alla vita infinita".

[123] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 265. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse.

[124] H. Marcuse, L�ontologia�, pag.268 Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse. Cfr.: G. W. F. Hegel, Scritti... , pag.473 e seg.

[125] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 269. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse.

[126] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 285.

[127] H: Marcuse, L�ontologia�, pag. 288. Cfr.: G. W. F. Hegel, Filosofia... , pag. 94.

[128] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 192 e segg. Queste pagine sono fondamentali per la fondazione della teoria della storicit�. Cfr.: G. W. F. Hegel, Scienza... , tomo II sez. III cap. I, pag. 873 e segg.

[129] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 288. Cfr.: G. W. F. Hegel, Fenomenologia dello spirito, La Nuova Italia, Firenze 1996, pag. 121 e seg.

[130] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 292. Cfr.: G. W. F. Hegel, Fenomenologia�, pag. 120 e segg.

[131] ibidem.

[132] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 298, scrive: "La vita realizza il senso del suo proprio essere (...) soltanto nel f a r e".

[133] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 302. Cfr.: G. W. F. Hegel, Filosofia... , pag. 45 e segg. e pag. 105; nonch� G. W. F. Hegel, Fenomenologia�, pag. 119 e segg.: "La relazione di ambedue le autocoscienze � cos� costituita ch�esse danno prova reciproca di se stesse attraverso la lotta per la vita e per la morte. � Esse debbono affrontare questa lotta, perch� debbono, nell�altro ed in se stesse, elevare a verit� la certezza loro di esser per s�. E solo mettendo in gioco la vita si conserva la libert�, si d� prova che all�autocoscienza essenza non � l�essere, non il modo immediato nel quale l�autocoscienza sorge, non l�esser calato in essa nell�espansione della vita: - si prova anzi che nell�autocoscienza niente � per lei presente, che non sia per un momento dileguante, e ch�essa � soltanto puro esser-per-s�. L�individuo che non ha messo a repentaglio la vita, pu� ben venire riconosciuto come persona, ma non ha raggiunto la verit� di questo riconoscimento di autocoscienza indipendente. Similmente ogni individuo deve aver di mira la morte dell�Altro, quando arrischia la propria vita, perch� per lui l�altro non vale pi� come lui stesso; la sua essenza gli si presenta come un Altro (�). In questa esperienza si fa (chiaro) all�autocoscienza che a lei la vita � cos� essenziale, come lo � l�autocoscienza pura. Nell�autocoscienza immediata l�Io semplice � l�oggetto assoluto (�). Resultato della prima esperienza � la risoluzione di quell�unit� semplice; mediante quell�esperienza son pste un�autocoscienza pura ed una coscienza la quale non � pura per se stessa, ma per un altro: (�) l�uno � il signore, l�altro il servo".

[134] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 109.

[135] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 304, scrive: "la vita accade come un implicarsi e un opporsi di individui �indipendenti� e �non indipendenti�, dei quali l�uno � soltanto esser-per-s�, l�altro soltanto esser-per-altro: come rapporto d�implicazione e opposizione fra p a d r o n e e s e r v o". Cfr.: G. W. F. Hegel, Fenomenologia�, pag. 119 e segg.; tali tematiche sono delineate con una certa chiarezza gi� in G. W. F. Hegel, Scritti�, pag. 397 e segg.

[136] H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 310. Il grassetto sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Marcuse.

[137] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 63.

[138] H. Marcuse, Marxismo trascendentale, in: Marxismo e�, pag. 58: "Quale danno � ci chiediamo ora � pu� derivare al marxismo da una interpretazione trascendentale che si ricollega alla filosofia kantiana? Il pericolo � quello di trasformare la teoria della rivoluzione proletaria in una sociologia scientifica che isola il marxismo dalla necessit� concreta della situazione storica, lo neutralizza, e svaluta la prassi radicale. Secondo Max Adler il lavoro metodologico di Marx giunge a enucleare l�a priori specifico della teoria sociale. L�analisi marxiana dei fenomeni economici mirerebbe anzitutto �a conquistare gli strumenti intellettuali che consentono di dominare questo complesso infinito di eventi, nelle sue leggi formali�. � No, Marx non si preoccupa minimamente dell�a priori della teoria sociale, delle leggi �formali� dell�accadere sociale. Se si assume questo punto di partenza non c�� possibilit� di giungere a quella prassi radicale che mira a trasformare la realt�" e, come considerazione preliminare, rileva (pag. 44) � liquidandolo con una battuta � che "Max Adler � pi� trascendentale della filosofia trascendentale".

[139] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 69. Cfr.: K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 66.

[140] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 87.

[141] H. Marcuse, Nuove fonti�, pag. 74. Cfr.: G. W. F. Hegel, Filosofia... , pag. 129 e seg.

[142] K. Marx, Manoscritti�, pag. 247: "Come l�essere, l�oggetto, � un ente ideale, cos� il soggetto � sempre coscienza o autocoscienza; o piuttosto l�oggetto appare soltanto come astratta coscienza, l�uomo (il soggetto) soltanto come autocoscienza".

[143] H. Marcuse, Sui fondamenti filosofici del concetto di lavoro nella scienza economica, in: Cultura�, pag. 152.

[144] H. Marcuse, Sui fondamenti�, pag. 161: "Ci si pone la domanda, perch� mai l�accadere dell�esistenza umana sia essenzialmente �mediazione�, produzione e riproduzione, perch� ad essa sia essenzialmente negato un immediato lasciar-accadere, e si risponde con il richiamo della situazione per cos� dire �naturale� dell�uomo nel mondo: l�accadere dell�esistenza � il lavoro, poich� il mondo, cos� come l�uomo se lo trova di fronte di volta in volta, non pu� mai bastare ai suoi �bisogni�, cosicch� l�uomo deve darsi continuamente da fare per poter vivere in questo mondo (per procurarsi vesti, cibo e alloggio, utensili, ecc.). Questa �manchevolezza� originaria della situazione naturale dell�uomo fa del �bisogno� l�impulso del suo fare". Cfr.: K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 27: "per poter "fare storia"gli uomini devono essere in grado di vivere. Ma il vivere implica prima di tutto il mangiare e bere, l�abitazione, il vestire ed altro ancora. La prima azione storica � dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni, la produzione della vita materiale stessa, e questa � precisamente una azione storica, una condizione storica fondamentale di qualsiasi storia, che ancor oggi, come millenni addietro, deve essere compiuta ogni giorno ed ogni ora semplicemente per mantenere in vita gli uomini".

[145] K. Marx, Manoscritti�, pag. 298: "Hegel (�) coglie l�essenza del lavoro e concepisce l�uomo oggettivo, l�uomo verace perch� uomo reale, come risultato del proprio lavoro. (�) Hegel (�) intende il lavoro come l�essenza, l�essenza che si avvera nell�uomo, vede soltanto l�aspetto positivo del lavoro, non quello negativo. Il lavoro � il divenire per s� dell�uomo nell�alienazione o in quanto lavoro alienato. Il lavoro che Hegel soltanto conosce e riconosce � il lavoro spirituale astratto".

[146] H. Marcuse, Sui fondamenti�, pag. 155.

[147] H. Marcuse, Per la critica dell�edonismo, in: Cultura�, pag. 116.

[148] H. Marcuse, Per la critica�, pag. 111.

[149] H. Marcuse, Per la critica�, pag. 128.

[150] H. Marcuse, L�autorit� e la famiglia. Una introduzione storica al problema, Einaudi, Torino 1982, pag. 30 e segg. Cfr.: H. Marcuse � F. Neumann, A History of the Doctrine of Social Change, in: H. Marcuse, Technology, war and fascism. Collected papers of Herbert Marcuse vol. I, Routledge, London and New York 1998, pag. 99, in cui i due autori evidenziano come � a differenza dell�averroismo latino, critico e molto utilizzato dai pensatori eretici � la filosofia sociale tomista abbia in tutti i modi tentato di mantenere stabile l�ordinamento sociale allora esistente.

[151] H. Marcuse, L�autorit� e�, pag. 34.

[152] H. Marcuse, L�autorit� e�, pag. 35.

[153] H. Marcuse, L�autorit� e�, pag. 36. Cfr.: H. Marcuse, Sul carattere affermativo della cultura, in: Cultura�, pag. 44 e segg. Parallelamente a questa divisione, si sviluppa la cultura affermativa � frutto dell�affermarsi sociale e politico della borghesia � ed i cui tratti dominanti sono quelli della contrapposizione (pag. 52) "della miseria fisica con la bellezza dell�anima, alla schiavit� esterna con la libert� interiore, all�egoismo brutale con il regno della virt� e del dovere": i regni dell�anima e dello spirito vengono considerati al di sopra del mondo materiale. Se � quando la borghesia iniziava la sua ascesa � tali concetti avevano una portata rivoluzionaria, successivamente servirono al mantenimento dello statu quo.

[154] E� per via dello sviluppo della riforma luterana e delle guerre di religione che ne seguirono, che il sistema feudale and� in pezzi e inizi� a profilarsi la societ� capitalistica. A partire di qui � ed a causa della struttura dinamica della societ� capitalistica � i teorici borghesi sono indotti a subordinare il problema del social change a quello della social stability. Cfr.: F. Neumann � H. Marcuse, Theories of Social Change, in: Technology�, pag. 108.

[155] Cfr.: H. Marcuse, L�autorit� e�, pag. 71; F. Neumann � H. Marcuse, A History�, pag. 102; F. Neumann � H. Marcuse, Theories of�, pag. 120 e segg., che pure si soffermano ad evidenziare le differenze fra il pensiero controrivoluzionario inglese e francese.

[156] Su questi tre autori, cfr.: F. Neumann � H. Marcuse, Theories of�, pag. 120 e segg., che pure si soffermano ad evidenziare le differenze fra il pensiero controrivoluzionario inglese e francese.

[157] H. Marcuse, L�autorit� e�, pag. 87.

[158] H. Marcuse, L�autorit� e�, pag. 89. Cfr.: F. Neumann � H. Marcuse, Theories of�, pag. 121 e seg.; in particolare a pag. 121 si afferma che "monarchs and princes were regarded as the immediate delegates of God, and obedience to them as an unconditional obligation".

[159] F. Neumann � H. Marcuse, A History�, pag. 96 e segg., F. Neumann � H. Marcuse, Theories of�, pag. 110 e segg., si soffermano ad analizzare le teorie e le concezioni politiche a partire dalla grecit�. Il primo � un saggio estremamente succinto, che parte dal pensiero dei sofisti ed arriva al novecento; l�altro costituisce di fatto un approfondimento dei temi toccati nel saggio precedente, con particolare riguardo al pensiero filosofico dal Vico in poi.

[160] F. Neumann � H. Marcuse, A History�, pag. 99, annettono particolare importanza alla filosofia sociale tomistica per la comprensione e la fondazione della teoria sociale del dominio. Essa, infatti, aveva provato a "reconcile the natural law doctrine of the Stoics with the existing feudal, hierarchically organised estate. The Stoic natural law had certain revolutionary implications. In the Thomistic philosophy, it becomes the justification of a hierarchical society based on a clear distinction between three estates. Besides the Summa Theologia there exist innumerable pamphlets, the sole intention of which is to equip the existing society with the dignity of moral law. In the Thomistic philosophy, this reconciliation is made possible by the reception of the Aristotelian philosophy. Thomistic philosophy is thus necessarily hostile to social changes seeping into the ordained division of society". In contrasto con tali concezioni, i due autori sottolineano l�importanza dell�averroismo latino (del quale sottolineano la creativa ereticit� in contrasto con la cupa ortodossia del tomismo) per la nascita e lo sviluppo della societ� contemporanea.

[161] H. Marcuse, La lotta contro il liberalismo nella concezione totalitaria dello Stato, in: Cultura e�, pag. 5.

[162] H. Marcuse, La lotta�, pag. 6.

[163] G. Palombella, Ragione e�, pag. 183.

[164] H. Marcuse, La lotta�, pag. 8.

[165] H. Marcuse, La lotta�, pag. 18.

[166] H. Marcuse, The New German Mentality, in: Technology�, pag. 145: "National Socialism may be characterised as the specifically German adaption society to the requirements of large scale industry, as the typically German form of �technocracy�. We might even venture to say that National Socialism is the first and only �middle class revolution� in Germany, occurring at the stage of large scale industry and therefore skipping or condensing the preceding stages of developments. National Socialism has furthermore abolished the remnants of feudalism, notwithstanding the concentration of large real estate which the system promotes with all means (this concentration is a capitalistic rarther than feudal process). (�) National Socialism has incorporated labor into the dominion of industry (�). National Socialism has merged the industrial, governmental (ministerial) and semigovernmental (party) bureaucracy, thereby adjusting the state to the needs of the industrial apparatus. Finally, National Socialism has released the full capacity of this apparatus by embarking upon a policy of imperialist expansion on a continent scale." (Il corsivo � mio). Lo stesso Marcuse affermer�, dopo la Guerra, che i criminali di Guerra in campo economico � che egli ed il gruppo di lavoro nell�OSS presso il quale era distaccato avevano identificati � continuarono senza grossi problemi la loro attivit� economica. Cfr.: H. Marcuse, Alcune implicazioni sociali della moderna tecnologia, in: A. R. L. Gurland � O. Kirchheimer � H. Marcuse � F. Pollock, Tecnologia e potere nelle societ� post-liberali, Liguori editore, Napoli 1981, pag. 137 � 170. In particolare, Marcuse analizza la struttura burocratica in relazione a quella economica del fascismo pag. 160 e seg.

[167] H. Marcuse, La lotta�, pag. 16.

[168] H. Marcuse, La lotta�, pag. 17.

[169] G. Palombella, Ragione e�, pag. 181.

[170] H. Marcuse, La tolleranza repressiva, ne: R. P. Wolff � B. Moore jr. � H. Marcuse, Critica della tolleranza. I mascheramenti della repressione, Einaudi, Torino 1982, pag. 99.

[171] H. Marcuse, La tolleranza�, pag. 97 e seg., dove afferma essere "possibile identificare quelle politiche, opinioni, movimenti che promuoverebbero questo cambio, e quelle che farebbero il contrario. La soppressione del regresso � un preliminare per il rafforzamento del progresso" laddove per cambio intende lo sviluppo di politiche tese a sviluppare pienamente (materialmente ed intellettualmente) la societ�, e continua affermando che "garantita la razionalit� empirica della distinzione tra progresso e regressione, e garantito che essa possa giustificare una tolleranza fortemente discriminatoria sul terreno politico (l�eliminazione del credo liberale di una libera ed eguale discussione), un�altra impossibile conseguenza ne deriverebbe. Ho detto che, in virt� della sua logica interna, il ritiro della tolleranza verso i movimenti regressivi e la tolleranza discriminatoria in favore delle tendenze progressive equivarrebbe alla promozione "ufficiale" della sovversione. Il calcolo storico del progresso (che � attualmente il calcolo delle prospettive di ridurre la crudelt�, la miseria, la repressione) sembra implicare la scelta calcolata fra due forme di violenza politica: quella della parte dei poteri legalmente costituiti (dalla loro azione legittima o dal loro tacito consenso o dalla loro impotenza a prevenire la violenza) e quella dalla parte dei movimenti potenzialmente sovversivi. Inoltre, nei confronti della seconda, una politica di trattamento diseguale proteggerebbe il radicalismo della sinistra contro quello della destra".

[172] H. Marcuse, La tolleranza�, pag. 105.

[173] H. Marcuse, La tolleranza�, pag. 99. Il corsivo � mio.

[174] H. Marcuse, La lotta�, pag. 19.

[175] Douglas Kellner rileva giustamente, nel suo Critical theory�, pag. 1 e pag. 234, che � fuorviante parlare di �Scuola di Francoforte� (cos� come anche io ho fatto, dei �membri dell�Istituto francofortese�) per una comunit� di studiosi in esilio: questa definizione � valida per il periodo precedente all�esilio ed invece non lo � per quello � a partire dagli anni �50 � in cui parte dei membri del vecchio Istituto tornano a lavorare in Europa: per la precisione, la definizione �Scuola di Francoforte� finisce per riguardare, in quest�ultimo caso, soltanto Adorno ed Horkheimer, che tornarono ad insegnare a Francoforte. Kellner usa invece i termini critical theorists per gli studiosi e critical theory per indicare il frutto della loro elaborazione teorica (la teoria critica della societ�) quanto la posizione collettiva dei pensatori.

[176] E� il caso della conferenza tenuta dal Nostro, dal titolo: State and Individual Under National Socialism, in: H. Marcuse, Technology�, pag. 69 � 92.

[177] G. Marramao nell�introduzione ad A. R. L. Gurland � O. Kirchheimer � H. Marcuse � F. Pollock, Tecnologia e�, pag. 9 e segg.

[178] L�interpretazione che offre Marramao nell�introduzione a Tecnologia�, non sembra cogliere affatto l�analisi che Marcuse compie sul nazismo. Preferibile invece la lettura proposta da M. Calloni in Il nazismo tra esistenza cultura e teoria, in: Fenomenologia e societ� n. 1, Milano 1988, pag. 141 e segg.

[179] Cfr.: M. Jay, l�immaginazione... , pag. 24 e segg.; L. Geninazzi, Horkheimer�, pag. 248 e segg.; R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 72 e segg.; e soprattutto D. Kellner, Critical theory�, pag. 55 e segg., il quale sottolinea che Pollock, in seguito ad un suo viaggio in Unione Sovietica nel 1929, elabor� (dopo averne vista la sua applicazione) la teoria dell�economia di piano giungendo cos� a d affermare che senza dubbio il collasso economico totale � che avrebbe dovuto portare, secondo i teorici marxisti del tempo, alla rivoluzione � non ci sarebbe stato e che il capitalismo sarebbe stato in grado di "coming up with survival strategies involving state planning and regulation and using at least some features of a planned economy in its own interests". Da ci� in Pollock deriva la convinzione che una economia pianificata capitalistica sarebbe stato l�antidoto alla depressione del 1929, ma questa avrebbe dovuto portare dei cambiamenti nella vita sociale, politica, economica e culturale. Nel 1941 Pollock, in un suo articolo, coni� il termine capitalismo di stato, affermando essere pienamente rispondente al carattere della nuova struttura socioeconomica, che sarebbe stata caratterizzata dal massiccio intervento dello stato nell�economia.

[180] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 136 e segg. Molte delle analisi qui svolte si ritroveranno poi ne L�uomo ad una dimensione.

[181] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 160. Queste affermazioni riprendono quanto aveva gi� affermato in precedenza nel corso della sua conferenza presso la Columbia University State and�, pag. 69 e cio� che "Today, we no longer need to refute the opinion that National Socialism signifies a revolution. This movement, we now see, has not changed the basic relationship of the productive process that is still administred by special groups as a whole. The economic organization of the Third Reich is built around the great industrial combines which, to a large extent with power. They mantained their key position in the production for war and expansion. Since 1933, they have been amalgamated with a new �elite�, recruited from the top ranks of the National Socialist party, but they have not lost their decisive social and economic functions".

[182] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 138. Cfr.: H. Marcuse, State and�, pag. 78 e seg.

[183] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 60.

[184] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 142.

[185] L�aver considerato dapprincipio il nazismo come un nuovo ordine � stata una delle caratteristiche della Scuola di Francoforte. Cfr.: L. Geninazzi, Horkheimer�, pag. 251; R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 290 e segg. Questa � una posizione che � sostenuta fondamentalmente da Pollock e che Neumann principalmente contesta. Cfr.: F. Pollock, Il nazionalsocialismo � un ordine nuovo?, in: Tecnologia e�, pag. 171. Pollock sbaglia decisamente nel considerare (pag. 185 e segg.) � sia pure con i dovuti distinguo � la Germania nazista come un Paese a �capitalismo di stato� ed il nazismo "successore del capitalismo privato". E� in definitiva proprio quest�ultima definizione a trarre in errore l�economista dell�Istituto francofortese. Facilmente contestabile � per l�uso distorto che Pollock fa del concetto di �capitalismo di stato� � la sua affermazione (pag. 178) circa la conversione della "�quantit� in qualit�" che trasformerebbe "il capitalismo monopolistico in capitalismo di stato": (sorvolando sul fatto che Pollock non dimostra il passaggio dall�uno all�altro) ammesso fosse stato vero, si sarebbe trattato del primo passo per la transizione al socialismo. L�uso distorto del concetto di �capitalismo di stato� risulta pi� che evidente a pag. 184 e seg., laddove chiarisce � senza peraltro riuscirvi � come, con quel concetto, non intenda dire che in Germania si sia avviato un percorso analogo a quello dell�Unione Sovietica. Ma tale �chiarimento� non significa che Pollock definisca la sua concezione di �capitalismo di stato�, n� lo far� in seguito. Una autorevole risposta a Pollock viene data da A. R. L. Gurland nel suo saggio Trends tecnologici e struttura economica sotto il nazionalsocialismo, in: Tecnologia e�, pagg. 70 � 72. Il saggio di H. Marcuse ivi contenuto (Alcune implicazioni�) risente dell�evidente influenza di Gurland. Nell�introduzione a Tecnologia e�, Marramao pone Marcuse lungo l�asse Pollock � Horkheimer � Adorno, a favore quindi della definizione del nazismo come una forma di �capitalismo di stato�. Marramao sbaglia in maniera evidente. Cfr., ad es.: H. Marcuse, La lotta�, pag. 18 e seg.; l�impostazione ed il senso che il Nostro d� al suo Alcune implicazioni�, nonch� alla conferenza ad essa precedente State and�, pag. 69 e pag. 71; Marcuse parla invece di economia di piano pi� volte ne The New German Mentalit�. Il pi� noto critico vivente dell�opera del Nostro, D. Kellner, Critical theory�, pag. 63 e pag. 67, afferma che il Nostro si bas� sulle concettualizzazioni di Pollock per elaborare la sua "theory of the transition to a new stage of capitalism" (pag. 63), ma anche che Marcuse tentasse di mediare fra le posizioni di Neumann e di Pollock. D. Kellner, Critical theory�, pag. 59 � 60, individua in Pollock un duplice senso nel concetto di �capitalismo di stato�, dal momento che questi lo riferisce e a quello propriamente totalitario (tanto il modello nazifascista quanto il modello di economia di piano sovietica: Pollock parla infatti di �forma totalitaria di capitalismo di stato�) e di �forma democratica di capitalismo di stato� in quanto esso � controllato dal popolo (per farsi una idea chiara di tale concetto, basta riferirla al tipo di modello economico che � emerso negli USA con il New Deal rooseveltiano). Ma, afferma giustamente Kellner, sembra "somewhat of naive to assume that in any state capitalist form, the state is �controlled by the people�".

[186] R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 106. L�Autore riporta, nella stessa pagina, che Horkheimer chiese "a Pollock di ridurgli al pi� presto lo stipendio da 330 a 280 dollari mensili".

[187] Intorno al 1941, parte dei membri della Scuola pubblicarono libri contro il nazismo. Alcuni di essi sono: Fromm, Fuga dalla libert� (1941); Marcuse, Ragione e rivoluzione (1941); Neumann, Behemoth (1942), Kirchheimer � Gurland � Neumann, The Fate of Small Business in Nazi Germany (1943). Pu� essere casuale il fatto che tutti questi autori abbiano scritto questi lavori all�incirca nel periodo in cui vennero allontanati dall�Istituto.

[188] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 307.

[189] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 310.

[190] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 310 e seg.

[191] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 312. Cfr.: H. Marcuse, Letters to Horkheimer, in: Technology�, pag. 234 e seg., nella quale spiega quale sar� il suo compito nei servizi, cio� quello di suggerire che tipo di immagine fornire, al popolo americano, dei nazisti. La lettera � datata 11 Novembre 1942 ed in essa il Nostro scrive che Pollock gli aveva detto che le finanze dell�Istituto non avrebbero potuto garantirgli lo stipendio per un lasso di tempo superiore ai due anni. Quattro giorni dopo in una nuova lettera ad Horkheimer avrebbe scritto che solo argomentazioni �razionali� lo spingevano ad accettare l�incarico a Washington. Il 2 Dicembre gli comunicava di essere stato chiamato a Washington.

[192] Si tratta degli Studies in Anti-Semitism e degli studi ad essi connessi. Neumann (grazie al quale l�Istituto ottenne i finanziamenti) e Marcuse non furono invitati a partecipare a questo nuovo lavoro.

[193] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 157.

[194] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 393. Marcuse premeva anzitutto per una ripresa delle pubblicazioni della Zeitschrift. Cfr.: H. Marcuse, Letters to�, pag. 251 e segg.

[195] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 395.

[196] Cfr.: H. Brunkhorst � G. Koch, Marcuse, pag. 76; R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 395; B. M. Katz, Praxis and�, pag. 17; F. Stark (a cura di), Rivoluzione o�, pag. 12 e seg.

[197] In quell�occasione il Nostro si rec� a Todtnauberg, a trovare Heidegger: quest�incontro con il suo vecchio maestro fu alla base del carteggio (1947 � 1948) fra i due.

[198] Al termine del conflitto, la Germania fu divisa in quattro sfere d�influenza: americana, francese, inglese (territorio che costituir� da l� a poco la Repubblica Federale Tedesca) e russa (i L�nder che costituiranno la Repubblica Democratica Tedesca). Il governo di queste zone venne dapprincipio affidato alle forze armate dei singoli Paesi occupanti, incapaci di elaborare una politica complessiva per la ricostruzione della Germania. Cfr.: A. Spinelli, Considerazioni di un federalista sulla Germania, in (a cura di Lucio Levi) A. Spinelli, La crisi degli stati nazionali. Germania, Italia, Francia, Il mulino, Bologna 1991.

[199] R. Wiggershaus, La Scuola�, pag. 395. Non fu un caso limitato alla sola Germania: L. Geymonat, La societ� come milizia (a cura di Fabio Minazzi), Marcos y Marcos, Milano 1989, pag. 55 e seg., riferisce che in Italia "i fascisti erano stati esautorati di fatto da tutti i centri sociali e politici e si sentiva l�esigenza di completare l�epurazione degli elementi compromessi con le forze che avevano determinato lo sfascio della nazione. Non a caso i partigiani nominarono immediatamente dei prefetti e dei nuovi questori che non avessero nulla in comune con il passato regime. I �prefetti della Liberazione� durarono per� un tempo estremamente esiguo: ben presto vennero sostituiti d�autorit� da Roma con uomini tutt�altro che adamantini, spesso apertamente compromessi con il regime passato".

[200] Pot� intraprendere il viaggio grazie a Marcuse. Vedi: H. Marcuse, Letters to�, 258.

[201] Max Horkheimer alla moglie (riportato da M. Calloni, Il nazismo�, pag. 165 e seg.) Maidon scrive che "La circostanza secondo cui non vengano generalmente puniti coloro che hanno compiuto infamie, ma semmai ricompensati, avr� conseguenze terribili nel carattere di tutto quanto il popolo. Si pensi a quell�uno � due per cento di Tedeschi che sono stati contro il nazismo, mettendo a repentaglio la propria vita e che sono a tutt�oggi ancora coloro che rimangono svantaggiati sotto ogni riguardo. Non solo essi non godono di alcuna protezione tramite gli ex-compagni di partito, ma proprio questi ultimi riescono a fare in modo che su questi pochi ricadano tutti gli svantaggi, da cui i tedeschi nella loro situazione di vinti, sono colpiti. Ci� non significa che anche diversi nazisti non stiano particolarmente bene; nel complesso, per� � una piccola percentuale delle persone rette quella che � colpita del tutto. Le carogne vengono denazificate con gloria e vengono reinserite nelle funzioni che detenevano prima. Contro il Signor Rettore Platzhoff si sta svolgendo il processo di denazificazione. Il presidente del tribunale mi ha scritto che ha sentito che mi trovo qui, per cui mi pregherebbe di passare da lui ed aiutarlo nella pratica. Ma dovr� seriamente rifletterci, se debba inimicarmi l�universit� come unico vero teste d�accusa. Da alcune cose si trae onore, ma nessun utile. Ci sono certo molti altri che sono stati altrettanto porci come il Signor Platzhoff e che hanno ricominciato a rieducare da tempo la giovent� tedesca." .

[202] H. Marcuse, The New German�, pag. 141.

[203] H. Marcuse, The New German�, pag. 141. Il testo, che consta di tre appendici, � datato dallo stesso autore "June 1942" ma le sue appendici vengono sviluppate fino agli inizi dell�anno successivo.

[204] H. Marcuse, La lotta�, pag. 5. Cfr.: G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 418 e segg., che pur rendendosi conto che Dilthey non avesse molto a che fare con i suoi epigoni fascisti, gli dedica un capitolo del libro ed infine conclude (pag. 444), affermando la sua non totale estraneit� alla fondazione dell�ideologia fascista: "Per quanto poco Dilthey, per il suo contenuto e per la sua metodologia intenzionale, abbia a che fare col fascismo, questi effetti che da lui derivano, e che non sono affatto casuali, fanno oggettivamente di lui un preparatore, anche se inconsapevole e indiretto, della futura, aperta contro la ragione, e dell�oscuramento della coscienza filosofica in Germania".

[205] H. Marcuse, La lotta�, pag. 5 � 7.

[206] G. Palombella, Ragione e�, pag. 183.

[207] H. Marcuse, La lotta�, pag. 18. Cfr.: G. Palombella, Ragione e�, pag. 178.

[208] Cfr.: H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 140: "La societ� liberista era tenuta ad essere l�adeguato impianto per la razionalit� individualistica. Nella sfera della libera concorrenza, le tangibili conquiste dell�individuo che faceva dei suoi prodotti e della sua efficienza di rendimento una parte dei bisogni della societ�, erano i segni evidenti della sua individualit�. Nel corso del tempo, per�, il processo di produzione delle merci sgretol� la base economica su cui era costruita la razionalit� individualistica. La meccanizzazione e la razionalizzazione costrinsero il concorrente pi� debole a subire il dominio dei colossi industriali e dei giganti della meccanica, che, istituendo il dominio della societ� sulla natura, abolirono la libera iniziativa economica del singolo"; H. Marcuse, The New German�, pag. 145: "National Socialism may be characterized as the specifically German adaption of society to the requirements of large scale industry, as the tipically German form of �technocracy�. We might even venture to say that National Socialism is the first and only �middle class revolution� in Germany, occurring at the stage of large scale industry and therefore skipping or condesing the preceding stages of the developments. (�) National Socialism has furthermore abolished the relatively independent position of those groups which lagged behind the capacity of large scale enterprise, namely, the groups of small and middle business, of commerce and finance. (�) National Socialism has merged the industrial, governmental (ministerial) and semigovernmental (party) bureaucracy, thereby adjusting the state to the needs of the industrial apparatus", con: A. R. L. Gurland, Trends tecnologici�, pag. 70 � 72.

[209] Cfr.: A. R. L. Gurland, Trends tecnologici�, pag. 70 � 72.

[210] Mentre in Italia si vararono leggi antisciopero (1930) proprio al fine di subordinare � eliminandolo del tutto � il movimento operaio al padronato per mezzo delle corporazioni fasciste, in Germania (dove si ottenne la massima occupazione con una politica di bassi salari � e quindi con un sostanziale peggioramento delle condizioni di vita della classe operaia) si giunse in breve (maggio � giugno 1933) a dichiarare illegali � oltre che i partiti democratici � anche (e soprattutto) le istituzioni sindacali.

[211] H. Marcuse, La lotta�, pag. 10. La dichiarazione di Mises � qui riportata in corsivo (mio). In nota Marcuse riporta le illuminanti dichiarazioni programmatiche di Mussolini in merito all�organizzazione della societ�. Ritornano nelle parole di Mises le affermazioni di Heidegger, secondo le quali il nazismo � per lui � avrebbe dovuto salvare "l�Esserci occidentale dai pericoli del comunismo".

[212] H. Marcuse, La lotta�, pag. 10.

[213] H. Marcuse, La lotta�, pag. 13.

[214] Cfr.: [214] H. Marcuse, La lotta�, pag. 15, dove afferma che la "teoria razionalistica non ignora i limiti del sapere umano ed i limiti di una autorganizzazione conforme alla ragione; tuttavia evita di tracciare questi limiti in maniera troppo precipitosa e soprattutto di trarne profitto per sanzionare acriticamente gli ordinamenti esistenti", con H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 138, dove analizza il corso del processo tecnologico a partire dai Puritani radicali inglesi, i primi nei quali "il principio dell�individualismo poneva (�) l�individuo contro la sua societ�. Gli uomini dovevano aprirsi un varco nell�intero sistema di idee e valori loro imposti e scoprire e fare propri idee e valori pi� conformi al proprio interesse razionale. Dovevano vivere in uno stato di costante attenzione, apprensione e critica, per rifiutare ogni cosa che non fosse vera e non giustificata dalla libera ragione. Il che, in una societ� che non era affatto razionale, costituiva un principio di opposizione permanente". F. M. Dostoevskij, Note invernali su impressioni estive, Feltrinelli, Milano 1993, pag. 61, analizzando perfettamente la societ� francese del secondo impero, si chiedeva perch� il borghese "non vuol ricordare nulla e fa un gesto annoiato con la mano, quando gli rammentano qualcosa di quel che c�era in passato? Perch� ha subito l�angoscia nella mente, e sugli occhi, e sulla lingua, quando gli altri osano desiderare qualcosa lui presente? Perch�, quando lui stesso per balordaggine si sente in vena di stravaganze e tutto a un tratto desidera qualcosa, di l� a un istante gli � gi� venuto il tremito e incomincia subito a far gli scongiuri: �Santo cielo! ma che faccio, ma insomma!� e poi per molto tempo ancora cerca coscienziosamente di rimediare ad una tale condotta con lo zelo e l�obbedienza?". L�autore russo, nella stessa pagina fa dire ad un suo immaginario interlocutore che il borghese "� il re, egli � tutto, le tiers �tat c�est tout", affermando (pag. 74 e seg.) � dopo una lunga analisi sul socialismo francese, sulla quale il borghese trionfa � che "se il borghese trionfa in questo modo, allora vuol dire che si � realizzata anche la formula di Siey�s, letteralmente e fino all�ultimo. E dunque il borghese � tutto: ma allora perch� si confonde, perch� mai si rannicchia tutto, cosa teme? Tutti han fatto cilecca contro di lui, tutti al suo cospetto si sono rivelati privi di mezzi. Prima, ai tempi, per esempio, di Luigi Filippo, il borghese in genere non si confondeva affatto cos�, e non aveva paura, bench� anche allora avesse il potere. S�, ma alora egli combatteva ancora, presentiva di avere dei nemici, e difatti se li lev� di torno una volte per tutte, sulle barricate di giugno, col fucile e la baionetta. Ma la lotta ebbe termine, e il borghese all�improvviso vide che era solo sulla terra, che non esisteva nulla meglio di lui, che egli era l�ideale, e che ora gli restava non, come un tempo, da convincere il mondo intero che egli appunto era l�ideale, ma semplicemente da mettersi in posa, tranquillo e maestoso, davanti al mondo come estrema bellezza e massima tra tutte le possibili perfezioni umane. Ditene quel che volete, ma era comunque una situazione imbarazzante. Fu Napoleone III a trarlo d�impiccio. Gli cadde come dal cielo, come l�unica via di scampo, come l�allora unica possibilit�. E proprio da allora il borghese prospera, e per la sua prosperit� paga tremendamente caro e ha paura di tutto, proprio per il fatto che tutto ha raggiunto". E� da rilevare come tali ultime osservazioni coincidano con l�analisi che il Nostro compie ne L�autorit� e la famiglia e nei due studi � scritti assieme a F. Neumann � sulla teoria del social change. Di fatto, l�aver scoperto che �egli appunto era l�ideale�, ha indotto il borghese a servirsi di tutte le forme ideologiche possibili per garantire a se stesso il perpetuarsi del suo dominio: per far ci� doveva, contemporaneamente, considerare assolutamente immutabile, necessario, razionale, l�ordinamento politico esistente. Cfr.: K. Marx, Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte, Editori Riuniti, Roma 1997, laddove egli spiega come � grazie ad un uso spregiudicato delle divisioni interne ai vari partiti borghesi al potere dopo l�abbattimento della monarchia orl�anista � promessa alla borghesia stessa la sicurezza interna, essa gli si sia affidata con il plebiscito del 20 dicembre del 1851, di fatto sanzionando la legittimit� del colpo di stato effettuato.

[215] H. Marcuse, La lotta�, pag. 16. G. Palombella, Ragione e�, pag. 180, scrive che questa "� la premessa dell�irrazionalit� del tutto, ed in rapporto ad essa l�universalit� propria delle idee liberali perde ogni credibilit�, finisce per essere costantemente disattesa. E� in questo settore ideologico della "totalit�", privato di ogni residuo critico, che attecchisce il seme regressivo dell�irrazionalismo".

[216] H. Marcuse, La lotta�, pag. 18.

[217] H. Marcuse, The New German�, pag. 141: "We may distinguish between two layers of the mentality: 1 the pragmatic layer (matter-of-facteness, the philosophy of efficiency and success, of mechanization and rationalization) 2 the mythological layer (paganism, racism, social naturalism)".

[218] H. Marcuse, The New German�, pag. 143: "The pragmatic cynism which pervades the National Socialism matter-of-factness has been pushed forward into a revolt against the basic principles of Christian civilization. To the German people, these principles were last materialized in the Weimar Republic and in the Labor movement. National Socialism has from the beginning associated the latter with the basic ideas of Christian civilization: Christian humanism, the Rights of Man, democracy and socialism have been made elements of one and the some compound. (�) The revolt against Christian civilization appears in various forms: antisemitism, terrorism, social Darwinism, anti-intellectualism, naturalism. Common to all them is the rebellion against the restraining and transcendental principles of Christian morality (�)".

[219] H. Marcuse, The New German�, pag. 155.

[220] ibidem.

[221] H. Marcuse, The New German�, pag. 156.

[222] H. Brunkhorst � G. Koch, Marcuse, pag. 13, ricordano che il Nostro partecip� al movimento giovanile dei Wanderv�gel, un movimento di protesta contro il modo di vita borghese della Germania guglielmina. In questa sede ci interessa tuttavia sottolineare le posizioni dell�Autore, cos� come emergono dai suoi testi dell�epoca. Cfr.: H. Marcuse, The New German�, pag. 156: "The manipulation of the folkish movement is rendered possible by the fact that the incited masses obtain an immediate compensation. The material compensation which we have already mentioned are supported and supplemented by not less important compensations for the frustrated impulses and instincts which carry the latent �discontent of civilization�. They are released and satisfies in a form which perpetuates their frustrations under aggravated forms of control. Their aggressive tendencies are directed against the feeble and the weak, the alien and the outsider, against the intelligentsia and the uncompromising critique, against luxury and conspicuous leisure" con: H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 153 � 155: "Sembrerebbe autoevidente che massa ed individuo siano due concetti contraddittori e due realt� incompatibili. (�) Con l�autoritarismo, la funzione delle masse consiste (�) nell�eliminare l�isolamento dell�individuo (�). La folla � un insieme di individui privati di ogni differenziazione "naturale" e personale e ridotti all�espressione standardizzata della loro individualit� astratta, e cio� al perseguimento dell�interesse personale. (�) Nella folla, la repressione imposta dalla societ� al perseguimento competitivo dell�interesse personale tende a diventare inefficace e si liberano facilmente gli impulsi aggressivi. (�) Quasi tutti sono diventati membri potenziali della folla, e le masse appartengono agli strumenti e attrezzi usati quotidianamente dal processo sociale. Come tali, si possono maneggiare facilmente, perch� la struttura del sistema, dell�apparato che ha assimilato pensieri, sentimenti e interessi degli atomi-membri. Indubbiamente, le esplosioni di massa sono terrificanti e violente, ma si possono prontamente convogliare verso i concorrenti pi� deboli, e i cospicui "outsider" (ebrei, stranieri, minoranze nazionali)".

[223] H. Marcuse, The New German�, pag. 144, scrive "Shift of traditional taboos": il verbo (to) shift, pi� propriamente, significa assunzione di una nuova posizione. Tale pi� precisa definizione non indica un�avvenuta modificazione del rifiuto culturale in merito ai tab� sessuali, come ci si potrebbe invece aspettare parlando genericamente di cambiamento. Si potrebbe dare una idea pi� precisa di ci�, parlando di allentamento della morale sessuale. Cfr.: F. Pollock, Il nazionalsocialismo�, pag. 183, secondo il quale il nazismo aveva individuato nella sfera sessuale "una forma di soddisfazione che doveva intensificare e non indebolire il sistema. Una forma di soddisfazione di questo tipo era resa possibile dall�abolizione di determinati tab� sociali che, limitando e restringendo pulsioni e desideri dell�individuo, nello stesso tempo ne avevano protetto l�intimit� e l�isolamento domestico dall�interferenza dello stato e della societ�. Il nazionalsocialismo ha eliminato ogni discriminazione contro madri e figli illegittimi, ha incoraggiato relazioni extraconiugali tra i due sessi e ha trasformato tutta questa sfera del protezionismo domestico in un settore destinato ai pubblici servizi".

[224] H. Marcuse, Eros e civilt�, Einaudi, Torino 1995, pag. 33 e seg.

[225] H. Marcuse, Eros e�, pag. 34 e seg.

[226] Cfr.: H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 141: "la razionalit� individualistica si � trasformata in razionalit� tecnologica. Non � affatto limitata ai soggetti e agli oggetti delle imprese su larga scala ma caratterizza al forza penetrativa del pensiero e anche le molteplici forme di protesta e ribellione. Questa razionalit� stabilisce criteri di giudizio e incoraggia atteggiamenti che predispongono l�uomo ad accettare e anche ad interiorizzare i diktat del sistema", con: H. Marcuse, Eros e�, pag. 37: "Quando, nelle societ� pi� o meno opulente, la produttivit� ha raggiunto un livello al quale le masse partecipano ai suoi vantaggi, per cui l�opposizione � tenuta, efficacemente e democraticamente sotto controllo, allora anche il conflitto fra il padrone e lo schiavo � tenuto sotto controllo" con: H. Marcuse, L�uomo ad una�, pag. 23: "In virt� del modo in cui ha organizzato la propria base tecnologica, la societ� industriale contemporanea tende ad essere totalitaria. Il termine "totalitario", infatti, non si applica soltanto ad una organizzazione politica terroristica della societ�, ma anche ad una organizzazione economico-tecnica, non terroristica, che opera mediante la manipolazione dei bisogni da parte di interessi costituiti. Essa preclude per tal via l�emergere di una opposizione efficace contro l�insieme del sistema. Non soltanto una forma specifica di governo o di dominio partitico producono il totalitarismo, ma pure un sistema specifico di produzione e distribuzione, sistema che pu� essere benissimo compatibile con un "pluralismo" di partiti, di giornali, di "poteri controbilanciatisi", ecc." ed H. Marcuse, Soviet Marxism, Guanda, Parma 1968, pag. 33 e seg., dove scrive che la "socialdemocrazia divenne una parte integrante del mondo occidentale, cos� come frattanto il comunismo venne decisamente assorbito dall�orbita orientale", accennando cos� al fatto che il sistema di dominio � unico, anche se si presenta con forme diverse. L�unica �rivolta� possibile contro la societ� ad una dimensione (abbia essa caratteri capitalisti o socialisti) � quella che il Nostro chiama il "Grande Rifiuto" (L�uomo a�, pag. 265). Essa per� � destinata a fallire: innanzitutto perch� con il porre eccessiva attenzione per i sottoproletari finisce per dimenticare altri soggetti rivoluzionari, anche borghesi; ed in secondo luogo � ed il Nostro in pecca di ingenuit�, avrebbe dovuto saperlo � che se il proletario guarda al borghese come un modello da imitare, per il sottoproletario l�esempio non � mica differente! Anch�egli pensa a salire nella scala sociale ed ad inserirsi nel sistema. Ed � lo stesso Marcuse (L�uomo a�, pag. 28) a scriverlo: "Il cosiddetto livellamento delle distinzioni di classe rivela qui la sua funzione ideologica. Se il lavoratore ed il suo capo assistono al medesimo programma televisivo e visitano gli stessi luoghi di vacanza, se la dattilografa si trucca e si veste in modo altrettanto attraente della figlia del padrone, se il negro possiede una Cadillac, se tutti leggono lo stesso giornale, ne deriva che questa assimilazione non indica tanto la scomparsa delle classi, quanto la misura in cui i bisogni e le soddisfazioni che servono a conservare gli interessi costituiti sono fatti propri dalla maggioranza della popolazione". La via di fuga del Grande Rifiuto si rivela un vicolo angusto e cieco. Dalla societ� ad una dimensione non esiste alcuna linea di fuga.

[227] H. Marcuse, The New German�, pag. 145.

[228] H. Marcuse, The New German�, pag. 142: "Social as well as private existence, work as well as leisure, are political activities. The traditional barriers between society and the state has disappeared".

[229] H. Marcuse, The New German�, pag. 148.

[230] ibidem.

[231] H. Marcuse, The New German�, pag. 149.

[232] ibidem.

[233] H. Marcuse, The New German�, pag. 150; H. Marcuse, La lotta�, pag. 22 � 30.

[234] H. Marcuse, La lotta�, pag. 17. La sicurezza cui Marcuse si riferisce � innanzitutto quella economica: anche nella originaria concezione liberale � cui il Nostro fa riferimento � della razionalizzazione della gestione economica si insinuano e penetrano degli elementi irrazionalistici che ne "disgregano la concezione teorica fondamentale".

[235] ibidem.

[236] ibidem.

[237] H. Marcuse, Industrializzazione e capitalismo nell�opera di Max Weber, in: Cultura e�, pag. 245.

[238] H. Marcuse, Industrializzazione�, pag. 248.

[239] H. Marcuse, Industrializzazione�, pag. 249.

[240] H. Marcuse, Industrializzazione�, pag. 250.

[241] H. Marcuse, Industrializzazione�, pag. 256.

[242] H. Marcuse, Industrializzazione�, pag. 256 e seg.

[243] H. Marcuse, Industrializzazione�, pag. 255.

[244] H. Marcuse, Industrializzazione�, pag. 255.

[245] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 161 e seg.

[246] H. Marcuse, The New German�, pag. 149.

[247] H. Marcuse, L�uomo a�, pag. 121: "La comunicazione funzionale � solo lo strato esterno dell�universo ad una sola dimensione in cui l�uomo � addestrato a dimenticare, a tradurre il negativo nel positivo in modo da poter continuare a funzionare, ridotto nelle sue facolt� ma atto alla bisogna e ragionevolmente efficiente". In merito a queste affermazioni dell�Autore, un riscontro concreto � fornito nel testo in esame alle pag. 125 e segg. Circa l�analisi che il Nostro propone in merito al linguaggio amministrativo-burocratico, cfr.: H. Marcuse, The New German�, pag. 150 e seg., con H. Marcuse, L�uomo a�, pag. 104 e seg., che riproduce fedelmente l�analisi esposta (perfino nell�uso della bibliografia!) nella conferenza newyorkese.

[248] H. Marcuse, L�uomo a�, pag. 104 e seg.

[249] H. Marcuse, L�uomo a�, pag. 125 e segg.

[250] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 142 e segg.

[251] Roberto Rossellini mostr� assai bene la situazione tedesca al termine del conflitto nel suo Germania anno zero (1947).

[252] A. Spinelli, Considerazioni�, pag. 145.

[253] A. Spinelli, Considerazioni�, pag. 139 e seg.: "Il governo americano dovette ben presto mandare aiuti di ogni genere ai tedeschi, creando la paradossale situazione del vincitore che spende per mantenere il vinto. Comprendendo che il permanere di tali condizioni avrebbe significato una spesa continua a fondo perduto, il governo americano ha cominciato ad un certo punto ad insistere perch� si realizzasse quell�unit� economica della Germania ammessa dai vincitori a Potsdam" con: R. Wiggershaus, La scuola�, pag. 395, riporta che i "managers tedeschi che fin dall�invasione delle truppe americane non avevano avuto dubbi sul fatto che il capitale americano si sarebbe subito impegnato nella ricostruzione, ebbero la conferma di aver visto giusto".

[254] Il Nostro aveva subito puntato sull�opposizione interna al nazismo, ed in particolare sul movimento operaio: cfr.: H. Marcuse, The New German�, pag. 171 e Description of Three Major Projects, in: H. Marcuse, Technology�, pagg. 193 � 198. Il primo progetto riguarda il tentativo di dissolvere il partito nazista e le sue organizzazioni affiliate e la politica per la riformazione dei vecchi partiti; il secondo progetto riguarda l�SPD (le sue politiche tradizionali, le sue capacit�, la sua composizione e forza, le prospettive di sviluppo e le strategie utilizzate durante l�occupazione); il terzo ed ultimo progetto riguarda la forza, i collegamenti politici, le tattiche e le politiche del movimento operaio nelle varie zone della Germania occupata, nonch� le prospettive del movimento operaio tedesco in relazione alla politica a americana ed allo scenario internazionale.

[255] B. M. Katz, Praxis and... , pag. 17.

[256] H. Marcuse, Ragione e rivoluzione. Hegel ed il sorgere della teoria sociale, Il Mulino, Bologna 1997, pag. 41: "il sorgere del fascismo richiede una nuova interpretazione della filosofia di Hegel. Spero che l�analisi esposta in questo libro dimostri che i concetti fondamentali di tale filosofia si oppongono alle tendenze che hanno condotto alla teoria ed all�azione fasciste".

[257] L�intera ottica nella quale ruota Ragione e rivoluzione � interamente presente in ci� che scrivono, in un testo comune H. Marcuse � F. Neumann, A History�, pag. 102; H. Marcuse � F. Neumann, Theories�, pag. 123, dove in particolare si afferma che Hegel aveva difeso la rivoluzione francese in quanto uno dei massimi avvenimenti per l�umanit�, dando quindi del grande filosofo tedesco una caratterizzazione rivoluzionaria.

[258] A mio avviso, tutta la prima parte dell�opera del filosofo berlinese (incentrata sull�analisi delle opere di Hegel) si spiega ed ha senso solo in funzione della seconda, dove mostra le interpretazioni del pensiero hegeliano dalla polemica fra la �destra� e la �sinistra� hegeliana sino alle interpretazioni fasciste del pensiero di Hegel: In questa seconda parte, l�analisi � incentrata sui lavori della sinistra hegeliana ed analizzano in maniera molto critica le interpretazioni date dalla destra e dai fascisti.

[259] K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 16.

[260] Essi sono rintracciabili, in Engels, tanto in opere scritte prima del rapporto di collaborazione con Marx (si vedano, ad esempio, gli scritti su Schelling � firmati con lo pseudonimo di Oswald, risalenti ai primi anni �40), quanto dopo la morte del suo amico � ed in modo particolare nel testo su Feuerbach.

[261] K. L�with � H. Marcuse, Dialogo su �Ragione e rivoluzione�, in: Micromega, Roma 1997, pag. 228 (recensione di L�with): "Marcuse (�) ha l�ambizione di dimostrare che i concetti fondamentali di Hegel risultano contrari alle tendenze che hanno portato alla teoria ed alla pratica del fascismo, anzi che fascismo e nazionalsocialismo affondano le proprie radici nella reazione positivistica ad Hegel, �mentre Hegel passava da Marx a Lenin�. La difesa apologetica di Marcuse contro l�accusa che Hegel abbia preparato la strada all�avvento dello Stato totalitario non ha alcun significato reale, poich� forza Hegel a prendere la posizione opposta, rimanendo sullo stesso piano dei suoi oppositori e insistendo sul fatto che Hegel fosse un antifascista che preparava la via a Marx".

[262] K. L�with � H. Marcuse, Dialogo�, pag. 229.

[263] K. L�with � H. Marcuse, Dialogo�, pag. 230.

[264] K. L�with � H. Marcuse, Dialogo�, pag. 231: "sembra che il signor L�with (�) giudichi incompatibile con la dignit� della filosofia il prendere posizione nelle grandi lotte storiche del nostro tempo. Altrimenti risulterebbe difficilmente comprensibile come egli possa considerare il problema del rapporto tra la filosofi hegeliana e quella fascista uno �strano problema�".

[265] K. L�with � H. Marcuse, Dialogo�, pag. 231.

[266] ibidem.

[267] K. L�with � H. Marcuse, Dialogo�, pag. 233.

[268] K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 15.

[269] Cfr.: K. Marx, Tesi su Feuerbach e K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, ambedue in K. Marx � F. Engels, Opere vol. V.

[270] K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 15.

[271] N. McInnes, From Marx to Marcuse, in Survey. A Journal of East and West Studies, n. 1 1971, pag. 139.

[272] ibidem.

[273] Cfr.: H. Marcuse, Ragione e�, pag. 287; K. L�with, Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, Einaudi, Torino 1964, apg. 95 e segg. G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 164, sostiene invece che il "processo di dissoluzione dell�hegelismo comincia gi� quando il filosofo era ancora in vita, nella controversia sulla rivoluzione di luglio col finora fedele discepolo Eduard Gans" e che (pag. 553) la "sconfitta della rivoluzione del 1848 complet� la dissoluzione del sistema hegeliano nell�ambiente filosofico tedesco"; K. L�with, Da Hegel.. , pag. 523, scrive che le posizioni critiche della �sinistra hegeliana� erano gi� presenti nell�opera giovanile di Hegel Fede e sapere, laddove era gi� presente "la giustificazione positiva della religione cristiana e al tempo stesso la sua critica" pervenendo cos�, da punti di partenza differenti da quelli di e di G. Luk�cs e di H. Marcuse, ad una conclusione analoga a quella cui era giunto il filosofo ungherese, ossia che la "separazione della scuola Hegeliana in una Destra e Sinistra deriv� da tale equivocit�. I problemi attorno cui si polemizza nel 1830 � 40 non riguardano ancora il rapporto di Hegel con lo Stato e con la storia del mondo, ma piuttosto la sua posizione di fronte alla religione". Hegel mor� nel 1831, pertanto l�affermazione di Luk�cs � corretta.

[274] K. L�with, Da Hegel�, pag. 123.

[275] H. Marcuse, Ragione e�, pag. 78 e pag. 209.

[276] H. Marcuse, Regione e�, pag. 209. Cfr.: L. Colletti, Ideologia e societ�, Laterza, Bari 1972, pag. 157 e segg., K. L�with, Da Hegel�, pag. 86.

[277] K. L�with, Da Hegel... , pag. 124.

[278] N. McInnes, From Marx�, pag. 148 e seg.

[279] F. Oswald (pseudonimo di F. Engels), Schelling e la rivelazione, in: K. Marx � F. Engels, Opere vol. II, Editori Riuniti, Roma 1975, pag. 193.

[280] Va per� ricordato che, tanto per Luk�cs quanto per gli altri marxisti classici, il Marx pi� noto � e sul quale si basavano � era fondamentalmente quello del Capitale. Storia e coscienza di classe di Luk�cs, pubblicata nel 1923, anticip� � per le tematiche trattate � il contenuto dei Manoscritti del �44 marxiani, riscoperti soltanto circa dieci anni dopo.

[281] L. Colletti, Ideologia e�, pag. 158. Colletti evidentemente si riferisce a quanto afferma F. Oswald (pseudonimo di F. Engels), Schelling e�, pag. 197: "Ogni filosofia si � finora posta il compito di concepire il mondo come razionale. Ci� che � razionale � certamente anche necessario, ci� che � necessario deve essere reale, oppure diventarlo".

[282] K. Marx, Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro, in: K. Marx � F. Engels, Opere vol. I, pag. 78 e segg.

[283] H. Marcuse, Ragione e�, pag. 41; pag. 353 e segg.

[284] L. Colletti, Ideologia e�, pag. 151. Il corsivo sostituisce il carattere spaziato utilizzato da Colletti.

[285] H. Marcuse, Ragione e�, pag. 354 e seg.: "La filosofia positiva era una reazione cosciente alle tendenze critiche e distruttive del razionalismo francese e tedesco, una reazione che in Germania fu particolarmente acre. A causa delle sue tendenze critiche, il sistema di Hegel fu definito �filosofia negativa�. I suoi contemporanei riconobbero che i princ�pi esposti da Hegel nella sua filosofia lo condussero �a una critica di tutto ci� che fino ad allora era considerato come verit� oggettiva�. La filosofia di Hegel �negava�, cio� ripudiava, ogni realt� irrazionale ed assurda. Chi reagiva a tale concezione vedeva nel tentativo di Hegel di valutare la realt� sulla base dei princ�pi della ragione autonoma una sfida all�ordine esistente. La filosofia negativa, veniva asserito, cerca di individuare le potenzialit� delle cose, ma � incapace di conoscere la loro realt� di fatto. (�) Ne risulta � affermavano gli avversari di Hegel � che la filosofia negativa non pu� spiegare, n� giustificare le cose come sono. Ci� comporta l�affermazione pi� grave: la filosofia negativa, in seguito alla sua struttura concettuale, �nega� le cose come esse sono di fatto. I dati di fatto che formano lo stato di cose esistente, se considerati alla luce della ragione diventano negativi, limitati, transitori; divengono forme periture nell�ambito di un processo globale che porta al di l� di esse. La dialettica hegeliana fu considerata il prototipo di ogni negazione tendente a demolire la realt� data, poich� in essa ogni forma, appena esistente, si trasforma nel suo opposto e raggiunge il suo vero contenuto solo attraverso tale processo. Questo tipo di filosofia, dicevano i suoi critici, nega al dato la dignit� del reale; esso ha in s� il �principio della rivoluzione�(sono parole di Stahl)". Il corsivo � mio. Cfr.: A. Comte, Philosophie premi�re. Cours de philosophie positive vol. I, Hermann �diteur, Paris 1975, pag. 22, dove � fra le righe � attacca il razionalismo e l�hegelismo: "Ce n�est pas ici le lieu de d�montrer sp�cialement cette loi fondamentale du d�veloppement de l�esprit humain, et d�en d�duire les cons�quences les plus importantes. Nous en traiterons directement, avec toute l�estension conveinable, dans la partie de ce cours relative � l��tude des ph�nom�nes sociaux. Je ne la consid�re maintenant que pour d�terminer avec pr�cision le v�ritable caract�re de la philosophie positive, par opposition aux deux autres philosophie qui ont successivement domin�, jusq�� ces derniers si�cles". Sull�emergere del concetto di negativo in Hegel, cfr.: H. Marcuse, L�ontologia�, pag. 53.

[286] In realt� si tratt� soltanto � osserva K. Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850, Editori Riuniti, Roma 1992, pag. 4 � del dominio di "una frazione di essa, i banchieri, i re della borsa (�): la cosiddetta aristocrazia finanziaria". Il 1848, preceduto da due inverni di carestia e da un forte aumento del costo della vita, si apr� con la rivoluzione in febbraio. Gli equilibri raggiunti nella composizione del governo non rappresentavano (pag. 11) "altro che un compromesso tra le diverse classi che insieme hanno abbattuto il trono di luglio": ci� rappresent� il trionfo politico della borghesia nella sua totalit�. A ragione G. Luk�cs, Storia e coscienza�, pag. 93 e seg., scrive che "le classi che nelle societ� anteriori erano destinate al potere e che perci� erano in grado di realizzare rivoluzioni vittoriose, proprio a causa dell�inadeguatezza della loro coscienza di classe rispetto alla struttura economica oggettiva, quindi a causa della loro inconsapevolezza sulla loro propria funzione nel processo di sviluppo sociale, si trovavano dal punto di vista oggettivo di fronte ad un compito pi� facile. Esse dovevano soltanto imporre i loro interessi immediati con la violenza di cui potevano disporre, ma il senso sociale delle loro azioni rimaneva nascosto a loro stesse e veniva semplicemente rimesso all�"astuzia della ragione" del processo di sviluppo. Ma poich� il proletariato � posto dalla storia di fronte al compito di una trasformazione cosciente della societ�, nella sua coscienza di classe si forma necessariamente la contraddizione dialettica tra l�interesse immediato e lo scopo finale, tra il momento singolo e l�intero. Infatti, nella sua essenza, la situazione concreta e le sue esigenze, il momento del singolo processo, � immanente alla societ� del presente, alla societ� capitalistica, si trova sotto le sue leggi, � sottoposto alla sua struttura economica. Solo se si viene inserito nella visione totale del processo, se viene messo in relazione con lo scopo finale, esso rimanda concretamente e coscientemente al di l� della societ� capitalistica, esso diventa rivoluzionario. Ci� significa tuttavia, soggettivamente, per la coscienza di classe del proletariato, che il rapporto dialettico tra l�interesse immediato e l�influsso oggettivo sull�intero della societ� � trasferito nella coscienza del proletariato stesso; invece di svolgersi, come in ogni classe anteriore, al di l� della coscienza (attribuita di diritto) come processo puramente oggettivo. La vittoria rivoluzionaria del proletariato non � quindi, come nel caso delle classi precedenti, la realizzazione immediata dell�essere socialmente dato nella classe, ma come � gi� stato riconosciuto e messo in evidenza dal giovane Marx: la sua autosoppressione".

[287] K. L�with, Da Hegel�, pag. 86, scrive che solo grazie alle sue grandi capacit�, ad Hegel riusc� di tenere insieme nel momento della mediazione cose distinte fra loro, che trova "la sua pi� chiara espressione nella filosofia dello Stato e della religione. Le aspirazioni dei discepoli mirarono alla distruzione di tutto ci�, proprio per il fatto che a loro interessava lo stato "reale" ed il cristianesimo "reale" ".

[288] K. L�with, Da Hegel�, pag. 109, il quale si riferisce alla lettura di Erdmann del pensiero Hegeliano.

[289] K. L�with, Da Hegel... , pag. 193.

[290] G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 149.

[291] G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 157.

[292] G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 165.

[293] G. Luk�cs, La distruzione�, pag. 160.

[294] F. Oswald (pseudonimo di F. Engels), Schelling e�, pag. 216.

[295] A. Comte, Cours de�, pag. 46.

[296] A. Comte, Cours de�, pag. 25.

[297] A. Comte, Cours de�, pag. 26: "dans nos explications positives, (�) nous n�avons nullement la pr�tention d�exposer les causes g�n�ratrices des ph�nom�nes, (�) mais seulement d�analyser avec exactitude les circostances de leur production".

[298] A. Comte, Cours de�, pag. 39.

[299] A. Comte, Cours de�, pag. 35: "la n�cessit� de replacer notre �ducation europ�enne, (�) par une �ducation positive conforme � l�esprit de notre �poque, et adapt�e aux besoins de la civilisation moderne".

[300] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 139.

[301] Si veda in merito l�analisi sviluppata da L. Baritz, I servi del potere. Storia dell�applicazione della scienza sociale nell�industria americana, Bompiani, Milano 1963.

[302] H. Marcuse, Soviet�, pag. 73 e seg.; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 50 e segg.

[303] I meccanismi adottati dagli psicologi per ottenere questo uniformarsi alle richieste dell�industria (e poi, se ci si pensa su per un momento e si amplia l�analisi, anche della intera societ�), sono vari. Particolarmente interessanti: il terrorismo psicologico (Baritz, I servi.. , pag. 206 � 208) esercitato sugli operai attraverso i tests e la valutazione degli operai affidata ai capireparto, in aperta funzione antisindacale, con l�obiettivo di ammorbidire le posizioni degli operai con il padronato e per potere contemporaneamente elevare la produzione con la paura del licenziamento; la �riunione di gruppo�, la cui finalit� (pag. 265) � dichiaratamente quella di far conformare i pi� politicizzati alle �opinioni� della massa reazionaria, facendo cos�, spudoratamente, il gioco dei padroni. Cfr.: E. Lo Giudice, La democrazia impossibile o dell�utopia, Sapere 2000, Roma 1993, pag. 152: "Nel �sistema capitalistico� dunque si afferma il �dominio reale� che significa non soltanto sfruttamento, ma anche emanazione di cultura, di valori, di modelli, che arrivano a riprodursi attraverso lo stesso proletariato, il quale comincia ad identificarsi con essi. Il vivere sociale assume un aspetto ed un�attivit� nel complesso peculiari ai movimenti strutturali del capitale ed il proletariato, attraverso l�infiltrazione di merce ideologica perde gradatamente, nella sovrastruttura soggettiva, le caratteristiche di soggetto antagonistico, arrivando ad esprimere una concezione della vita non contraddittoria alle esigenze capitalistiche".

[304] K. Marx, Frammento sulle macchine, in: Quaderni rossi n.4, pagg. 289 � 300; cfr.: H. Marcuse, Psicanalisi e politica, Laterza, Bari 1968, pag. 26.

[305] H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 144.

[306] Cfr.: K. Marx, Frammento�, pag. 290; H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 144 e seg.; H. Marcuse, State and�, pag. 77: "In the administration of the state, National Socialism has developed and employed a peculiar type of rationality as an instrument of mass domination. We may call it technical rationality because it is derived from the technological process and therefore applied to the ordering of all human relationship"; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 23.

[307] Cfr.: H. Marcuse, State and�, pag. 79; H. Marcuse, Alcune implicazioni�, pag. 145; L. Baritz, I servi�, pag. 267, laddove scrive che "c�� stato un tempo in cui l�uomo sapeva che le sue libert� venivano limitate. Gli scienziati sociali sono troppo sofisticati perch� ci� avvenga. I fuochi della pressione e del controllo sono ora accesi nel pensiero stesso dell�uomo. Il controllo non ha pi� bisogno di essere imposto. Lo si sa generare dall�interno".

[308] H. Marcuse, Umanesimo socialista?, in: Critica della societ� repressiva, Feltrinelli, Milano 1968, pag. 47 e seg.

[309] H. Marcuse, Umanesimo�, pag. 48.

[310] Secondo D. Kellner, Herbert Marcuse and the Crisis of Marxism, University of California Press, Berkley and Los Angeles 1984, pag. 154, Marcuse fa incontrare la teoria critica ed il pensiero di Freud nel tentative di ricostruire il marxismo. La sua interpretazione mi trova totalmente d�accordo.

[311] Si tratta, pi� che altro, di un reincontro: si ricordi che Marcuse aveva gi� letto e studiato Freud negli anni �20. Ora il Nostro riprende in mano Freud per altri interessi.

[312] Cfr.: H. Marcuse, Eros e�, pag. 100; H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 47 e seg. e pag. 77 e segg.

[313] H. Marcuse, Eros e�, pag. 104.

[314] H. Marcuse, Eros e�, pag. 102 e seg.

[315] H. Marcuse, Eros e�, pag. 102 e segg.

[316] Cfr.: M. Horkheimer � T. W. Adorno, Dialettica dell�illuminismo, Einaudi, Torino 1967, pag. 115.

[317] Cfr.: H. Marcuse, Eros e�, pag. 75 e segg.; H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 35 e segg.

[318] H. Marcuse, Eros e�, pag. 75.

[319] Cfr.: M. Horkheimer T. W. Adorno, Dialettica... , pag. 42.

[320] H. Marcuse, Eros e�, pag. 76.

[321] Cfr.: M. Horkheimer � T. W. Adorno, Dialettica... , pag. 114 e seg.; H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 18 e seg.

[322] H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 21 e seg.

[323] H. Marcuse, Eros e�, pag. 80. Marcuse confonde i desideri (illimitati) con i bisogni (limitati). Questi ultimi sono assolutamente essenziali, i primi invece no. Infatti, mentre i bisogni � in quanto essenziali � possono essere soddisfatti, i desideri possono non esserlo.

[324] ibidem.

[325] ibidem. Cfr.: H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 14; M. Horkheimer � T. W. Adorno, Dialettica�, pag. 40: "attraverso la subordinazione di tutta la vita alle esigenze della sua conservazione, la minoranza che comanda garantisce, con la propria sicurezza, anche la sopravvivenza del tutto". Entrambi dipendono da: K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 30: "(�) si sviluppa cos� la divisione del lavoro che in origine era niente altro che la divisione del lavoro nell�atto sessuale, e poi la divisione del lavoro si produce spontaneamente o "naturalmente" in virt� della disposizione naturale (per esempio la forza fisica), del bisogno, del caso ecc. La divisione del lavoro diventa una divisione reale solo dal momento in cui interviene una divisione fra il lavoro manuale ed il lavoro mentale", ed alle pag. 31 � 32: "La divisione del lavoro (�) � fondata sulla divisione naturale del lavoro nella famiglia e sulla separazione della societ� in singole famiglie opposte l�una all�altra, implica in pari tempo anche la ripartizione ineguale, sia per quantit� che per qualit�, del lavoro e dei suoi prodotti, e quindi la propriet�, che ha gi� il suo germe, la sua prima forma, nella famiglia, dove la donna ed i suoi figli sono gli schiavi dell�uomo. La schiavit� nella famiglia, che certamente � ancora molto rudimentale ed allo stato latente, � la prima propriet�, che del resto in questa fase corrisponde gi� perfettamente alla definizione degli economisti moderni, secondo cui essa consiste nel disporre di forza-lavoro altrui. Del resto divisione del lavoro e propriet� privata sono espressioni identiche: con la prima si esprime in riferimento all�attivit� esattamente ci� che con l�altra si esprime in riferimento al prodotto dell�attivit�. Inoltre, con la divisione del lavoro � data altres� la contraddizione fra l�interesse del singolo individuo o della singola famiglia e l�interesse collettivo di tutti gli individui che hanno rapporti reciproci; e questo interesse collettivo non esiste puramente nell�immaginazione, come "universale", ma esiste innanzi tutto nella realt� come dipendenza reciproca degli individui fra i quali il lavoro � diviso".

[326] H. Marcuse, Eros e�, pag. 104.

[327] L. Baritz, I servi�, pag. 230.

[328] M. Horkheimer � T. W. Adorno, Dialettica... , pag. 45: "dell�immaturit� dei dominati vive la decadente societ�. (�) Sono le concrete condizioni di lavoro nella societ� a produrre il conformismo, e non influssi consapevoli che interverrebbero in seguito a istupidire gli uomini oppressi e a sviarli dal vero. L�impotenza dei lavoratori non � solo un alibi dei padroni, ma la conseguenza logica della societ� industriale, in cui, nello sforzo di sottrarvisi, si � infine trasformato il fato antico". Cfr.: H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 15.

[329] D. Kellner, Herbert Marcuse�, pag. 146.

[330] L. Baritz, I servi�, pag. 39. La stessa autrice riporta, a pag. 137 del testo, che presso gli stabilimenti della Western Electric venne avviato nel 1936 un servizio di �consulenza psicologica� � la quale cos� "come la concepiva la direzione della Western Electric, era un metodo per insegnare alla gente a pensare in modo tale da compiere con pi� gioia il proprio lavoro". (corsivo mio)

[331] L. Baritz, I servi�, pag. 253: "Se uno scienziato sociale voleva essere iscritto sul libro paga, egli doveva produrre. E a giudicare se egli producesse o no era il suo padrone. Questo era interessato a determinati problemi di lavoro, inclusi quelli che minacciavano il suo controllo di dirigente. Cos� gli scienziati sociali sono stati generalmente dei salariati, che facevano bene ci� che veniva detto loro di fare, compromettendo perci� quegli altri interessi, di persona, di gruppo, di classe ed istituzionali che si opponevano all�estendersi ulteriore del dominio degli imprenditori economici sugli stati d�animo e sulla direzione della vita americana. Danneggiati soprattutto sono stati i milioni di lavoratori che sono stati obbligati (anche con la seduzione) a sottomettersi al ministero degli scienziati sociali industriali".

[332] H. Marcuse, Eros e�, pag. 79, dove afferma questa essere costituita "dalle "modificazioni" agli istinti strettamente necessarie per il perpetuarsi della razza umana nella civilt�".

[333] H. Marcuse, Eros e�, pag. 79; essa � costituita dalle restrizioni rese necessarie dal potere sociale, o dominio sociale".

[334] H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 17.

[335] H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 14.

[336] Una delle cose che stupisce gli antropologi � il fatto che nelle societ� non evolute siano assenti le malattie mentali. Cfr.: H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 42.

[337] Cfr.: H. Marcuse, Ecologia e�, pag. 48 e segg.; J. O�Connor, L�ecomarxismo, Datanews, Roma 1994, pag. 30 e segg.; M. Nobile, Merce-natura ed ecosocialismo. Per una critica del "capitalismo reale", erre emme edizioni, Roma 1993, pag. 235 e segg.

[338] Cfr.: H. Marcuse, Psicanalisi�, pag. 39 e seg.; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 23.

[339] H. Marcuse, 33 Theses, in: Technology�, pag. 217; tesi 1: "After the military defeat of Hitler � Fascism (which was a premature and isolated form of capitalist reorganization) the world is dividing into a neo-fascist and a Soviet camp. What still remains of democratic-liberal forms will be crushed between the two camps or absorbed by them. The states in which the old ruling classes survived the war economically and politically will become fascistized in the foreseeable, while the others will enter the Soviet camp".

[340] Cfr.: H. Marcuse, Soviet marxism, Guanda, Parma 1968, pag. 32; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 53.

[341] Cfr.: H. Marcuse, Soviet�, pag. 65; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 22 e pag. 40.

[342] H. Marcuse, 33 theses, pag. 217; tesi 2: "The neo-fascist and the Soviet societies are economic and class enemies and a was between them is probable. But both are, in their essential forms of domination, antirevolutionary and hostile to socialist development. The war might force the Soviet state to adopt a new, more radical �line�. This type of shift would be superficial and subject to revocation; if successful, it would be neutralized by the massive increase of power of the Soviet state".

[343] H. Marcuse, Soviet�, pag. 32.

[344] Cfr.: K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 33 e seg.: "Il potere sociale, cio� la forza produttiva moltiplicata che ha origine attraverso la cooperazione dei singoli individui, poich� la cooperazione stessa non � volontaria ma naturale, non come il proprio potere unificato, ma come una potenza estranea, posta al di fuori di essi, della quale essi non sanno donde viene e donde va, che quindi non possono pi� dominare e che al contrario segue una sua propria successione di fasi e di gradi di sviluppo la quale � indipendente dal volere e dall�agire degli uomini e anzi dirige questo volere e questo agire. Questa "estraneazione", per usare un termine comprensibile ai filosofi, naturalmente pu� essere superata soltanto sotto due condizioni pratiche. Affinch� essa diventi un potere "insostenibile", cio� un potere contro il quale si agisce per via rivoluzionaria, occorre che esso abbia reso la massa degli uomini affatto "priva di propriet�" e l�abbia posta altres� in contraddizione con un mondo esistente della ricchezza e della cultura, due condizioni che presuppongono un grande incremento della forza produttiva, un alto grado del suo sviluppo; e d�altra parte questo sviluppo delle forze produttive (in cui � gi� implicita l�esistenza empirica degli uomini sul piano della storia universale, invece che sul piano della locale) � un presupposto pratico assolutamente necessario anche perch� senza di esso si generalizzerebbe soltanto la miseria e quindi col bisogno ricomincerebbe anche il conflitto per il necessario e ritornerebbe per forza tutta la vecchia merda, e poi solo con questo sviluppo universale delle forze produttive possono aversi relazioni universali fra gli uomini, ci� che da una parte produce il fenomeno della massa "priva di propriet�" contemporaneamente in tutti i popoli (concorrenza generale), fa dipendere ciascuno di essi dalle rivoluzioni degli altri, e infine sostituisce agli individui locali individui inseriti nella storia universale, individui empiricamente universali", con: H. Marcuse, Soviet�, pag. 17.

[345] H. Marcuse, Soviet�, pag. 56: "la �coesistenza� non � pi� soltanto un dato di fatto, ma tende a divenire una vera e propria teoria. (�) Il criterio della coesistenza comporta una politica chiamata, nel linguaggio sovietico, �di pace� (il che vuol dire, in realt�, diretta ad evitare un conflitto armato con le maggiori potenze imperialiste). Essa viene a costituire il motivo centrale di tuta la politica estera russa, quello che deve �determinare i suoi atti essenziali�: e ci� non in nome di un innato pacifismo del gruppo dirigente, ma semplicemente perch� un simile conflitto (�) interromperebbe quella tregua (o rinvio) che Lenin aveva riconosciuto come requisito pregiudiziale inderogabile per ogni speranza di sopravvivenza dello Stato sovietico".

[346] Cfr.: H. Marcuse, Soviet�, pag. 150 e pag. 152; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 27 e segg., pag. 44.

[347] Cfr.: H. Marcuse, Soviet�, pag. 70 e pag. 91; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 39. La burocrazia � determinante per quello che Marcuse chiama �warfare state�.

[348] H. Marcuse, Soviet�, pag. 92 e seg.

[349] H. Marcuse, Soviet�, pag. 90.

[350] H. Marcuse, L�uomo�, pag. 71.

[351] ibidem.

[352] Enzo Lo Giudice, La democrazia�, pag. 14 e seg., scrive che "L�esperienza storica del mondo ha dimostrato che in una societ� nella quale non � garantita l�uguaglianza sociale lo Stato � uno strumento di dittatura per la maggioranza del popolo, perch� deve garantire la democrazia per i membri della classe al potere. Dittatura e democrazia caratterizzano sempre lo stato ed i rapporti tra lo Stato ed il popolo, ma la democrazia in s� non esiste. Democrazia significa potere del popolo, ma il popolo � composto di classi, di ceti, di categorie diseguali tra loro e solo una delle classi � al potere. Essa ha dunque la sua democrazia, mentre le altre componenti sociali di fatto subiscono il dominio della prima. Il potere borghese organizza nei suoi rapporti con le classi oppresse una particolare forma di dittatura che definisce democrazia borghese, fondata in economia sul libero mercato ed in politica sulla rappresentanza parlamentare". Cfr.: H. Marcuse, saggio sulla liberazione, Einaudi, Torino 1969, pag. 85: la "democrazia non esiste, ed in pratica il governo � esercitato da un complesso di gruppi di pressione e di organizzazioni, ovvero di interessi costituiti rappresentati dalle istituzioni democratiche ed operanti per mezzo di queste. Le istituzioni democratiche non sono creazioni di un popolo sovrano. La rappresentanza rappresenta la volont� foggiata dalle minoranze che comandano".

[353] ibidem.

[354] H. Marcuse, Eros e�, pag. 80.

[355] Voltaire (pseudonimo di F. M. Arouet), Candido o l�ottimismo, Feltrinelli, Milano 1992, pag. 16.

[356] I. Kant, Risposta alla domanda: che cos�� l�illuminismo? In: I. Kant, Scritti di filosofia politica, La Nuova Italia, Firenze 1994, pag. 25 (il corsivo � di Kant). La risposta kantiana al quesito delinea perfettamente il carattere paternalistico dello stato capitalista e totalitario.

[357] Cfr.: H. Marcuse, Soviet�, pag. 152 e seg.; H. Marcuse, Umanesimo�, pag. 51.

[358] P. Marcuse, Herbert Marcuse on Real Existing Socialism: a Hindsight Look at �Soviet Marxism�, in: (edited by) K. Gavroglu, J. Stachel, M. W. Wartofsky, Science, Politics and Social Practice, Kluwer Academic Publishers, Dordrecht 1995, pag. 57 e seg.

[359] Cfr.: H. Marcuse, Letters to�, pag. 259 e seg., dove scrive (la lettera � datata 30 Marzo 1949) che "I am to work on a study of Russian Marxim (from the split of the Russian party to the la test manifestation of Stalinism) in its interconnection with the transformation of Western society (�). This study should be published as a book"; con D. Kellner, Herbert Marcuse�, pag. 199 e segg., il quale afferma oltre che con il Russian Institute, lavor� anche presso il Russian Reasearch Center di Harvard.

[360] P. A. Robinson, La sinistra freudiana. Wilhelm Reich � Geza Roheim � Herbert Marcuse, Astrolabio, Roma 1970, pag. 163. A mio avviso Robinson sbaglia nell�affermare che, rispetto ad altre opere, "Soviet Marxism � piuttosto un lavoro di abilit� intellettuale e perci� � forse il meno interessante fra i suoi scritti. Esso � fortemente ostile nei confronti del marxismo sovietico, e rispecchia l�atmosfera di guerra fredda che caratterizz� quel periodo, anche se Marcuse cerc� di spiegare l�infelice corso dello sviluppo politico e sociale sovietico nei termini del persistente vigore del capitalismo occidentale e del carattere aggressivo della politica estera occidentale, soprattutto americana". A Robinso, cos� come ad altri interpreti del pensiero di Marcuse, � sfuggito totalmente il contesto nel quale questa opera del Nostro si situa.

[361] K. Marx � F. Engels, L�ideologia�, pag. 34.

[362] K. Marx, Critica al programma di Gotha, Editori Riuniti, Roma 1990, pag. 30: "tra la societ� capitalistica e la societ� comunista vi � il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell�una nell�altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico di transizione".

[363] K. Marx, Critica al�, pag. 15: "quella con cui abbiamo da far qui, � una societ� comunista, non come si � sviluppata sulla propria base, ma viceversa, come emerge dalla societ� capitalistica; che porta quindi ancora sotto ogni rapporto, economico, morale, spirituale, le �macchie� della vecchia societ� dal cui seno essa � uscita".

[364] Cfr.: G. Luk�cs, Storia e�, pag. 219 e segg.; H. Marcuse, Soviet�, pag. 18 e seg.; H. Marcuse, Umanesimo�, pag. 46 e seg.; H. Marcuse, L�obsolescenza del marxismo, in: Critica della�, pag. 129; H. Marcuse, L�individuo nella �grande societ�, in: Critica della�, pag. 87 e segg.; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 43.

[365] H. Marcuse, Soviet�, pag. 111 e seg.

[366] H. Marcuse, L�uomo�, pag. 79 e segg.

[367] H. Marcuse, Soviet�, pag. 71: "L�abolizione della propriet� dei mezzi di produzione non costituisce di per s� un elemento essenziale di distinzione fra i due tipi di sistema, fino a che la produzione � centralizzata e controllata dall�alto. Se non si ha iniziativa e controllo "dal basso", da parte dei "produttori immediati", la nazionalizzazione si riduce a un espediente tecnico-politico per accrescere la produttivit� del lavoro, per accelerare lo sviluppo delle forze produttive e per mantenerle sotto controllo (pianificazione accentrata): nient�altro, dunque, che un mutato criterio, una dinamizzazione del dominio, piuttosto che un requisito preliminare per la sua abolizione".

[368] H. Marcuse, Soviet�, pag. 73.

[369] G. Luk�cs, Storia e�, pag. 2, nel rispondere alla domanda �Che cosa � il marxismo ortodosso?�, scrive che il "marxismo ortodosso non significa (�) un�accettazione acritica dei risultati della ricerca marxiana, non significa un "atto di fede" in questa o quella tesi di Marx, e neppure l�esegesi di un libro "sacro". Per ci� che concerne il marxismo, l�ortodossia si riferisce esclusivamente al metodo. Essa � la convinzione scientifica che nel marxismo dialettico si sia scoperto il corretto metodo della ricerca, che questo metodo possa essere potenziato, sviluppato ed approfondito soltanto nella direzione indicata dai suoi fondatori". La direzione che segue Marcuse � anche dopo essere stato allontanato dalla Scuola di Francoforte � � quella della teoria critica, che nel marxismo, nel materialismo storico e nel metodo dialettico trovano i loro punti di forza.

[370] Uno dei primi ad avere una chiara visione libertaria del pensiero di Charles Fourier � stato il �principe rosso� P�tr Kropotkin, L�Anarchia: la sua filosofia e il suo ideale, Edizioni La Fiaccola, Ragusa 1994, pag. 10.

[371] Il concetto di Grande Rifiuto era apparso per la prima volta in H. Marcuse, Eros e�, p.e.: pag. 248, dove � connesso ad Orfeo, che libera, che riconcilia la vita con la morte e che ricorda a tutti � insieme a Narciso (pag. 184) � il tempo perduto in cui fu fatta "l�esperienza di un mondo che non va dominato e controllato, ma liberato � una libert� che scioglier� i freni delle forze ad Eros, che ora sono legate nelle forme represse e pietrificate dell�uomo e della natura. Queste forze non sono concepite come distruzione, m come pace, non come terrore, ma come bellezza". Tale stato di mancanza di dolore, che ha pace, � il principio del Nirvana. In particolare, le immagini di Orfeo e di Narciso negano il principio di prestazione. Il principio del Nirvana, come momento del ritorno ad uno stato originario di quiete, pace, assenza di dolore, � anch�esso antitetico (al pari del principio di piacere) al principio di prestazione o di realt�. A tale proposito, T. J. Lukes, The Flight into Inwardness. An Exposition and critique of Herbert Marcuse�s Theory of Liberative Aesthetics, Susquehanna and Toronto 1985, pag. 41, scrive che "Marcuse attempts to show that Thanatos is a derivative of a more primary impulse, the Nirvana impulse (the drive to reduce tension), and that the inclination toward death is powerful only in a reality filled with abrasive stimuli � a reality that need not be present in a pacified society".

[372] H. Marcuse, L�uomo�, pag. 266.

[373] Cfr.: M. Capanna, Formidabili quegli anni, Rizzoli, Milano 1994, pag. 17: "Da noi il Sessantotto inizi� l�anno prima e continu� l�anno successivo. Le agitazioni in molte universit� cominciano nell�autunno �67, all�inizio dell�anno accademico. Ai primi di novembre � occupata la facolt� di Sociologia a Trento, con una impostazione molto netta di rifiuto del suo ruolo di allevamento di sociologi in batteria al servizio del potere. (�) A met� novembre, incredibilmente, scendono in campo gli studenti dell�Universit� Cattolica a Milano" con R. Curcio � M. Scialoja, A viso aperto. Vita e memorie del fondatore delle BR, Mondatori, Milano 1995, pag. 34, dove Curcio ricorda che "Come facolt� di sociologia eravamo direttamente collegati a Berkeley e, in sintonia con la rabbia degli studenti californiani, ci mobilitammo. Nell�autunno �67 decidemmo di occupare l�universit�".

[374] (Mao Zedong) Citazioni dalle opere del Presidente Mao Tze-Tung, Casa editrice in lingue estere, Pechino 1967, pag. 12 e seg.

[375] Cfr.: H. Marcuse, La liberazione dalla societ� opulenta, in: AA. VV.: Dialettica della liberazione, Einaudi, Torino 1970, pag. 185 e seg.; . Marcuse, Saggio sulla�, pag. 16 e seg.

[376] H. Marcuse, La liberazione�, pag. 179.

[377] R. Lettau, Herbert Marcuse and the Vulgarity of Death, in: New German Critique, n. 18, 1979, Milwaukee (Wisconsin), pag. 20.

[378] H. Marcuse, Sul terrorismo nella Germania Federale oggi, in: A. Schwarz, Conversazione con Herbert Marcuse, Multiphla edizioni, Milano 1978, pag. 35 e segg.

[379] H. Marcuse, La fine dell�utopia, Laterza, Bari 1968, pag. 58 e seg.

[380] H. Marcuse, La fine�, pag. 21: "fra le molte accuse che mi sono state avanzate due fanno particolare spicco. Prima accusa: io avrei affermato che oggi l�opposizione studentesca � in grado di fare da sola la rivoluzione. Seconda: che io avrei affermato che i cosiddetti hippies d�America, o i beatniks, ecc., costituiscono la nuova classe rivoluzionaria. Non ho mai pensato di affermare cose del genere".

[381] H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 19: "La lotta di classe armata � combattuta all�esterno; dai diseredati della terra che combattono il mostro opulento".

[382] Cfr.: H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 19 e 95; H. Marcuse, Ecologia e�, pag. 52.

[383] H. Marcuse, Controrivoluzione e rivolta, mondatori, Milano 1973, pag. 73; cfr.: H. Marcuse, Ecologia e�, pag. 55: "la ricerca di una situazione priva di dolore, della pacificazione dell�esistenza, troverebbe un soddisfacimento nella riconquista e nella protezione della natura, sia esterna che interna agli esseri umani. Questo � esattamente il mio modo di vedere il movimento ambientalista e quello ecologista, oggi. Il movimento ecologista si rivela, in ultima analisi, come un movimento politico e psicologico di liberazione. E� politico perch� si misura con il potere organizzato del grande capitale, minacciandone gli interessi vitali. E� psicologico perch� (e questo � un punto molto importante) la pacificazione della natura esterna e la protezione dell�ambiente vitale pacificheranno anche la natura interna degli uomini e delle donne. Un ambientalismo coronato da successo sottometter� dunque l�energia distruttiva degli individui alla loro energia erotica".

[384] H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 75: "La natura, quando non � lasciata stare e protetta come "riserva", viene aggredita in modo scientifico: esiste nell�interesse della dominazione, � cosa sprovvista di valore, materia".

[385] H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 82: "Per la concezione marxiana, la natura � un universo che diviene mezzo congeniale alla gratificazione dell�uomo nella misura in cui le forze e le caratteristiche produttive di piacere, proprie della natura, vengono ritrovate e liberate. In netto contrasto con lo sfruttamento capitalistico, la "appropriazione umana" della natura sarebbe non violenta, non distruttiva, tesa alle qualit� vitali, sensibili ed estetiche inerenti alla natura stessa la quale, cos� trasformata e "umanizzata", risponderebbe al tendere dell�uomo verso la propria realizzazione, anzi questa non sarebbe possibile senza quella".

[386] Cfr., in particolare: H. Marcuse, La fine�, pag. 145 � 176; H. Marcuse, La liberazione�, pag. 192.

[387] H. Marcuse, La liberazione�, pag. 180 e seg. Analogamente si era espresso A. Camus, Il mito di Sisifo, in: Opere, Bompiani, Milano 1992, pag. 207: "Vivere, naturalmente, non � mai facile. Si continua a fare i gesti che l�esistenza comanda, per molte ragioni, la prima delle quali � l�abitudine".

[388] Basti pensare all�Ungheria (1956), a Praga (1968), a Citt� del Messico (1968), a Roma (1977), a Bologna (1977)�. Cfr.: H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 9 e segg.

[389] Sulla precarizzazione del lavoro e l�eliminazione del welfare state meritano di essere riportate le lucide osservazioni di A. Negri, Fine secolo. Un manifesto per l�operaio sociale, Sugarco, Milano 1988, pag. 139 e seg.: "La ricostruzione del mercato, dunque, per cominciare. Un�operazione quanto mai complessa. Una finalit� parziale distruttiva le � subito attribuita: la dissoluzione, meglio, la "devoluzione" dello Stato assistenziale. Non a caso, in effetti, le mille manovre che organizzano la macchina ideologica "ricostruzione del mercato" trovano una razionalit� strumentale accertata solo nel caso di distruzione del Welfare state � dell�assistenza, dunque, in tutte le sue forme. (�) Dunque, distruggere il Welfare state sar� disarticolare la socializzazione del lavoro. Restaurare il mercato sar� programma di potenza esclusivamente negativa (�). Restaurare il mercato � lasciare mano libera alla rapina individuale della cooperazione sociale, � celebrare l�ignobile favola della concorrenza (�). In secondo luogo, a capo della restaurazione del mercato, l�ideologia capitalistica propone l�obiettivo della segmentazione del mercato del lavoro".

[390] H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 19 e seg.: "Questa societ� � oscena nel senso che produce ed espone senza decenza una soffocante quantit� di merci, mentre priva le sue vittime all�estero del necessario per vivere; � oscena nel senso che si rimpinza e riempie fino all�orlo i suoi bidoni di rifiuti mentre avvelena e brucia gli scarsi alimenti nei campi nei quali porta la sua aggressione".

[391] Cfr.: h. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 35 e seg.; H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 83 e seg.; B. Vian, Il disertore, in: F. Lippi, Vian il disertore, Stampa alternativa, Roma 1993, pag. 29 e segg. Boris Vian, poco prima che terminasse la guerra d�Indocina e scoppiasse quella d�Algeria, ha avuto il coraggio di esprimere in versi la sua protesta pacifista.

[392] H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 64: "La "maturit�" resta per definizione appannaggio della classe egemone, di ci� che , e allora la saggezza alternativa resta quella del buffone e del bambino. Quando per� assume i caratteri che sono propri della classe egemone, della frustrazione e della repressione che essa scatena, la protesta � ignorata oppure punita con buona coscienza e largo appoggio popolare". Il presidente Mao, Citazioni�, pag. 64, aveva giustamente affermato "questa verit�: �Il potere politico nasce dalla canna del fucile�".

[393] M. Foucault, Difendere la societ�. Dalla guerra delle razze al razzismo di stato, Ponte alle Grazie, Firenze 1990, pag. 23.

[394] H. Marcuse, La fine�, pag. 109.

[395] ibidem.

[396] H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 87.

[397] H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 35 e seg.

[398] H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 36.

[399] H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 87: "Nel vocabolario dell�establishment, il termine "violenza" non si applica alle azioni della polizia, della guardia nazionale, dei marines, dei marescialli, dei bombardieri. Le parole "cattive" sono riservate a priori per il Nemico, e il loro significato � definito e convalidato dalle azioni del Nemico indipendentemente dalle loro motivazioni e dai loro fini".

[400] H. Marcuse, La fine�, pag. 107 (rispondendo ad una obiezione mossagli da Richard L�wenthal): "Una politica della distruzione, e senza alternative costruttive? No! Io credo che quanto abbiamo in mente io e l�opposizione sia una cosa molto diversa da una politica della distruzione per amore della distruzione. Per facilitare la spiegazione voglio ricorrere ad un paragone. Se vogliamo costruire una casa di abitazione nel posto in cui sorge una prigione, dobbiamo prima demolire la prigione, altrimenti non possiamo neppure iniziare i lavori. Tuttavia lei dice giustamente: dobbiamo per lo meno sapere che al posto della prigione vogliamo costruire la casa di abitazione. E� proprio quello che noi crediamo di sapere. E non � necessario aver gi� pronto un piano preciso della casa per cominciare a demolire la prigione; purch� si sappia che si vuole e si pu� sostituire a quest�ultima appunto una casa di abitazione, e purch� si abbiano le idee chiare su come deve essere una casa decente (il che costituisce, secondo me, l�aspetto decisivo). Sui particolari ci si pu� mettere d�accordo dopo. In nessun modo, n� implicitamente, n� esplicitamente, io ho parlato della politica fondata sul piacere della distruzione". Con queste affermazioni, Marcuse stesso invalida quanto affermato da alcuni superficiali suoi critici: V. Terenzio, Riflessioni sul �caso� Marcuse, in: Rivista di studi crociani, Napoli 1979, pag. 237 � 241 che si segnala � oltre che per la mostruosit� e per la totale mancanza di umanit� in ci� che scrive ("La notizia della scomparsa di Herbert Marcuse non poteva non suscitare in me i sentimenti che sempre si provano al cospetto della morte; ma sarebbe ipocrisia se non confessassi che al compianto si � unito un senso di liberazione, ancorch� illusorio, perch� le corbellerie tante volte ripetute da questo eroe della controcultura sono destinate ad una lunga sopravvivenza nella societ� contemporanea che, per non parere reazionaria, � disposta a condiscendere ad ogni forma di assurdit� ed idiozia che le venga propinata in nome della rivoluzione e dell�avanguardia", pag. 237) � per il fatto di non aver capito assolutamente nulla del Nostro ("Marcuse aveva di mira una rivolta fine a se stessa; egli voleva demolire tutto, ma non aveva un progetto di riedificazione organica, perch� gli premeva unicamente il successo, la popolarit� nel mondo dei giovani, che sono i pi� inclini a illudersi e a credere alle paradossali fumisterie dei cialtroni", ibidem; il vaniloquio continua nelle pagine successive) e S. Cecchinel, Contestation et utopie chez Marcuse, in: Comprendre n. 37 � 38, Venezia 1971 � 1972, pag. 116 � 130, la quale, sebbene non abbia anch�essa colto affatto il sottile nesso che tiene insieme l�opera del Nostro, ha almeno � rispetto a quell�altro � la decenza di aver letto, del Nostro autore, qualche opera in pi�.

[401] A. Schwarz, Conversazione�, pag. 28, riporta una risposta chiarificatrice di Marcuse sull�argomento: "La trasformazione della sessualit� in Eros � la trasformazione della sessualit� nelle pulsioni di vita e l�allargamento delle relazioni libidiche all�ambiente di vita, alla lotta per la protezione e il miglioramento della vita. Per citare Adorno: �per vivere senza paura�". La limitazione (voluta anche dal sistema) della sessualit� alla sfera puramente procreativo-genitale viene distrutta e l�Eros allargato, sino ad abbracciare il mondo. H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 21, scrive che "la liberalizzazione della moralit� dell�establishment si effettua entro un quadro di efficaci controlli; contenuta entro questi limiti, la liberalizzazione rafforza la coesione dell�insieme. Il rilassamento dei tab� allevia il senso di colpa, e lega libidinalmente (sia pure con notevole ambivalenza) i "liberi" individui ai padri istituzionalizzati. Questi padri sono potenti, ma anche tolleranti, e la loro direzione del paese e della sua economia alimenta e protegge le libert� dei cittadini. Peraltro, se la violazione dei tab� trascende la sfera sessuale e porta la rifiuto ed alla ribellione, il senso di colpa non � pi� alleviato n� represso, bens� trasferito: non siamo noi i colpevoli, ma i padri; costoro non sono tolleranti, ma falsi; vogliono redimere la loro colpa rendendo colpevoli noi, i figli; hanno creato un mondo di ipocrisia e di violenza nel quale noi non vogliamo vivere. La rivolta istintuale diventa ribellione politica, e contro codesta unione l�establishment mobilita tutte le sue forze".

[402] H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 41.

[403] K. Marx, Frammento�, pag. 290 e seg.

[404] Cfr.: H. Marcuse, La liberazione�, pag. 178 e segg.; H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 25 e seg.; H. Marcuse, La liberazione�, pag. 185 e seg., scrive sul passaggio dal capitalismo al socialismo: "la liberazione dalla societ� della opulenza si identifica con il passaggio dal capitalismo al socialismo? La risposta che suggerisco �: non vi si identifica, se si definisce il socialismo come un semplice sviluppo pianificato delle forze produttive e come una razionalizzazione delle risorse (sebbene questa non rimanga la condizione essenziale per ogni tipo di liberazione). Si identifica invece con il passaggio dal capitalismo al socialismo, se per socialismo intendiamo il suo significato di utopia: un socialismo che conduce, tra le altre cose, all�abolizione del lavoro fisico, alla fine della lotta per l�esistenza (il che vuole dire intendere la vita come fine e non come mezzo), alla liberazione della sensibilit� e dei sentimenti umani, non come fatto privato, ma come una forza da impiegare nella trasformazione della vita dell�uomo e del suo ambiente. Dare al sentimento ed alle emozioni la giusta collocazione �, io credo, uno dei punti base del socialismo integrale. Sono questi gli aspetti qualitativa di una societ� libera. Essi presuppongono un tipo di uomo che rigetta il principio di prestazione che regge la societ�, e rifiuta la sua moralit� puritana e ipocrita; un tipo di uomo che � biologicamente incapace di fare le guerre e di creare la sofferenza; un tipo di uomo che sa rallegrarsi della gioia e del piacere e che opera, a livello individuale e collettivo, affinch� si determini un ambiente naturale e sociale dove una tale esistenza divenga possibile".

[405] H. Marcuse, Saggio sulla�, pag. 19. Cfr.: H. Marcuse, La liberazione�, pag. 177.

[406] H. Marcuse, La liberazione�, pag. 186.

[407] Nella cultura popolare (ad esempio in tutti i dialetti italiani) il lavoro � sempre associato alla fatica, allo sforzo, alla sofferenza fisica. L�idea di un luogo ove sia possibile vivere senza soffrire per il lavoro � che era e resta quello che �, cio� una maledizione (cfr.: Gen. 3, 17 � 19) � � presente in tutte le culture popolari, giungendo ai giorni nostri come il Paese di Cuccagna.

[408] Cfr.: H. Marcuse, Eros e�, pag. 230 e seg.; C. Fourier, Teoria dei quattro movimenti; Il nuovo mondo amoroso, Einaudi, Torino 1971, pag. 137 e segg.

[409] H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 109. Cfr.: H. Marcuse, L�arte come forma della realt�, in: AA. VV., Sul futuro dell�arte, Feltrinelli, Milano 1972, pag. 138: "L�Arte � trascendentale in un senso che la distingue e la divorzia da qualsiasi realt� �quotidiana� che possiamo presagire. (�) Perci� le arti manterranno forme di espressione ad esse consone, e soltanto ad esse: di una bellezza e verit� antagoniste a quelle della realt�" ed H. Marcuse, La dimensione estetica, Mondadori, Milano 1978, pag. 15 e seg.: "un�opera d�arte pu� dirsi rivoluzionaria se, attraverso l�elaborazione estetica, essa rappresenta nel destino esemplare di singoli individui la realt� dell�oppressione e delle forze che vi si ribellano, irrompendo cos� nella realt� sociale mistificata (e reificata) e schiudendo gli orizzonti del rinnovamento e della liberazione. In tal senso, qualsiasi opera d�arte autentica sarebbe anche rivoluzionaria, costituirebbe cio� un sovvertimento del modo di sentire e concepire, un atto di accusa contro la realt� costituita, l�apparire di una immagine di liberazione. (�) Le palesi differenze nella rappresentazione del potenziale sovversivo risalgono alla diversit� delle strutture sociali con cui queste opere si confrontano: il modo in cui il peso dell�oppressione � distribuito nella societ�, la composizione e la funzione delle classi dominanti, le effettive possibilit� di rinnovamento radicale. Tali condizioni storiche possono presentarsi nell�opera d�arte in maniera esplicita ovvero come sfondo e orizzonte, nel linguaggio oppure nella scelta delle immagini, ma in ogni caso esse sono la manifestazione e l�espressione storica specifica di una medesima essenza metastorica dell�arte: la sua dimensione di verit�, d�accusa e di promessa, una dimensione che si costituisce nella forma estetica".

[410] A. Schwarz, Conversazione�, pag. 14.

[411] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 65. Non soddisfacente l�attenzione che D. Kellner, Herbert Marcuse�, pag. 347 e segg., riserva alla concezione dell�arte del Nostro filosofo, strettamente connessa alla teoria della liberazione.

[412] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 66.

[413] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 70 e seg.

[414] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 77.

[415] H. Marcuse, Il romanzo�, pag. 445.

[416] D. Kellner, Herbert Marcuse�, pag. 381, riporta che prima della sua pubblicazione nel primo volume delle opere complete edito dalla Suhrkamp, nessuno � n� fra i pi� intimi amici di Marcuse, n� fra i suoi vecchi colleghi dell�Istituto francofortese � conosceva l�esistenza di quest�opera.

[417] H. Marcuse, Il romanzo�, pag. 17: "La vita e la poesia furono separate l�una dall�altra nel modo pi� netto, e la poesia rimase il valore primario, in cui si cercava la protezione dalla vita, soddisfazione e compimento. Per questo modo di sentire la vita il "romanzo dell�artista" era semplicemente impossibile: l�artista si guardava bene dall�entrare nel mondo, il mondo esterno rimaneva completamente escluso dalla rappresentazione poetica".

[418] H. Marcuse, Il romanzo�, pag. 393.

[419] Cfr.: H. Marcuse, Il romanzo�, pag. 22 e segg., laddove l�Autore prende in considerazione l�Antonio Reiser di K. P. Moritz; H. Marcuse, L�uomo�, pag. 77 e segg., in particolare a pag. 79, laddove afferma che le "immagini tradizionali dell�alienazione artistica sono in effetti romantiche nella misura in cui sono esteticamente incompatibili con la societ� che si va sviluppando".

[420] H. Marcuse, Il romanzo�, pag. 25.

[421] E. L. Masters, Antologia di Spoon River, Mondadori, Milano 1992, pag. 75 (si tratta dell�epitaffio di Frank Drummer): "La lingua non poteva dire che cosa/ si agitava dentro di me/ e il paese mi credeva un folle".

[422] H. Marcuse, Sul carattere affermativo della cultura, in: Cultura e�, pag. 45.

[423] H. Marcuse, Sul carattere�, pag. 45.

[424] H. Marcuse, Sul carattere�, pag. 52 e seg.

[425] Sulla importanza della liberazione nell�opera di Marcuse e sulla stretta connessione che questo concetto ha nel pensiero del nostro con quello del ritorno ad uno stato precedente, unitamente all�analisi dell�opera freudiana svolta dall�autore berlinese: T. J. Lukes, The Flight�, pag. 81.

[426] H. Marcuse, Sul carattere�, pag. 53.

[427] Cfr.: H. Marcuse, Sul carattere�, pag. 55; T. J. Lukes, The Flight�, pag. 99.

[428] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 127, traccia un diagramma della concezione estetica del Nostro, dal quale si evince � anche graficamente � quanto si � detto.

[429] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 87 e segg., usa il termine "scientific art" per definire tanto il realismo sovietico quanto l�arte del mondo capitalistico.

[430] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 88.

[431] H. Marcuse, Soviet�, pag. 111 e seg.

[432] H. Marcuse, Soviet�, pag. 112.

[433] H. Marcuse, Soviet�, pag. 112.

[434] H. Marcuse, L�uomo�, pag. 79 e seg.

[435] H. Marcuse, L�arte nella societ� ad una dimensione, in: H. Marcuse, Critica della�, pag. 136 e seg.: "I concetti e le parole tradizionali usati per designare un societ� migliore, vale a dire una societ� libera (e l�arte ha a che vedere con al libert�), sembrano essere oggi senza significato. Essi sembrano inadeguati a comunicare ci� che gli uomini e le cose sono oggi e ci� che possono e dovrebbero essere. Questi concetti tradizionali si riferiscono a un linguaggio che ancora quello di una epoca pretecnologica e pretotalitaria, rispetto a quella in cui viviamo. Essi non contengono l�esperienza degli anni trenta, quaranta e sessanta, e la loro razionalit� stessa sembra militare contro il nuovo linguaggio capace di comunicare l�orrore del presente e la promessa del futuro possibile. Perci� fin dagli anni trenta, assistiamo alla ricerca intensa e metodica di un nuovo linguaggio, di un linguaggio poetico e di u linguaggio artistico intesi come linguaggi rivoluzionari".

[436] H. Marcuse, L�uomo�, pag. 80.

[437] ibidem.

[438] H. Marcuse, L�arte nella�, pag. 137.

[439] H. Marcuse, Eros e�, pag. 168.

[440] ibidem.

[441] H. Marcuse, Eros e�, pag. 169, lo usa anche per significare la immaginazione: "L�aver riconosciuto la fantasia (immaginazione) come un processo di pensiero con proprie leggi e propri valori di verit�, non era un fatto nuovo nella psicologia e nella filosofia; il contributo originale di Freud consisteva nel tentativo di mostrare la genesi di questo modo di pensiero e la sua connessione essenziale con il principio del piacere."

[442] H. Marcuse, Eros e�, pag. 171.

[443] ibidem.

[444] H. Marcuse, Eros e�, pag. 172. Il corsivo � mio.

[445] ibidem.

[446] H. Marcuse, Eros e�, pag. 175.

[447] H. Marcuse, Eros e�, pag. 176.

[448] H. Marcuse, Some Remarks on Aragon. Art and Politics in the Totalitarian Era, in: Technology�, pag. 201: "Intellectual opposition to the prevailing form of life seems to become increasingly impotent and ineffective. The aim of this opposition: man�s liberation from domination and exploitation, has failed to materialize although the historical conditions for its realization have been attained. The revolutionary forces which were to bring about freedom are being assimilated to the all-embracing system of monopolistic controls".

[449] ibidem.

[450] H. Marcuse, L�arte come�, pag. 129.

[451] H. Marcuse, L�arte come�, pag. 130.

[452] H. Marcuse, L�arte come�, pag. 135 e seg.

[453] H. Marcuse, L�arte come�, pag. 136.

[454] R. Lettau, Herbert Marcuse and�, pag. 20.

[455] T. J. Lukes, The Flight�, pag. 109. Cfr.: H. Marcuse, La dimensione�, pag. 10.

[456] Marcuse sta, chiaramente, attaccando il Living Theatre. Cfr.: H. Marcuse, L�arte come�, pag. 136; H. Marcuse, Controrivoluzione�, pag. 136.